L’ospedale di Orvieto come il tribunale?
Le possibilità che il tribunale di Orvieto non venga soppresso sono, secondo me, molto limitate. E non solo perché la soppressione del tribunale di Orvieto rientra in un ampio programma di riduzione del numero degli uffici giudiziari che riguarda l’intero territorio del nostro Paese, ritenuto di notevole importanza nell’ambito di quell’azione di revisione della spesa pubblica, più spesso definita “spending review”, obiettivo divenuto prioritario della politica economica portata avanti dal governo Monti. Ma anche perché, nel corso degli anni, da quando si è iniziato a discutere della soppressione dei tribunali minori, tra i quali quello di Orvieto, i vari soggetti locali, istituzionali e non (dai rappresentanti delle Amministrazioni Comunali, della Provincia, della Regione e del Parlamento, di diverse associazioni, agli avvocati stessi) non si sono impegnati a sufficienza per scongiurare la chiusura del Tribunale di Orvieto, perseguendo quello che era l’unico modo per impedirla davvero e cioè l’ampliamento del territorio dove potesse esercitare le sue competenze. Non si è nemmeno tentato di coinvolgere, per tempo, la popolazione.
L’ospedale di Orvieto non è a rischio chiusura. Ma da tempo si è verificato un suo vero e proprio depotenziamento come del resto di tutti i servizi sanitari erogati nell’Orvietano, anche quelli territoriali. E la principale manifestazione di tale depotenziamento è stata rappresentata da una consistente riduzione del personale, a partire da quello medico, ma non solo.
Tale situazione è ben nota e continua a contraddistinguere la sanità orvietana da diversi anni ormai. Più volte sono pervenute assicurazioni, o meglio promesse, non seguite però da fatti concreti, da parte di rappresentanti della Regione (circa un anno fa la presidente Marini e più recentemente l’assessore Tomassoni) circa la copertura dei posti vacanti e più in generale relativamente all’effettiva possibilità che quello di Orvieto diventi un vero e proprio ospedale di emergenza e urgenza.
Oggi più che in passato, peraltro, occorre fare molta attenzione circa l’effettiva attendibilità delle assicurazioni o promesse di fonte regionale, in considerazione del fatto che le risorse a disposizione della Regione Umbria per la sanità sono, nel complesso, insufficienti per soddisfare tutte le esigenze che si manifestano nell’intero territorio regionale. I problemi derivanti da tale scarsità di risorse finanziarie potrebbero essere in gran parte risolti se effettivamente da parte della Regione si volessero eliminare i veri sprechi che certamente esistono nell’ambito della spesa sanitaria umbra. Ma potrebbe anche avvenire che siano sacrificate anche esigenze giuste e giustificate come quella rappresentata dalla necessità di potenziare i servizi sanitari erogati nell’Orvietano.
Per evitare che ciò si verifichi, a mio giudizio, è indispensabile operare da un lato per accrescere considerevolmente il peso politico di Orvieto in Umbria, ormai ridotto ai minimi termini, per vari motivi, e dall’altro per coinvolgere il più possibile la popolazione, anche per sostenere l’eventuale impegno dei nostri rappresentanti istituzionali affinché alle promesse della Regione seguano i fatti.
Per tentare di contribuire a raggiungere questo secondo obiettivo, io ho ritenuto opportuno, in qualità di responsabile del presidio di Orvieto di Libera, l’associazione il cui scopo primario è il contrasto alle mafie ma che si sta sempre più occupando di favorire le buone pratiche nelle attività svolte dalle pubbliche amministrazioni, di redigere una bozza di petizione, da far sottoscrivere dal maggior numero possibile di cittadini orvietani, insieme ad altre iniziative volte comunque a perseguire lo stesso obiettivo.
Per la verità il mio proposito non è stato fino ad ora sostenuto adeguatamente da parte di soggetti che sostengono di avere molto a cuore le prospettive della sanità orvietana, ad esempio il Tribunale per i Diritti del Malato e i Comunisti Italiani (forse perché tali soggetti puntano soprattutto a coltivare il proprio “orticello” e non sono molto disponibili a portare avanti iniziative comuni insieme ad altri con l’unico obiettivo di perseguire l’interesse generale della comunità orvietana?).
Nelle prossime settimane proverò di nuovo a fare in modo che un’ampia schiera di promotori (soprattutto associazioni e partiti ma non solo) faccia propria la proposta che ho avanzato.
Per il momento allego una bozza del documento che potrebbe costituire il testo della petizione che ho prima citato.
In difesa dell’ospedale di Orvieto
La Giunta regionale dell’Umbria ha predisposto un progetto di riforma della sanità della nostra regione. La sua approvazione da parte del Consiglio regionale è prossima, anche se, molto probabilmente, slitterà a settembre.
Di questo progetto di riforma se ne è discusso anche in un Consiglio comunale aperto e se ne discute soprattutto per quanto riguarda la proposta di riduzione delle Asl che dovrebbero diventare due, una per la provincia di Terni e per l’area Foligno-Spoleto e l’altra per il resto della provincia di Perugia, alle quali dovrebbero aggiungersi le due aziende ospedaliere.
E soprattutto a Foligno e a Terni si sta discutendo animatamente ed esclusivamente della sede della nuova Asl, che sovraintenderà anche alle strutture sanitarie operanti nell’Orvietano, compreso l’ospedale.
Noi la pensiamo diversamente.
Il nostro principale obiettivo è interrompere il progressivo depotenziamento dell’ospedale di Orvieto, accentuatosi negli ultimi anni, contraddistinto anche da una forte riduzione del personale, prevalentemente dovuto al fatto che sono stati sostituiti solo in minima parte quanti hanno cessato la loro attività.
A tale proposito non può che essere valutato negativamente il fatto che diversi primari sono andati in pensione anticipatamente. Ciò rappresenta la manifestazione più evidente dello stato di vero e proprio disagio che ha contraddistinto il nostro ospedale soprattutto negli ultimi anni.
Per interrompere il progressivo depotenziamento dell’ospedale di Orvieto, anche per ridurre la lunghezza delle liste di attesa, che si è andata via via ampliando fino a raggiungere livelli davvero insopportabili, chiediamo che l’ospedale di Orvieto diventi realmente un ospedale di emergenza e urgenza, anche per garantire in questo modo la sua autonomia, dotandolo però del personale e delle attrezzature indispensabili affinché lo sia realmente.
Chiediamo anche che siano sviluppati i servizi sanitari territoriali anche, ma non solo, perché le attività di prevenzione dovranno assumere sempre maggiore importanza, nella consapevolezza che quei servizi da anni ad Orvieto sono stati ingiustamente trascurati.
Chiediamo inoltre che nell’ambito del progetto di riforma della sanità umbra siano modificati i criteri utilizzati per la scelta dei primari e dei direttori generali: tali scelte come purtroppo avvenuto molto spesso in passato non dovranno essere più il frutto di spartizioni tra le diverse forze politiche ma dovranno avvenire solo in base al merito e alle competenze.