Non s’è mai visto che un sindaco suggerisca al consiglio comunale come e quali debbano essere i suoi organi istituzionali. Non perché il sindaco non possa fare proposte come quella del taglio delle commissioni permanenti, ma più semplicemente perché qualunque presidente dell’assise cittadina, geloso delle proprio ruolo e prerogative, avrebbe rispedito l’ingerenza al mittente con la dicitura “irricevibile”.
Ma le cose che ci tocca vedere, e queste sono solo quelle buffe rispetto ad altre ben più tragiche, sono tutte figlie del grande imbroglio che si è consumato alle ultime elezioni amministrative di Orvieto.
Ci sono consiglieri appartenenti alla cosiddetta maggioranza che hanno raccolto, chi poco più e chi poco meno 100 voti di preferenza dei parenti e di qualche amico personale.
E seppur lo siano sul piano formale, è discutibile, su un piano sostanziale, vederli ergersi a rappresentanti del popolo, esibendo stemmi e scudetti, formando gruppi consiliari indipendenti tra loro dopo esser risultati eletti sulla lista medesima e altri su quelle di altri partiti, per poi cambiar bandiera .
Considerazione a parte merita l’elezione del sindaco avvenuta, oltre che per le simpatie suscitate e le qualità personali, con il concorso di tre equivoci di fondo:
– Nessuno o quasi lo conosceva.
– Coloro che lo avevano presentato agli orvietani e anche eletti insieme ad esso se ne sono poi dissociati e dimessi dalle cariche .
– La sfacciataggine del PD, o meglio di una consistente parte di esso, di votarlo e farlo votare nonostante fosse il candidato avversario solo per regolare le proprie faccende interne.
La risultante di questi tre equivoci è stata un quadro politico cittadino che, nelle intenzioni degli inciucisti iniziali, doveva solo essere transitorio, mentre adesso mano a mano stanno tentando di trasformarlo in una prospettiva politica che unisca i più paraculi di Concina e più paraculi del PD al fine di blindare i pochi ridotti posti (16) disponibili nel prossimo Consiglio comunale da eleggere.
Resteranno fuori soprattutto quelli che abitualmente usano la testa solo per separare le orecchie.
Del resto PDL, PD e UDC, anche su scala nazionale e regionale , così come sono, non rappresentano tutti insieme neanche il 50% delle intenzioni di voto degli elettori e una simile alleanza si può reggere solo in appoggio a un esecutivo tecnico nazionale o locale che sia.
Tuttavia ciò può bastare per giustificare quel pensiero furbo che a me par di poter cogliere nella nostra cittadella, quello di chi pensa di trasformare un equivoco iniziale in un improbabile quadro politico futuro.
Lo si vedrà, a questo punto, se e quando, anche in nome della cosiddetta orvietanità, per la conservazione delle rappresentanze saremo tutti invitati magari a votare in massa il deputato uscente , e poi a votare la riconferma del sindaco e poi quella dei rappresentanti regionali, lasciando al loro destino gli orfani della Provincia, a cui sarà promesso di trovare una qualche soluzione.
Sarebbe bello e giusto seguire le istruzioni se nel complesso questa intera classe dirigente da conservare avesse risparmiato a Orvieto i guai in cui la città si ritrova e se almeno fosse, in questa nuova fase, riuscita a rimediarli e se ci fosse un agenda politica per Orvieto adeguata e altri che non abbiano già ampiamente dimostrato la propria inadeguatezza .
Naturalmente decideranno gli orvietani che, di sicuro però, la prossima volta potranno scegliere tra soluzioni anche diverse da quella, la peggiore, qui evocata.