Un gruppo di lavoro e un coordinamento fra i vari gruppi consiliari e il presidente della Provincia per seguire da vicino i lavori riguardanti le province in Umbria. Lo ha deciso all’unanimità il Consiglio provinciale di Terni sulla base di una mozione presentata da Zefferino Cerquaglia (Sl/Psi). Le forze politiche di Palazzo Bazzani hanno svolto ieri un dibattito sulla vicenda delle province ritenendo assolutamente prioritario un piano regionale che ridisegni l’assetto istituzionale dell’Umbria e giudicando positivamente le iniziative istituzionali avviate in questi giorni. Dopo l’intervento del presidente del Consiglio Andrea Maurelli, il presidente della Provincia Feliciano Polli ha informato il Consiglio sugli sviluppi della vicenda riguardante le province nell’ambito del decreto sulla spending review e con riferimento alla riforma endoregionale. Polli ha confermato le valutazioni e il giudizio positivo su quanto da egli stesso proposto per dare seguito agli impegni di questa fase attraverso la creazione di un coordinamento fra i gruppi consiliari e il presidente della Provincia. Il presidente ha espresso profondo rammarico per il fatto che il decreto del governo non ha tenuto in considerazione la situazione umbra e della Provincia di Terni che, pur avendo i requisiti per la permanenza, non è riuscita ad ottenere la deroga proposta nella Commissione Bilancio del Senato. Lo stesso Polli ha però sottolineato come “i risultati scaturiti dalla Commissione, a seguito dell’iniziativa politica che abbiamo sviluppato attraverso l’Upi nazionale e i gruppi parlamentari, ha portato a una soluzione, quella del cosiddetto “riordino”, che potrebbe rivelarsi utile ad affrontare le questioni aperte. Il “riordino” – ha spiegato Polli – potrebbe infatti anche in Umbria rappresentare una grande occasione non solo per confermare la presenza irrinunciabile di due province, ma anche, attraverso un’azione politica e istituzionale appropriata, per realizzare un sistema istituzionale e una pubblica amministrazione all’altezza dei tempi, delle risorse a disposizione e dell’esigenza, ormai irrinunciabile e non più rinviabile, di attuare una grande riforma endoregionale. Una riforma che mette a disposizione dell’Umbria e del suo sviluppo strumenti adeguati, molto meno onerosi ed efficaci, considerando che il costo e l’efficienza della pubblica amministrazione sono tra i temi centrali della sfida verso il futuro. Questa occasione potrebbe quindi essere quella in cui finalmente l’Umbria, attraverso un sistema istituzionale più razionale, moderno ed equilibrato, possa acquisire lo slancio necessario non solo per la sua sopravvivenza come regione autonoma, ma anche per diventare una regione vivace, dinamica, inserita nel mondo e in grado di guardare al futuro con più certezze”. Il preside Polli ha poi espresso la soddisfazione per lo sforzo corale delle istituzioni e delle forze politiche. “Rappresenta – ha affermato – un elemento di forza in una fase particolarmente delicata e che, però, deve rappresentare un fattore decisivo per giungere ad una soluzione attesa e necessaria”.
Nella mozione il Consiglio sostiene “la necessità di delegare alle Regioni che ne abbiano le condizioni l’elaborazione di un piano, con tutti gli enti interessati, di riassetto territoriale delle attuali province in modo da rispondere ai criteri previsti e ai parametri che verranno adottati”. “Dobbiamo superare la logica della settorialità – ha detto Cerquaglia – e produrre un progetto complessivo evitando lotte di retroguardia che non portano da nessuna parte. Ciò di cui c’è oggi bisogno in tempi rapidi è un modello di riorganizzazione regionale con una grande capacità riformatrice. Su questo le forze politiche umbre e le loro espressioni in Regione devono dare prova di capacità e lungimiranza”. “Se la Provincia di Terni chiuderà – ha sottolineato Massimo d’Antonio (Udc) – la gente non sarà contenta. Le due iniziative attualmente in piedi, quella cioè del referendum e quella del sindaco di Terni di Girolamo devono contestualmente andare avanti, ma senza reazioni rabbiose verso l’opzione referendaria”. “Il riordino territoriale dell’Umbria sarà molto difficile – ha notato Andrea Sacripanti (Pdl) – il decreto del governo declassa le province ad enti di secondo livello e nessun territorio in queste condizioni potrà mai accettare di trasferirsi sotto Terni. Su questa vicenda ci sono molte contraddizioni e poche soddisfazioni a differenza di quanto dichiara invece il presidente della Provincia”. “Oggi abbiamo bisogno di ridisegnare un’idea di regione – ha dichiarato Roberto Montagnoli (Pd) – non possiamo impostare in questa fase storica così delicata, il problema dell’Umbria sul concetto dei campanili che non ci porterebbe da nessuna parte. Occorre invece un dibattito serio senza tentazioni referendarie, per dare alla nostra regione una forma istituzionale nuova e adeguata ai tempi moderni”.