La chiusura di un ufficio postale costituisce una vera e propria tragedia per un piccolo centro abitato, perché incide negativamente sulla qualità della vita degli abitanti, incentiva l’emigrazione, abbatte il valore dei fabbricati, determina la discesa di un piccolo paese al rango di semplice villaggio.
È vero che il servizio postale classico, con l’affermarsi della posta elettronica e la diffusione delle agenzie di recapito, non è più quello di una volta, ma esso è stato integrato con servizi finanziari utilissimi soprattutto nei piccoli centri.
Evidentemente ciò non basta per salvare i piccoli uffici postali, ma le cose cambierebbero se lo Stato trasferisse agli uffici postali i servizi demografici e statistici che adesso sono affidati ai Comuni e se i Comuni, ma anche i gestori dei servizi idrici, elettrici e del gas, si convenzionassero con gli uffici postali delle frazioni per una serie di attività di sportello.
La cosa è meno complicata di quel che sembra. Basta una legge nazionale ad hoc che può esser presentata anche da un piccolo gruppo trasversale di parlamentari. La proposta sarebbe accolta a braccia aperta perché coerente con la prospettiva dell’anagrafe digitale, con l’esigenza di razionalizzare i servizi pubblici e di ridurne i costi. Inoltre avrebbe una evidente valenza sociale, né si perderebbero posti di lavoro, data la possibilità di ricorrere ad apposite forme di mobilità.
Il consigliere comunale Giuseppe Germani si è rivolto al sindaco di Orvieto. Da parte mia invito il consigliere Germani e il consigliere Olimpieri a rivolgersi ai parlamentari che hanno contribuito a far eleggere.