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In nome della legge

Redazione by Redazione
16 Luglio 2012
in Corsivi, Archivio notizie
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Osvaldo Sconfinferi orvietano è straconvinto, come del resto tutti gli orvietani, che, nascosta in qualche anfratto di questo mondo, ci sia un’ entità organizzata avente come scopo delle proprie azioni quello di comprimere ed affossare Orvieto e chi vi abita. Ed in tale convincimento  si sente ancora più orvietano perché su questa rupe si nasce con la certezza che, appostato nelle vicinanze dell’ ignoto,  c’è  qualcuno  al quale facciamo ombra, che ce l’ha con noi e che  prima o poi “ce la tirerà”.

E che la cosa sia quanto meno verosimile è testimoniato dal fatto che oggi in zona sono presenti, operativi e guadagnanti più fattucchiere/i e stroliche/i di quanto non ve ne fossero un secolo fa.

Si comincia con la vicina invidiosa che tira “il malocchio” e fa “le fatture”, si prosegue con la maestra o il professore che ti prendono “sottocchio”, con il capufficio che non ti vede di “buonocchio” perché ha delle simpatie tutte sue, con la banca, con il Comune, con la Provincia, la Regione e il Governo e infine col contesto sociale che non ti capisce, non  ti apprezza e non ti valorizza.

E’ quest’ultimo il caso del “politico” che pur automagnificando le sue virtù e reiterando le sua candidatura non riesce ad appinzare i voti necessari per la sua elezione.

Da simili avversari ci si difende con mezzi di fortuna e cioè con corna, scongiuri, grattamenti, ferri di cavallo, corni rossi e talismani e qualche volta con fogli da cinquecento.

Poi, una volta cresciuto e resoti conto di dove ti trovi a vivere,  ti senti dire, o leggi, che sei figlio di una cittadina di cinquemila abitanti scarsi che dovrebbe essere  Lazio ma che invece è Umbria e che l’Umbria però considera un peso costretta com’è a ricordare di continuo agli orvietani che dovrebbero smetterla di lamentarsi perché hanno avuto la diga, l’autostrada, la direttissima, la Geosonda-Grassetto-Sogestra, che hanno tuttora il Duomo, ii Pozzo, il Palazzo, la Torre del Moro, Montanucci, la Cava, l’arco di Calanga e la Gonfaloniera e che tante povere creature in Italia e all’estero stanno peggio di loro. Tie’!

Osvaldo Sconfinferi dovette riconoscere che in verità queste cose in Orvieto ci sono e ci sono da tempo, ma non potè  non concludere  che troppe di più ce ne erano e che adesso non ci sono più,…e non ci sono più perché questo qualcuno che ce la tira e che non ci può vedere ce le ha portate o ce le ha fatte portar via.

E mentalmente si mise a buttar giù una specie di elenco di entità delle quali Orvieto è stata privata.

E partì da lontano, partì dal Distretto militare a S.Francesco dove si passava la visita di leva, continuò con l’8° C.A.R. dove venivano addestrate le reclute, poi l’ Aeronautica di piazza S.Agostino o Guerrieri-Gonzaga, dove hanno lavorato nugoli di orvietani, e poi l’ Accademia o Isef, quindi la Sip cioè i telefoni, poi l’Enel, il Catasto, il Seminario, i Mercedari, i Lazzarini, S. Lodovico, le suore di Maria Bambina, l’Ars Wetana, i salami Basili, il Casino, la Solet, la Usl, l’Azienda Turismo, la Perugina, e prossimamente  “Gli Svizzeri”,…! E la campana purtroppo continua a suonare,…!

E suona ancora  e tocca al Tribunale!

 Trentasette in Italia messi al muro,

antichi, seminuovi, interminati

tutti cassati in nome della legge!

 Cassati gli avvocati,

 cassati  i magistrati,

 cassati gli imputati,

 cassati gli impiegati,

tutti cassati  da un decreto di luglio.

Ahi! Decreto rovente d’ un mese bollente,

crudele decreto di luglio!

Corre Concina al muro,

 e protende la mano

sotto il sole africano:

“l’armi, qua l’armi,

io solo combatterò,

procomberò sol io!”

Poi s’attenda, ed attende,….

forse un segno lontano,

sotto il sole africano!

“Ahi! Sudore di luglio,

favoritemi un foglio,

che si sappia,si dica,…

 ch’ora scrivo al ministro:

‘mia carissima amica,…!’

Osvaldo Sconfìnferi si fermò in tempo.

Accidenti, e qui se non tieni ben ferme le mani sul volante le parole ti prendono via e possono pure combinare qualche guaio. Ma il Sindaco non dovrebbe essersi offeso. E’ uomo di mondo e sa stare  al mondo, non è orvietano ma ci sta diventando e questo tutto sommato non è un male.

No, perché noi orvietani ce l’ abbiamo questa caratteristica, e cioè quella di saper dir male e sfottere fino ad offendere chi è più capace, chi riscuote più simpatie, chi ha successo, chi non la pensa come noi o chi ci è antipatico tout-court. E siamo abbastanza bravi sia nello scritto che nell’ orale. Studi recenti hanno appurato che la  facoltà si affina quando si alza il gomito, quando non si ha nulla da fare e massimamente tra i pensionati.

La causa di simili comportamenti, anche se nessuno lo ammetterebbe, è quasi sempre l’invidia, e noi orvietani, come del resto tutti in questo mondo, un pochino invidiosi lo siamo, ma non solo, siamo anche permalosi, accidiosi e pure contagiosi in quanto capaci di trasmettere le suddette virtù anche a chi orvietano non è.

Un’ ultima considerazione sul Tribunale:  il nostro primo cittadino, attendato e intento a intendere e intenerire il cuore della ministra, quale consiglio, se richiesto, darebbe agli altri trentasei suoi colleghi al fine di ottenere il medesimo scopo?!

 

 

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