(da Zorro, a cura di Gianni Marchesini)
Chiudono Gli Svizzeri e la notizia ci lascia esterrefatti anzi per meglio dire, “torrefatti”. Proprio come i chicchi del caffè che in quel luogo per decenni furono tostati, profumando di aromi irresistibili il corso e i vicoletti circostanti. Quegli stessi chicchi che finivano poi dietro il bancone in grossi contenitori di vetro trasparente in attesa di essere macinati a richiesta, nelle quantità necessarie…”due etti, mezzo etto, a piacer”, come nella vecchia canzone dei crauti di Monica Vitti.
Una volta imbustata in sacchettini di carta bianca con piccoli decori colorati, sigillati da un nastrino rosso, la fragrante polvere di caffè veniva consegnata con un sorriso all’acquirente, sotto lo sguardo compiaciuto e solenne di centinaia di bottiglie di aristocratici whisky scozzesi, trasparenti grappe nostrane, spocchiosi champagne transalpini e altisonanti cognac dall’accento instabile, tutte allineate sulle mensole più alte, a prova di ladro, foss’anche watusso.
Oltre al caffè, gli Svizzeri vendevano tutto: la cioccolata, per forza …erano Svizzeri. Ma smerciavano con grande successo e gentilezza liquori e liquirizie, alkermes e rosoli, tinture per stoffe, spezie orientali, thè bianchi, rossi e verdi, caramelle d’orzo e d’anice, uova e colombe, panforti e pandori, madeleine e lingue di gatto, tisane e teiere, canfore e naftaline, confetti e bomboniere.
Se volevi qualcosa di strano e non sapevi dove trovarla, di certo dovevi provare dagli Svizzeri, te lo dicevano in coro la mamma, la nonna e la zia e potevi starne certa che da quel negozio non saresti mai uscita a mani vuote. Magari con un’altra cosa strana, diversa da quella che ti serviva, ma di sicuro non con le mani vuote. Cercavi il Cremor Tartaro, scoprivi la colla di pesce, necessitavi di fecola di patate, capitolavi di fronte ad un’ irresistibile mostarda cremonese.
Ora questo paradiso del profumo e del gusto chiude per sempre e lascia il posto all’ennesimo negozio di intimo, un altro esercizio di calze e mutande che si chiamerà con uno dei soliti nomi che hanno le catene di calze e mutande. Ma sarà tanta l’abitudine che non mancheremo di dire almeno una volta nel nostro prossimo futuro: “ Mi servono dei pedalini , faccio un salto da Gli Svizzeri ! E inevitabilmente, come guidati da mano invisibile, li compreremo color caffè.