Caro Direttore,
Tutti possiamo constatare che i rapporti tra le banche e il loro clienti (cioè tutti i cittadini che fanno qualcosa) rappresentano una tipica perversione del sistema capitalistico. Infatti i principi teorici del capitalismo richiedono equilibrio tra le parti che stipulano un contratto e pari disponibilità delle necessarie informazioni. Ebbene, hai mai provato a leggere i moduli che le banche ti fanno firmare sia per contratti importanti, come quello di mutuo o di conto corrente, sia per qualsiasi banale operazione? Se ti metti a leggere i moduli, ammesso che serva a qualcosa, ti prendono per matto. Se ti riservi di far controllare i moduli da persona competente, ammesso che la trovi, cascano dalle nuvole: «Come? Non ti fidi di noi?».
E perché dovremmo fidarci, visto che loro non si fidano di noi?
Ma consideriamo alcuni indizi:
a) le sedi delle banche sono sempre piuttosto lussuose; normalmente più lussuose degli studi di professionisti affermati (a parte i notai, che amano circondarsi di mogano anche da vivi) e somigliano a quelle di certi industriali che stanno per fallire; ma le banche non falliscono, perché, nel loro caso, il sistema capitalistico fa un’eccezione;
b) i prezzi dei servizi offerti dalle banche sono molto meno chiari di quelli dei macellai e dei fruttivendoli e, quanto a reticenza e variabilità, somigliano solo a quelli delle compagnie di assicurazione;
c) I dirigenti, i funzionari e gli impiegati delle banche non vengono quasi mai licenziati; eppure si tratta di aziende private; possibile che siano tutti bravi ed efficienti?
Tutto ciò per dire che il popolino (del quale tu ed io facciamo parte, anche se ci diamo delle arie) chi lo difende? Come possiamo cavarcela nel mondo dei servizi bancari?
Ho scoperto che esistono degli esperti, generalmente ex funzionari di banca ancora vispi, che sono in grado di fare alle banche le domande giuste e di orientare il popolino nel labirinto dei servizi bancari.
Non ti sto proponendo di farne una rubrica, perché le banche te la farebbero pagare cara. Invece sarebbe molto opportuno che le amministrazioni comunali, invece di riempire i loro siti istituzionali di cose che nessuno legge, inserissero una rubrica intitolata pressappoco così: BANCA NO PROBLEM, COME SAPERSELA CAVARE NEL MONDO DEI SERVIZI BANCARI, con tanto di informazioni aggiornate su quanto le banche locali fanno pagare per i loro servizi e per il loro mutui e quali interessi attivi e passivi praticano.
Non sono tanto rimbecillito da illudermi che qualche sindaco mi darà retta, ma lo sono abbastanza per ostinarmi a credere che, «nell’anno che verrà», come cantava un mio coetaneo, «senza grandi disturbi qualcuno sparirà, / saranno forse i troppo furbi / e i cretini di ogni età».