L”azione del Governo Monti ha dato risultati positivi sul piano generale ma ha prodotto degli effetti collaterali molto preoccupanti.
Il neoliberismo temperato del presidente del consiglio sommato al pressappochismo di alcuni ministri ha finito per produrre effetti estremamente negativi e preoccupanti. L’esempio più eclatante è sicuramente rappresentato dalla vicenda esodati, dove si era partiti per risparmiare e si finirà per spendere molto di più delle previsioni iniziali. Ma tra le tante vignette vogliamo soffermarci sul riordino istituzionale e la riduzione delle province.
E’ fuori dubbio che con la nascita delle regioni le province dovevano sparire per lasciare il posto a città metropolitane e unioni dei comuni.
Eliminarle non avrebbe comportato risparmi sul versante del personale, che ovviamente andava ricollocato in altri enti, ma avrebbe avviato una vera semplificazione di quell’orrendo iter amministrativo che inchioda i cittadini e le imprese a iter lunghissimi e dispendiosi.
Non si è voluto fare e anche oggi si stanno cercando delle vie di mezzo che produrranno più danni che utili.
Tra gli effetti più deteriori che produce questo dibattito è l’esposione di un campanilismo da accatto che contribuisce a scavare un solco ancor piu’ profondo tra cittadini e istituzioni.
Nei giorni scorsi la notizia della soppressione della Provincia di Terni ha sollevato nella città dell’acciaio un coro di proteste e si sono succedute molte iniziative tese a riaffermare il ruolo di Terni come capoluogo provinciale.
In realtà non si ha notizia di prese di posizione di nessuno degli altri consigli comunali del Ternano.
Infatti il ruolo di capoluogo non lo dà la carta bollata ma l’azione che si svolge in tal senso. E li la città di Terni, i suoi gruppi dirigenti ed i suoi rappresentanti hanno mostrato e mostrano molti limiti.
Un esempio tra tanti. Ad ore si discuterà il Piano Rifiuti dell’ATO provinciale. Solo pochi eletti conoscono il contenuto delle proposte. Di sicuro la stragrande maggioranza dei sindaci non lo conoscono. Quello che filtra è che, abbandona l’idea dell’inceneritore a Terni , si ripiega sulla discarica di Orvieto, senza però dar seguito all’indicazione della Regione di fare ad Orvieto il Polo regionale per l’industria del riciclo e soprattutto senza fare la raccolta differenziata a Terni ( siamo sotto il 30%). Ovvero una vera politica industriale per il terzo calanco. E questa sarebbe la classe dirigente del capoluogo ?