(da Zorro, a cura di Gianni Marchesini)
Era da quando c’era stata la guerra che gli italiani andavano in Svizzera a cercare lavoro. Pure Adelmo il cognato della Giuseppina era emigrato, lo sapevano tutti , aveva trovato lavoro subito lassù.
Ma questo non era nulla al confronto ! nella nostra cittadella infatti erano venuti loro, gli Svizzeri da noi!
Sì! gli Svizzeri non si sa quali , non si sa come avevano impiantato una piccola Repubblica in via del Corso al civico 35/37 una piccola Repubblica indipendente del caffè; perché buono come dagli Svizzeri, il caffè non si poteva trovare da nessun’altra parte, (anche perché loro erano Svizzeri mica semplici Orivietani!) lo tostavano proprio loro il caffè , nel laboratorio dietro la bottega dove tenevano le scorte di cioccolato Svizzero naturalmente! e te lo macinavano davanti quando avevi deciso la qualità ; gli Svizzeri tutti insieme inforcavano la paletta e la infilavano dentro quella manna di chicchi lucidi e marroni che scintillavano come perle di un rosario sgranate dentro gli scaffali di legno in mezzo ai barattoli di liquirizia .
Di Mercoledì , era il giorno in cui gli Svizzeri tostavano il Caffè. Nessun altro giorno era simile a quello; sin dal mattino da quella specie di antro che nessuno aveva mai visto nel segreto del retrobottega, cominciava a salire un profumo forte come di foglie bruciate un aroma amaro che si arrampicava su per il camino sopra il tetto della piccola Repubblica indipendente e poi si spandeva si dipanava per la via del Corso si infilava lungo i vicoli alle spalle dentro ai negozi nei cortili , dentro al Cinema fino alla piazza grande quella del mercato ; una turbolenza odorifera che non poteva lasciare indifferenti nessuno dei passanti un odore fisico corporeo e forte dal richiamo carnale quasi vergognoso quasi peccaminoso. L’odore del Caffè incombeva sulle case di pietra si stendeva sopra i tetti penetrava nelle stanze, sugli orti , lentamente un intero quadrilatero della città ne era pervaso , senza opporre resistenza, si arrendeva turbato ; un quadrilatero nevrotico inerte assuefatto ed eccitato; gli Svizzeri tostavano il Caffè ed era subito l’Avana , era viva Zapata e la rivoluzione, la Repubblica di zucchero e cannella , era musica e turbamento poteva essere uno schianto esotico e gratuito ; con ogni probabilità dopo le prime ore ti lasciavi rincoglionire , non era più un aroma un profumo di Caffè , quell’ odore era come una donna piena di forme e di anse e di rotondità quante ne seguiva il profilo del profilo del profumo che si insinuava e si espandeva , era l’abbraccio conturbante di quella donna pingue che infine avviluppava la città la inondava e la possedeva tutta .
Verso sera la potevamo sentire galleggiare come un’ ombra che esalava ancora, distesa sulla rupe con le braccia allungate e languide penzolanti e abbandonate lungo la robusta parete di tufo grigio, Morbida e bellissima .
Tutto questo, secondo me , gli Svizzeri non l’hanno mai saputo altrimenti ……..