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Comitato Tutela Val Teverina e Parco Fluviale del Tevere. No alla centrale a Biogas di Montecchio

Redazione by Redazione
24 Luglio 2012
in Territorio, Secondarie, Archivio notizie
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Riceviamo dal  Comitato Tutela Val Teverina e Parco Fluviale del Tevere e pubblichiamo.

“La Giunta che governa il Comune di Montecchio, in provincia di Terni, ha autorizzato, senza porre minimamente a conoscenza la popolazione, la realizzazione di un impianto a biogas in località Guagnolo, a confine tra i comuni di Montecchio e Guardea. Tutto questo è avvenuto anche se, come primo cittadino e difensore della propria comunità che gli ha dato fiducia, un sindaco può legittimamente dire “No, grazie!” piuttosto che dire di aver avuto le mani legate ed impossibilitato ad alcuna azione concreta.

Si tratta di un impianto il quale ha potenza rientrante nei limiti di 1 MW, e che per questo – grande controsenso di una legislazione solitamente iperburocratica – non necessita altro che di una semplice DIA. Esso si estenderebbe per un superficie di almeno 2,5 ettari (più o meno tre campi da calcio, per intenderci).

La società realizzatrice, della quale si sa poco o nulla, se non che non ha mai realizzato alcun impianto a biogas nella sua breve storia, speculerà sul prezzo dell’energia elettrica a tariffe superconvenienti (che pagheremo con i nostri soldi nelle future bollette) grazie alle agevolazioni garantite dalle normative vigenti. Alla collettività rimarrà la devastazione di uno dei bei paesaggi dell’Umbria. In quel lembo di territorio, ancora incontaminato, sorge infatti l’Oasi di Alviano, zona protetta e sotto tutela del WWF, meta di passaggio di numerose specie animali, tra cui alcuni anche in via di estinzione.

Non solo: a 400 metri in linea d’aria dal predetto impianto, vi è l’acquedotto comunale, mentre le falde acquifere si estendono fin sotto l’erigenda struttura. È notorio che gli impianti a biogas funzionano mediante la fermentazione di materiale insilato (in questo caso, 25% di prodotti e residui agricoli; 75% di letame) consentita da batteri. La letteratura scientifica ci informa ampiamente sulle conseguenze che, in situazioni simili, vengono a verificarsi per le falde acquifere, con l’accrescimento esponenziale della presenza di batteri nocivi per la salute umana e l’equilibrio dell’ecosistema.

Non mancano anche attività commerciali, agrituristiche ed alimentari che riceverebbero, da questo progetto, una spallata decisiva per chiudere le saracinesche a causa degli odori non propriamente gradevoli che una simile struttura (la quale per funzionare richiede varie tonnellate di letame ogni giorno) rilascerebbe.

Non di meno, il territorio di Montecchio è stato riconosciuto come zona DOP per la produzione di olio extra vergine di oliva, e anche da questo punto di vista la realizzazione di un impianto a biogas risulta controproducente. Per di più, nella zona non esistono allevamenti di animali, per cui il letame verrebbe trasportato dal Lazio, il che – oltre alle nefaste conseguenze brevemente illustrate sopra – ingenererebbe enormi volumi di traffico veicolare.

Della realizzazione dell’impianto si è venuti a conoscenza ai primi giorni di luglio, e lo stesso dicasi che il progetto diveniva esecutivo il 26 luglio. La popolazione si è attivata immediatamente spargendo la voce mediante assemblee e volantinaggi, nonché costituendo un comitato per raccogliere firme che rappresentassero la voce e la volontà dei cittadini. Sindaco e giunta si sono negati a ogni confronto, salvo indire un incontro per la giornata di lunedì 23 luglio, alle ore 18,00, in Piazza Garibaldi, a Montecchio. A tale incontro si è giunti per la fortissima pressione popolare. È ovvio che tale incontro per Sindaco e giunta serve semplicemente a giustificare una decisione che per loro è indiscutibile, ma noi parteciperemo in massa al fine di illustrare a tutti i pericoli inerenti la realizzazione di un tale scempio. Lo faremo in modo civile ma fermo, in quanto convinti della bontà delle nostre posizioni.

Vogliamo difendere il nostro bel territorio e, così com’è, vogliamo donarlo a chi verrà dopo di noi.

Portiamo alla vostra conoscenza la nostra battaglia di civiltà, nella speranza che essa possa essere in qualche modo supportata. Abbiamo attivato da poco anche una pagina Facebook all’interno della quale troverete tutte le immagini e le notizie del caso.

 

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