“Approvato in Consiglio l’Atto di indirizzo per la valorizzazione del patrimonio comunale. Dopo ampio dibattito (consultabile sul sito web del comune) il Consiglio Comunale ha approvato (14 favorevoli, 1 voto contrario: Sborra) la proposta di atto deliberativo presentata dal Consigliere Evasio Gialletti (PSI) ai sensi dell’art. 29 del Regolamento del Consiglio Comunale ed emendata sulla base dei contributi emersi nella fase della discussione”. (Da una notizia di Orvietonews del 3 luglio 2012)
Questa la notizia secca che il Direttore ci propone di commentare, ma in premessa mi sembra utile aggiungere la fedele riproduzione dell’atto consiliare che è stato alla fine votato con modifiche sostanziali (eliminate le parti sottolineate e in blu; aggiunte le parti sottolineate, in rosso e in grassetto) rispetto alla stesura originaria e con i banchi della minoranza quasi dimezzati. Eccolo virgolettato e in corsivo:
“Infine il Presidente, accertato che nessun Consigliere ha chiesto di intervenire, sottopone a votazione, per alzata di mano dei Consiglieri presenti, il seguente schema di atto deliberativo così come emendato
IL CONSIGLIO COMUNALE
Preso atto che la Corte dei Conti di Perugia, con una recente sentenza, ha assolto 11 persone nel giudizio di responsabilità per danno erariale connesso all’attività della società Risorse Per Orvieto;
Verificato che la sentenza sancisce la regolarità dell’operato della RPO;
Considerato che il lavoro espletato dalla RPO costituisce il risultato di un investimento di risorse pubbliche regolarmente deciso ed effettuato ed è di piena ed esclusiva proprietà del Comune di Orvieto;Preso atto che la Corte dei Conti di Perugia, con una recente sentenza, ha assolto 11 persone nel giudizio di responsabilità per danno erariale connesso all’attività della società Risorse Per Orvieto;
Verificato che la sentenza sancisce la regolarità dell’operato della RPO;
Considerato che il lavoro espletato dalla RPO costituisce il risultato di un investimento di risorse pubbliche regolarmente deciso ed effettuato ed è di piena ed esclusiva proprietà del Comune di Orvieto;
Ritenuto che risponda a criteri di legittimità, opportunità e razionalità utilizzare tra gli altri elaborati il materiale prodotto da R.P.O. in questione, articolato in una ricca serie di elaborati, per valutarlo alla luce di esigenze successivamente emerse, allo scopo di comporre un quadro aggiornato complessivo delle necessità, delle possibilità e delle opportunità di valorizzazione di tutto il patrimonio immobiliare comunale, verificando anche la consistenza, l’assetto e le prospettive di evoluzione dei beni immobiliari dello Stato, di altri enti pubblici e delle fondazioni;
Visto il parere favorevole espresso dal Segretario comunale in data 9 maggio 2012 in atti prot. n. 13665;
Visto l’art. 29 – comma 2 del regolamento consiliare;
Visto il D. Lgs.vo n. 267/2000;
DELIBERA
1) di dare mandato alla Giunta comunale di formulare e presentare al consiglio comunale, con la proposta di bilancio 2012, un piano di valorizzazione del patrimonio comunale utilizzando il materiale prodotto dalla società RPO, adeguandolo alle esigenze successivamente emerse e integrandolo con il restante patrimonio immobiliare comunale;
2) il piano di valorizzazione dovrà essere inquadrato nel complessivo assetto e nelle prospettive di evoluzione del patrimonio immobiliare pubblico non di proprietà comunale e di quello delle principali fondazioni.1) di dare mandato alla Giunta comunale di formulare e presentare al consiglio comunale, con la proposta di bilancio 2012, un piano di valorizzazione del patrimonio comunale utilizzando il
materiale prodotto dalla società RPO, adeguandolo alle esigenze successivamente emerse e
integrandolo con il restante patrimonio immobiliare comunale;
2) il piano di valorizzazione dovrà essere inquadrato nel complessivo assetto e nelle prospettive di evoluzione del patrimonio immobiliare pubblico non di proprietà comunale e di quello delle principali fondazioni.
1. di dare mandato alla giunta comunale di presentare e formulare, previa discussione nelle sedi di commissioni consiliari competenti per materia, al consiglio comunale un piano strategico di valorizzazione del patrimonio comunale, utilizzando tutti i documenti, gli studi, gli elaborati a disposizione, tra cui gli studi prodotti in seno a R.P.O.;
2. di adeguare detto materiale all’attuale quadro normativo e alle esigenze successivamente emerse;
3. di inquadrare il piano di valorizzazione nel complessivo assetto e nelle prospettive di
evoluzione del patrimonio immobiliare pubblico non di proprietà comunale e quello delle principali fondazioni;
4. di istituire un ufficio del Patrimonio con finalità precipue e di supporto e consulenza per le scelte che verranno attivate in questo ambito”
Ognuno può rendersi conto che le modifiche chieste dalla maggioranza, e accettate dalla minoranza dopo un tira e molla tutt’altro che duro, non sono prive di significato. Esse indicano semplicemente due o tre cose non proprio irrilevanti: si è voluto evitare di riconoscere che la Corte dei Conti nei fatti ha sancito la regolarità e dunque anche la rispondenza del lavoro fatto da RPO alla mission che le era stata affidata a suo tempo dal Comune; inoltre, si è voluto bellamente passar sopra ad un giudizio a mio avviso politicamente doveroso e vincolante sull’operato della precedente amministrazione circa la vicenda Vigna Grande ed RPO (e si eviti per decenza, questo si!, di dire che si tratta di cose passate e inutili); infine, si è voluto evitare di rendere vincolante per il futuro il riferimento alle elaborazioni progettuali di RPO, che ora vengono messe “tra gli altri elaborati”.
Evidentemente non sto sostenendo che a distanza di sette anni tutto deve rimanere immutato, né che ciò che fu indicato allora come soluzione ottimale e possibile lo sia per forza ancora oggi. Sto solo dicendo che non si capisce quali siano ad oggi le altre elaborazioni specifiche e le idee di contesto da prendere in considerazione. E, visto che non mi risulta che ci siano, sto anche dicendo che il vero obiettivo è quello chiaro da un pezzo: lasciarsi le mani libere per tutte le evenienze, in primis per vendere.
C’è solo da chiedersi se questa sia una strategia di governo o non invece più semplicemente il prolungamento della ben nota italiana “strada dei furbi”. Tuttavia una cosa è certa: l’atto originario (prima di Leoni e poi di Gialletti) è stato sostanzialmente stravolto. D’altronde basta aver assistito anche solo in parte al Consiglio Comunale per esserne convinti. Nessuno ad esempio ha messo in relazione l’atto di indirizzo sul patrimonio con la reiterazione della volontà dell’amministrazione di vendere la Palazzina Comando dell’ex Piave (è in pubblicazione l’apposito bando).
Io non mi chiedo se ci sono o no le condizioni perché qualcuno si faccia avanti per comprare sul serio, né se l’edificio sarà messo in vendita libero dall’attuale uso scolastico, né se l’eventuale acquisto avverrà a seguito di successivi bandi andati deserti e quindi alla fine a prezzi stracciati, perché è troppo probabile che così sarà. Io mi chiedo solo con quale coraggio, senza che nessuno dica e faccia qualcosa, si sta procedendo allo spezzatino di un complesso che vale ed è vitale solo se concepito e trattato come complesso unitario e solo se visto come parte di un progetto generale di riqualificazione urbana e territoriale. Insomma mi chiedo come si fa a ritenere normale che si vada avanti così, con iniziative sconnesse e con la presunzione del risanamento.
Si pensa di lasciare ad Invitalia l’invenzione di una operazione strategica sul patrimonio di Orvieto? Mi si lasci il mio scetticismo, non immotivato per diversi motivi: conosco le origini di agenzie come queste (Sviluppo Italia); non ha senso agire con la logica dello spezzatino e contemporaneamente affidare a qualcuno operazioni strategiche; se non ci si deciderà ad elaborare noi, qui ed ora, una strategia per la città nella fase delle trasformazioni radicali di ruolo territoriale che stiamo vivendo, non andremo da nessuna parte.
Mentre in Consiglio si discuteva di queste cose e si prendevano le decisioni descritte, il Governo decideva la soppressione del Tribunale. Decisione annunciata. Decisione inevitabile? No, per le ragioni che ho detto su due numeri fa di questa rubrica. Ma nulla sembra spingere ad una riflessione sulle vere cause di quanto sta accadendo, che sono di natura squisitamente politica ed hanno a che fare con la perdita di prestigio e di ruolo della città. In sostanza il Tribunale se ne va per le stesse ragioni per le quali sul patrimonio si fa quello che ho cercato di dimostrare.
Sinceramente, mi viene da rivolgere l’animo altrove: “Due cose riempiono l’animo con sempre nuovo e crescente stupore e venerazione, quanto più spesso e accuratamente la riflessione se ne occupa: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me” (Kant, “Critica della ragion pratica”, A 287-290). E contemporaneamente di lasciare al Sommo Poeta l’indicazione del da farsi nelle attuali circostanze: “Ma nondimen, rimossa ogne menzogna,/ tutta tua visïon fa manifesta;/ e lascia pur grattar dov’ è la rogna” (Dante, Paradiso, XVII, 127-129).
Lascio a Pier Luigi il compito di risollevare se può il mio animo depresso.
Franco Raimondo Barbabella
Il testo originario della deliberazione era stato redatto dal sottoscritto. Quel testo lo avevo sottoposto a “tutti” i consiglieri comunali chiedendo la loro sottoscrizione. “Nessuno” lo aveva voluto sottoscrivere con me. Poi il consigliere Gialletti lo aveva fatto suo corredandolo con una relazione che rimasticava in modo un po’ sconclusionato precedenti documenti dell’opposizione.
Il compromesso che ne è scaturito ha comportato la eliminazione della relazione del consigliere Gialletti e del riferimento alla sentenza della Corte di Cassazione. Non è stato eliminato il riferimento al ricco materiale della RPO, anche se si è inserito il riferimento ad altri (fantomatici ) elaborati.
Nessuno pensa che gli elaborati della RPO siano stati dettati, come il Corano, dall’Arcangelo Gabriele, ma essi non possono non essere la base (soprattutto per la logica cui sono improntati e che è stata ufficializzata a suo tempo dal consiglio comunale) di ogni razionale iniziativa. Vale la pena di ricordare alcuni criteri progettuali applicati da RPO:
- assicurare, in una visione attuativa unitaria dell’insieme, la massima flessibilità nella definizione delle destinazioni d’uso, nella realizzazione e nella gestione, mediante la individuazione di lotti autonomi “cielo terra”, che garantisca indipendenza di operatori, di tempi e di fasi al realizzazione;
- stimolare l’attrattiva del mercato;
- creare un sistema virtuoso di collegamenti fisici e funzionali inter partes tra il nuovo complesso e la città e il suo territorio;
- creare le condizioni per un intervento di eccellenza, che consenta di promuovere la città di Orvieto sullo scenario internazionale con forte connotato turistico e culturale.
Il progetto di RPO, in conformità agli indirizzi comunali, prevede per il complesso di Vigna Grande una serie di funzioni così raggruppate:
- polo del turismo e del tempo libero;
- polo dei musei;
- polo della scienza alimentare;
- polo tecnologico e dell’economia della conoscenza;
- servizi;
- teatro di Vigna Grande.
La palazzina comando è inserita nel polo del turismo e nel tempo libero (albergo a 4 stelle) con la parte nord dell’edifico truppa (albergo a 5 stelle) e con una vasta area intermedia.
Ne deriva che la messa all’asta della palazzina comando, prescindendo da una programmazione comunale ufficialmente approvata e non altrettanto ufficialmente e motivatamente revocata, o è una stoltezza o è una messa in scena per tacitare la Corte dei Conti, i revisori e il ragioniere comunale, prospettando un risanamento, del tutto improbabile, dell’ancora enorme disavanzo, o è, come a me sembra, tutte e due le cose.
Perché allora ho votato, nel 2011, e probabilmente voterò, nel 2012, un bilancio che prevede l’alienazione della palazzina comando?
Per il semplice motivo che la palazzina comando, a quel prezzo e con questi chiari di luna, non la compra nessuno; invece, se non passa il bilancio, cade l’amministrazione comunale e viene uno che se ne frega di RPO, del relativo business plan e delle magnifiche sorti e progressive della (ex) città di Orvieto.
Preferisco, o meglio ritengo mio dovere combattere nel luogo dove una serie di circostanze democratiche mi hanno collocato. Non posso certo sparare addosso ai miei commilitoni, ma non perdo occasione per incitarli a combattere, come ho cerato di fare nell’ultima seduta del consiglio comunale col seguente intervento.
Per essere conciso, ricorro a una metafora.
Orvieto è una donna ammalata e depressa.
Ha nominato una équipe di 21 medici che dovrebbero consultarsi, impostare le terapie e applicarle.
Invece i medici si riuniscono a gruppetti dentro stanze separate e girano la chiave. Lì dentro non si sa bene che si dicono e che fanno.
Periodicamente si riuniscono nella camera dell’ammalata e, di fronte a lei, si accapigliano aumentando la sua depressione.
Da una parte, si grida: “Guarda come l’hai ridotta, se muore sei tu l’assassino!”.
Dall’altra si replica: “Sei un fannullone e un incapace, perché non te vai?”.
Intanto le uniche cure praticate alla paziente, sono purghe e salassi, che la tengono in vita, ma la indeboliscono sempre di più.
Di fronte a questa scena, la paziente dice, con la poca voce che le rimane: “Andate tutti a morire ammazzati! Chiamate il medico della mutua, e poi sarà quel che Dio vorrà”.
Io cerco di dire da un pezzo che bisogna aprire le tende della camera e, alla luce del sole, discutere davanti alla paziente, per convincerla, se ci si riesce, che è meglio che si tenga i medici che ha eletto, perché il medico della mutua è un forestiero sconosciuto che non si sa come la pensa.
Esco di metafora per dire una cosa lapalissiana: la terapia d’urto è quella di ricorrere intelligentemente al patrimonio.
Dal mio punto di vista sono perseguibili tre strade, che però non sono alternative. Ne può essere scelta una sola per tutto il patrimonio, o due per due quote distinte o tre per tre quote.
Una strada che sta tentando il sindaco è quella di INVITALIA, un’agenzia nazionale alla quale il governo ha affidato il compito di attrarre investimenti su iniziative strategiche per le quali i comuni possono mettere a disposizione immobili di loro proprietà. In questa iniziativa potrebbe a buon diritto entrare l’idea della sede orvietana dell’Università Popolare della Tuscia, che ho l’onore di coordinare, di un incubatore delle attività di ricerca nel settore delle biotecnologie.
Una seconda strada è quella dei progetti finanziabili dall’Unione Europea, ma rivolgendosi a un’agenzia accreditata che individui i bandi, predisponga i progetti e ne curi la rendicontazione.
Una terza strada è quella annunciata due settimane fa dal governo, grazie alla quale i beni immobili dei comuni, suscettibili di dismissione, potranno essere conferiti a un fondo immobiliare dotato di un miliardo di euro da parte della Cassa depositi e prestiti. Il valore dell’immobile sarà destinato interamente al comune, ma diviso in due parti: un quarto come liquidità per ripianare il bilancio e tre quarti come partecipazione al fondo immobiliare, che avrà il compito di valorizzare e mettere a reddito tutti i beni da dismettere.
Tutte queste strade richiedono indirizzi da parte del consiglio comunale che, secondo me, devono essere discussi alla luce del sole, con la partecipazione di chiunque abbia qualcosa da dire e sottoponendo a revisione e ad aggiornamento gli unici indirizzi che finora risultano regolarmente deliberati, cioè i documenti elaborati da RPO.
Solo così l’ammalata, consapevole della malattia e del lavoro che si sta facendo per trovare la terapia migliore, può uscire dalla depressione e aiutare i medici con gli anticorpi di cui l’hanno dotata tre millenni di storia.
Spetta al consiglio comunale trovare subito le modalità, perché il medico della mutua sta sempre all’erta.
Se fosse per me, farei come i Viterbesi quando, nel 1270, sequestrarono i cardinali che non riuscivano a mettersi d’accordo per eleggere il nuovo papa e li misero sotto chiave fino a quando non si decisero.
Teniamo presente che, se non riusciamo a far rifiorire negli Orvietani la speranza, siamo tutti inutili.
Quanto alla mozione del consigliere Gialletti, poiché ricalca, de verbo ad verbum, cioè letteralmente, una mozione da me stilata, non posso che votarla, anche se Gialletti l’ha corredata di una relazione della quale sinceramente si poteva fare a meno. Ma avrà avuto i suoi buoni motivi.
Pier Luigi Leoni