Sinistra Ecologia Libertà Umbria interviene nel dibattito particolarmente caldo determinato dalla paventata costruzione della centrale a biogas di Montecchio e spiega il perché del suo “no” a questa tipologia di impianti.
Anche in Umbria si sta verificando una forte opposizione da parte di cittadini e comitati alla realizzazione di centrali a biogas. Un fenomeno, quello umbro, che rispecchia pienamente quello italiano e che stiamo seguendo con forte preoccupazione perché crediamo fondamentale promuovere uno sviluppo equilibrato degli impianti di energia da fonti rinnovabili.
S.E.L. ha sostenuto fortemente il referendum contro il nucleare e pensa che l’alternativa energetica non può essere assolutamente il carbone. Dobbiamo quindi affrontare il tema energetico seguendo la linea europea: riduzione dei consumi, efficienza energetica, produzione di energia da fonte rinnovabile secondo un modello diffuso. Ma nel promuovere le fonti rinnovabili va ribadito il ruolo di pianificazione e coordinamento che spetta all’amministrazione locale. Ruolo che tra normative nazionali e regionali è fortemente limitato, lasciando lo sviluppo di questi impianti al solo mercato, stimolato anche dalle misure di incentivo. Ad oggi, dopo un’invasione di campi fotovoltaici a terra su terreno agricolo, rischiamo che si verifichi lo stesso fenomeno anche per gli impianti a biogas perché la corsa all’incentivo non garantisce un corretto dimensionamento e localizzazione degli impianti e non lascia spazio ad una corretta informazione e partecipazione alla cittadinanza. Se si continua in questo modo, e quindi sostanzialmente ad alimentare il conflitto sui territori, le lobby delle energie tradizionali, soprattutto di quelle del carbone, prenderanno il sopravvento e faranno svanire gli enormi sforzi fatti da quella parte di mondo scientifico impegnato a sostenere una riconversione ecologica ed ambientalmente sostenibile dell’economia.
Pensiamo quindi che, almeno per quanto riguarda l’Umbria, dobbiamo procedere su due livelli. La Regione, oltre ad annullare il recente delibera di Giunta Regionale dello scorso 7 maggio in materia di istallazione degli impianti di energie da fonti rinnovabili che prevede la riduzione della distanza di installazione delle centrali e che toglie le limitazioni sulle distanze di approvvigionamento della biomassa, dovrà redigere un aggiornamento del piano energetico regionale in cui devono essere ben definite le priorità d’azione per rispettare la citata indicazione europea. E’ opportuno dare mandato ai comuni di definire un piano agro-energetico in grado di analizzare lo sviluppo massimo accettabile di ogni singolo territorio e promuovere un’impiantistica dimensionata a lavorare prevalentemente in maniere integrata alle attività agricole e zootecniche esistenti per evitare concorrenza tra agricoltura food e no food.
Per ogni progetto l’ente locale deve agire secondo un principio di trasparenza. La presentazione di un impianto deve essere resa pubblica, prevedere momenti di partecipazione per definire protocolli d’intesa tra proponenti, amministrazione e cittadini. Deve essere garantito accesso alle informazioni tecniche, alle attività svolte in impianto e si devono promuovere attività didattiche.
Queste proposte di Sinistra ecologia libertà sarebbero realizzabili in Umbria in tempi brevi, data la nuova normativa nazionale relativa alla promozione delle rinnovabili. La Regione non può permettersi ulteriori errori né perdere questa occasione offerta dal legislatore nazionale: programmazione regionale e pianificazione locale, partecipazione e corretta informazione potranno garantire un concreto ed equilibrato sviluppo delle fonti rinnovabili a beneficio di tutta la comunità.