Con il patrocinio del Comune di Orvieto/Assessorato alla Cultura, fino al 30 luglio al Palazzo dei Sette si terrà la mostra personale del pittore di origini orvietane Pier Augusto Breccia.
A cinque anni di distanza dalla sua ultima mostra al Palazzo dei Sette (Dicembre 2007) e a trent’anni dal suo esordio come pittore presso la Galleria Maitani, ritorna ad Orvieto – luogo d’origine della sua famiglia paterna – Pier Augusto Breccia, artista internazionalmente affermato e riconosciuto come il Caposcuola della Pittura Ermeneutica. L’autore propone qui 60 sue opere – tutte ad olio su tela – eseguite negli ultimi cinque anni, assolutamente inedite per il pubblico orvietano. In particolare la mostra propone, nel suo contesto, un gruppo di opere dal titolo provocatorio “Città in-esistenti”, recentemente esposto presso il Museo Manege di Sanpietroburgo (Agosto 2011) e non ancora presentato in Italia. Queste città “in-esistenti”, che abitano cioè dentro di noi, si propongono come la metafora del luogo e dell’altrove di noi stessi nella loro indissolubile unità: dove il luogo si presenta già di per se come forma concreta dell’altrove proprio perché la cifra dell’Essere e l’apparente chiarezza dell’Esserci, nella visione ermeneutica che sottende l’intero linguaggio pittorico di Breccia, sono una cosa sola. Contraddizioni, paradossi, angosce, paure, esaltazioni, cadute, momenti di sconforto e di speranza: sono queste le fondamenta sulle quali si regge la complessa architettura di quelle città in-esistenti che fioriscono, crescono, muoiono e rinascono insieme a noi e dentro di noi, accompagnandoci ad ogni istante della nostra esistenza. Sono le città-coscienza nelle cui piazze, nei cui vicoli, nelle cui strade, nei cui edifici, possiamo mostrarci o nasconderci nella più assoluta nudità di noi stessi: dove possiamo ridere o piangere, credere nei nostri sogni o precipitare nei nostri incubi, morire o rinascere, invocare Dio o bestemmiarlo, odiare il prossimo o amarlo, provare orrore o compiacerci del male e del bene di noi stessi e del mondo. Tutta la pittura di Breccia, al di là di questo gruppo particolare di opere, si confronta comunque da sempre con i temi più classici dell’ontologia metafisica, proponendoli tuttavia in una chiave tutt’altro che dogmatica. Proprio perché ermeneutico, il suo linguaggio cifrato resta universalmente aperto all’interpretazione personale, recuperando e risolvendo così, in chiave onirica, o ironica, o ludica, quei temi di cui, nella tradizione occidentale, si occupano di solito la filosofia e la teologia in maniera ben più pesante e dottrinale. Accanto ai 60 dipinti, alcuni dei quali davvero monumentali, vengono esposti anche 30 piccoli disegni preparatori relativi alle opere in mostra o a quelle di prossima realizzazione. In anteprima si possono infine ammirare due grandi tele destinate ad una mostra internazionale sul tema dell’acqua presso il Museo Oceanografico di Montecarlo nell’ottobre p.v.