La questione della centrale a gas a Montecchio approda anche in Parlamento con un’ interrogazione presentata in Senato e indirizzata ai ministri per la coesione territoriale e dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, primo firmatario Elio Lannutti senatore di Italia dei valori. A sottoscriverla i senatori Carlino , Musi , Giambrone , Caligiuri , Gramazio , Di Nardo , Pedica , Sbarbati , Bianchi , Peterlini. L’interrogazione, oltre a rimarcare i dubbi già sollevati da Giuseppe Laudi capogruppo di minoranza presso il comune di Montecchio, avanza ulteriori interrogativi soprattutto in merito alla figura del responsabile dell’Area tecnica-urbanistica, dottor Giancarlo Racanicchi, che avrebbe “dato l’autorizzazione alla costruzione di una centrale a biogas in zona Cordigliano”… “coinvolto- si legge nel testo sotto riportato- nello scandalo dei contratti derivati perché, in qualità di segretario comunale di Baschi, aveva sottoscritto contratti swap, che hanno generato ingenti perdite per un Comune di ridotte dimensioni quale Baschi, dichiarando di possedere una specifica competenza ed esperienza in materia di operazioni in strumenti finanziari derivati.”
Di seguito il testo completo dell’interrogazione
Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-07975 Atto n. 4-07975
Pubblicato il 17 luglio 2012, nella seduta n. 768
LANNUTTI , MUSI , CARLINO , MASCITELLI , GIAMBRONE , CALIGIURI , GRAMAZIO
, DI NARDO , PEDICA , SBARBATI , BIANCHI , PETERLINI – Ai Ministri per la coesione territoriale e dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. –
Premesso che:
il Comune di Montecchio (Terni), attraverso il responsabile dell’Area tecnica-urbanistica, dottor Giancarlo Racanicchi, ha dato l’autorizzazione alla costruzione di una centrale a biogas in zona Cordigliano, senza
partecipazione popolare e senza il coinvolgimento del Consiglio comunale nonostante la rilevanza politico-sociale dell’insediamento e le difficoltà che tutti i territori, anche quelli limitrofi (Amelia, Giove eccetera),
hanno evidenziato a seguito di richieste per tali insediamenti; la popolazione, le attività commerciali della zona e le amministrazioni dei Comuni contigui si sono subito mobilitati, coinvolgendo anche l’associazione WWF Umbria, per approfondire gli aspetti correlati alla realizzazione di tale opera e verificarne la compatibilità ambientale;
si tratta di una centrale di quasi un megawatt di potenza, realizzata su una superficie di circa 3 ettari, per la cui gestione occorrono oltre 600 chilogrammi di massa combustibile al giorno. Tale gestione prevede un
forte impatto ambientale per quanto concerne anche il trasporto su gomma con TIR dei materiali, oltre ad un forte disagio olfattivo provocato dalle esalazioni; inoltre, l’impianto risulta contiguo al parco fluviale del Tevere, denominato Oasi di Alviano, ai pozzi alimentati da falde acquifere che soddisfano le esigenze idriche della zona e dello stesso Montecchio, ad attività di lavorazione carni, ad attività artigianali e ristorazione, come i ristoranti “i Gelsi” e “il Fontanile”, provocando delle inevitabili ripercussioni negative a queste realtà e danni sicuri; considerato che:
non esiste nella zona un’attività agricola tale da giustificare l’insediamento di una centrale a biogas a Cordigliano; la società interessata alla realizzazione dell’impianto non ha né origine né attività agricole nel territorio suddetto, ma ha semplicemente prodotto un compromesso di acquisto per una piccola parte di territorio destinata alla realizzazione della sola struttura della centrale; sono già in essere movimenti spontanei di cittadini di Madonna del porto, Tenaglie, Poggio, frazioni dei comuni di Montecchio e Guardea per costituire comitati spontanei in difesa del proprio territorio; appare singolare che nella fase storica dell’unione tra i Comuni delle aree vaste e dei tanto declamati progetti condivisi di valorizzazione dei
prodotti e del territorio, uno dei Comuni possa aver agito unilateralmente, senza alcun confronto con quelli limitrofi; il dottor Giancarlo Racanicchi è stato coinvolto nello scandalo dei contratti derivati perché, in qualità di segretario comunale di Baschi, aveva sottoscritto contratti swap, che hanno generato ingenti perdite per un Comune di ridotte dimensioni quale Baschi, dichiarando di possedere una specifica competenza ed esperienza in materia di operazioni in strumenti finanziari derivati;
un’inchiesta di “Report” andata in onda l’8 aprile 2008 riporta all’attenzione il tranello dei derivati dei Comuni umbri. In particolare si apprende che i primissimi contratti derivati «vengono inventati a
Londra, e poi qualche banca italiana li compra da Londra li reimpacchetta e li rivende. Poi alcune banche italiane imparano il mestiere e li montano loro, dopodiché chiedono alla rete distributiva di andarli a vendere. E si ha questa situazione paradossale in cui ci sono dei ragazzi di trent’anni ultraspecializzati che strutturano queste operazioni complicate e poi mandano i cinquantenni ed i funzionari bancari a venderli, che di derivati non sanno niente però hanno i rapporti con i clienti. Il risultato è che hanno fatto fare i derivati anche ai paesini di trecento abitanti. Per esempio in Umbria c’era un signore che girava e i piccoli comuni li ha battuti tutti», cioè lui Giancarlo Racanicchi, il segretario comunale di Baschi; la Corte dei conti dell’Umbria ha quantificato un danno erariale in 206.000 euro ai danni del Comune di Baschi a causa dei contratti derivati.
Il segretario ed il responsabile finanziario dell’ente Giancarlo Racanicchi e Antonietta Dominici dovranno far fronte al risarcimento a favore del Comune nella misura, rispettivamente, del 70 e 30 per cento,
si chiede di sapere: se al Governo risulti quale ruolo abbia svolto il dottor Racanicchi nella vicenda e come sia stato possibile autorizzare una centrale biogas senza coinvolgere nella decisione il Consiglio comunale e le amministrazioni dei Comuni limitrofi; se sia a conoscenza di quali siano le motivazioni che possono aver
determinato la richiesta per l’insediamento della centrale a Montecchio e non in comuni vicini, che pure hanno maggiore produzione di materiali da utilizzare nel biodigestore;
se non ritenga che la richiesta della società interessata alla realizzazione della centrale a biogas evidenzi una volontà ed un obiettivo esclusivamente speculativo, invece di una reale necessità produttiva
conseguente ad un’adeguata attività agricola; se risulti che i vertici dell’amministrazione comunale interessata abbiano valutato il fatto che l’insediamento verrebbe costruito al limite del
parco fluviale del Tevere, vicinissimo ad attività di produzione alimentare (trasformazione ed elaborazione di carni) e ad attività di ristorazione ed artigianali, danneggiando, almeno nell’immagine, tali
aziende e che l’insediamento è vicinissimo se non addirittura all’interno dell’area di captazione dei pozzi dell’acquedotto comunale di Montecchio, con i conseguenti rischi per le falde acquifere;
se sia a conoscenza di quali garanzie fidejussorie o di altro idoneo tipo siano state richieste per garantire sia la corrispondenza alle prescrizioni tecniche e progettuali soprattutto in ambito ambientale, sia
la coerenza con gli impegni assunti per quanto attiene al tipo dei materiali, esclusivamente agricoli, da utilizzare e l’area per gli approvvigionamenti; se risulti, in particolare, quali precauzioni siano state adottate per garantire la continuità dell’attività per i 20 anni prospettati e per il successivo smantellamento dell’impianto, al fine di evitare speculazioni di tipo edilizio o abbandono di relitti produttivi in un’area di
particolare interesse paesaggistico ed ambientale; se risulti quali garanzie, inoltre, siano state prescritte ed ottenute per evitare la possibile successiva trasformazione in un impianto per attività più inquinanti, come termovalorizzatori, inceneritori eccetera; se sia a conoscenza di quali criteri sono stati seguiti per valutare a
fondo la correttezza, la completezza, la congruità dei pareri e della documentazione allegata alla richiesta, riguardanti soprattutto l’aspetto ambientale; quali iniziative intenda assumere per intervenire presso i vertici dell’amministrazione locale al fine di porre fine al progetto di costruzione dell’impianto alla luce delle preoccupanti osservazioni riguardanti la sua ubicazione e le devastanti ripercussioni ambientali ed
economiche per il territorio; quali iniziative di competenza voglia intraprendere al fine di garantire ai cittadini dell’area interessata una responsabile gestione del territorio da parte delle amministrazioni di riferimento.