Il debito pubblico italiano è pari a 2000 miliardi di euro, ovvero circa 4.000.000 di miliardi di lire per i nostalgici della nostra moneta nazionale.
A ogni bambino che nasce nel nostro paese consegniamo una cambiale di 38.000 euro che dovrà pagare nel corso della sua vita per beni e servizi che hanno consumato, invece, i genitori e i nonni.
Siamo noi nonni e genitori italiani, che negli ultimi trent’anni in mezzo a profondi squilibri sociali, tra chi ha pagato le tasse e chi non le ha mai pagate, tra chi ha speso bene le risorse pubbliche e chi le ha sprecate in attività inutili e improduttive compresa la corruzione e i fiumi di tangenti, i responsabili di questa situazione.
Per finanziare tutta questa finzione di ricchezza fino a dieci anni fa stampavamo moneta, svalutavamo, lasciavamo correre l’inflazione e il gioco era fatto.
Adesso, invece, dobbiamo finanziarci reperendo i soldi sui famigerati mercati collocando i nostri BTP.
Il mercato, che poi sono persone che ragionano, dice : saremmo matti a dare i nostri soldi a questi sciuponi acquistando i loro titoli di stato poiché se continuano così esiste il rischio che non possano più restituirceli e comunque se decido di rischiare mi dovranno pagare un premio maggiore. Appunto 5 o 6 punti di spread maggiore rispetto ai virtuosi germanici. Per pagare questi maggiori interessi , ogni punto vale circa 15 miliardi di euro l’anno, il governo deve mettere più tasse e deve tagliare più spesa possibile.
Non solo le imprese italiane dovranno pagare il denaro a un costo più salato dei concorrenti e le famiglie vedranno assottigliarsi sempre più il proprio reddito dando luogo a quella spirale recessiva e depressiva dell’economia nazionale i cui effetti , compresa la disoccupazione, ormai, conosciamo ampiamente.
Fino a pochi mesi fa questo trend scellerato della spesa era in crescita, la situazione sull’orlo del precipizio, i partiti e i loro leader in totale confusione e senza le palle necessarie per prendere in mano la situazione hanno letteralmente abdicato a favore di un governo tecnico pregandolo di salvare l’Italia.
Adesso la signora Tardani vicesindaco di Orvieto e il Sig. Frizza presidente del consiglio comunale di Orvieto armati di gonfalone del comune noleggiano un pulman e si recano a Piazza Navona nella capitale per tirare le orecchie al Sig. Monti capo di quel governo tecnico reo di fare le cose che c’è da fare. Compresi l’accorpamento dei tribunali, delle provincie, dei minori trasferimenti ecc..
Forse non si rendono conto che Orvieto non solo concorre a quei 38.000 euro pro capite di debito per i servizi primari che consuma tra pensioni, sanità , difesa e amministrazione, ma ne aggiunge altri 4.000 sulla testa di ogni orvietano per i debiti accumulati localmente : 60 milioni di mutui da pagare e tra i 15 e i 20 milioni di buco di bilancio.