Il vescovo della diocesi di Bolsena, Orvieto e Todi, Benedetto Tuzia, ha incontrato una rappresentanza del Covip, centro orvietano di vita politica, e il comitato “Orvieto città del Corpus Domini”.
Erano presenti Franco Raimondo Barbabella, Silvio Manglaviti, Roberta Galli, Mario Tiberi e Dante Freddi.
Il vescovo è ad Orvieto da un mese ed era urgente il bisogno di conoscerlo e di porsi a disposizione per condividere il comune progetto del bene della nostra comunità. Questo il senso di tutti gli intervenuti, ciascuno con il taglio più aderente al proprio ruolo, personalità, interessi.
Franco Raimondo Barbabella ha chiesto a padre Benedetto se avessi avuto l’autorizzazione a raccontare l’incontro e lui, gentile e spiritoso e esperto, ha ricordato che è impossibile chiedere ad un giornalista di non scrivere quanto sa e vede, comunque non lo farebbe.
Per la verità non averi scritto nulla e quell’ora di gustoso scambio sarebbe rimasta come consolazione a pacificare la delusione scottante per l’allontanamento dell’amato padre Giovanni Scanavino.
Sì, è venuto un buon pastore per governare il nostro rissoso gregge di pecore tutte tese al ruolo di montoni. Non è una questione di intuizione o di capacità interpretativa o di analisi, è la corrispondenza di sentimenti che ha legato subito tutti noi al vescovo. Ha ascoltato e risposto senza nessun brandello di quei discorsi di circostanza che servono in questi casi, con una famigliarità che già conoscevamo in persone eccellenti come il suo predecessore.
Monsignor Tuzia mostra una conoscenza matura dei problemi che incontrerà e idee chiare, che gli incontri che sta tenendo da un mese con la gente di qui contribuiranno a distillare.
Certo non poteva stupirsi che si sarebbe trovato di fronte una comunità ecclesiale e civile divisa e rissosa se, a Roma, chi gli si avvicinava per complimentarsi con lui della nomina ad Orvieto sentiva la necessità di premettere che non sapeva se esprimere congratulazioni o condoglianze.
Tutti i suoi ragionamenti hanno avuto come centro un termine, che è progetto, percorso e fine: conciliazione. E’ il senso del Giubileo del 2012 e 13 e delle iniziative che gli ruoteranno intorno.
Durante il giubileo, ha ricordato padre Benedetto, ogni cosa tornava alle origini, riacquistando la condizione primitiva: gli schiavi dovevano essere liberati e la terra, di cui solo Dio era il vero padrone, doveva tornare a coloro cui era stata assegnata per la prima volta. Quindi un momento forte di liberazione e rigenerazione ciclica universale, non solo per gli uomini ma per tutto il creato.
Insomma, non è una questione di flussi turistici più o meno consistenti, ma una straordinaria opportunità di rigenerazione per tutta la comunità.
Il ragionamento è semplice, ma diventa davvero comprensibile quando è espresso da un uomo che ci crede veramente e sa dimostrarlo. Il miracolo della caritas, dell’amore, nasce dentro di noi e si sta creando una condizione prodigiosa perché si realizzi.
Se sapremo vedere.
Chi pensa al 2013 come anno per cui urge organizzarsi per raccogliere e accogliere pellegrini, non rimarrà entusiasta della constatazione che il vescovo ci ha offerto con disarmante semplicità e nitidezza: il 2013 è l’anno della Fede e i pellegrinaggi sono rivolti alla fonte della Fede, a Gerusalemme. Già previsto e organizzato. Non che questo tolga tutto lo spazio ad Orvieto e Bolsena, ma non quanto ci si attenderebbe, e non per intempestività , perché è da qualche anno che è in preparazione il biennio giubilare del Corpus Domini.
Una nota ancora, diciamo di “cronaca”, ma che è di sostanza densa. Il vescovo ci ha invitato a rivedere l’assimilazione del duomo e di Orvieto alla definizione “santuario del Corpus Domini”, quello che con tanto entusiasmo auspicano gli orvietani, e ci ha invitato ad adottare la formula felice di “Orvieto città del Corpus Domini”. Niente santuario, quello è un’altra cosa, forse potrebbe riguardare Bolsena, dove è avvenuto il Miracolo, non Orvieto ed il duomo.
E ancora: si sta preparando il logo e il sito web del Giubileo, un lavoro gratuito, che sintetizzerà il valore dell’evento e ne spiegherà il senso. “Orvieto città del Corpus Domini” e il valore “riconciliazione”, accostati, sono i contenuti che vorremmo rappresentassero la nostra comunità rigenerata.
Grazie, san Pietro Parenzo, finalmente un segno: padre Benede