Sono circa 2500 persone di cui un quarto risiedono nel centro storico, la metà tra Ciconia, lo Scalo e Sferracavallo e i restanti nelle altre frazioni del comune.
Questa generazione di giovani orvietani non è molto diversa dai coetani nazionali : fra loro ci sono eccellenze che studiano o già lavorano qui, in Italia o anche all’estero e ci sono i bamboccioni o semplicemente i più sfigati che aspettano e tirano a campare.
Quello che rende più drammatica la loro condizione però è che qui si ritrovano in un posto dove quattro concittadini su cinque sono più vecchi di loro. Si tratta della maggioranza che popola la nostra comunità, più che matura e più che protetta, e che ha in mano tutto: professioni, pensioni, politica e risparmi.
Quelli più vecchi o arrivati come il sottoscritto ( ho compiuto 57 anni ) , anche se volessero, non hanno alcun bisogno stringente che la città cambi, si sviluppi e cresca economicamente e di conseguenza sono più propensi alle chiacchiere e meno motivati a rimboccarsi le maniche affinché ciò avvenga.
Qui sopravvivono solo piccole e antiche illusioni: Le consorterie massoniche o quelle clericali, l’eterno mito della raccomandazione dei partiti e dei sindacati, ci sono i pensionati e le categorie “protette” figlie dello stato sociale della prima repubblica e anche gli immigrati, qui, sono di meno che da altre parti.
Manca la forza motrice della giovinezza applicata al bene comune e agli affari pubblici e privati, quella capace di rivoluzionare, quella capace di pensare, di vedere, di azzardare e di lavorare con orizzonti di decenni.
Per favore ragazzi e ragazze uscite fuori e fateci fuori.
Non c’è peggior rammarico per i vecchi onesti che quello di sopravvivere ai propri figli.