Dovrebbe essere prossima l’approvazione da parte del Consiglio comunale di Orvieto del bilancio di previsione per il 2012. Molto probabilmente sarà approvato dopo il 30 giugno, data ultima, almeno fino ad ora – l’Anci ha chiesto una proroga al 31 agosto -, entro la quale dovrebbero essere approvati da tutti i Comuni i bilanci preventivi.
Questo ritardo rappresenta la più evidente dimostrazione delle difficoltà incontrate dall’amministrazione Concina per “chiudere” il bilancio 2012, come del resto già avvenuto l’anno precedente.
Mi riservo di esprimere le mie specifiche valutazioni sui diversi aspetti del bilancio preventivo 2012 quando verrà reso noto.
Per il momento rilevo che, ancora una volta, non vengono affrontati strutturalmente i problemi del bilancio del Comune di Orvieto.
Infatti, a mio avviso, come ho già sostenuto quando presentai la mia candidatura a sindaco di Orvieto, l’unico modo per risolvere strutturalmente quei problemi consiste nel ridurre in misura considerevole l’indebitamento finanziario del Comune di Orvieto, che rimane molto elevato e che incide pesantemente sul valore delle spese correnti, determinando un valore molto alto delle spese per il rimborso dei mutui accesi in passato dal Comune.
E per ridurre, nella misura auspicata, l’indebitamento finanziario, c’è una sola strada da perseguire: la vendita dell’area dell’ex caserma Piave.
A tale proposito ribadisco che, per quanto riguarda la ristrutturazione dell’area ex caserma Piave, diversi obiettivi devono essere perseguiti, non solo quello di reperire risorse che consentano di risolvere strutturalmente i problemi del bilancio comunale, ma tra questi non può essere tralasciato quest’ultimo, se si vuole essere intellettualmente onesti e realistici.
In considerazione del fatto che sia l’amministrazione Mocio che l’amministrazione Concina non hanno ottenuto alcun risultato concreto relativamente a quell’area, è possibile che passerà diverso tempo per raggiungere l’obiettivo della vendita.
Poiché quindi passerà diverso tempo per riuscire a vendere l’area in questione, occorrerà procedere alla cartolarizzazione di quell’area. Non è una proposta nuova, altri l’hanno avanzata prima di me e quindi non mi ci soffermo più di tanto. Si tratta comunque, in estrema sintesi, di procedere ad un’operazione finanziaria di cessione dell’area dell’ex caserma Piave ad una cosiddetta società veicolo che si occuperà della vendita, anticipando al Comune i proventi derivanti dalla vendita stessa, seguendo le indicazioni stabilite dal Consiglio comunale (occorrerà verificare se per questa operazione potrà essere utilizzato il fondo immobiliare della Cassa depositi e prestiti la cui costituzione è stata prevista dal decreto sullo sviluppo recentemente varato dal Governo).
Se qualcuno conosce qualche altro modo alternativo per risolvere strutturalmente i problemi del bilancio del Comune di Orvieto lo dica apertamente.
Per me l’unica soluzione è quella prima prospettata. Consentirebbe fra l’altro di ridurre, se non di eliminare, gli effetti recessivi provocati dal bilancio comunale, effetti questi da valutare molto negativamente soprattutto in un periodo come quello che stiamo attraversando, di grave crisi economica a livello mondiale, poiché sarebbe possibile diminuire il livello attuale del gettito derivante dalle imposte locali e il valore delle tariffe applicate per i servizi erogati, compresa la gestione dei parcheggi, i tempi, ora lunghissimi, entro i quali vengono pagati i fornitori, e aumentare le spese per i servizi sociali. Solo dopo, o quanto meno contemporaneamente, la riduzione dell’indebitamento finanziario, sarà opportuno individuare con precisione interventi diversi da quelli promossi negli ultimi anni, e fattibili, per aumentare le entrate.
Ma non è sufficiente fare in modo che il bilancio sia effettivamente e strutturalmente risanato ma sarebbe anche necessario adottare un bilancio partecipato o partecipativo.
Di cosa si tratta?
Per comprenderlo si può leggere quanto viene scritto su Wikipedia: “Il bilancio partecipato o partecipativo è una forma di partecipazione diretta dei cittadini alla vita della propria città (democrazia diretta) consistente nell’assegnare una quota di bilancio dell’Ente locale alla gestione diretta dei cittadini, che vengono così messi in grado di interagire e dialogare con le scelte delle Amministrazioni per modificarle a proprio beneficio.
In un bilancio partecipativo, di regola la partecipazione si realizza innanzitutto su base territoriale: la città è suddivisa in circoscrizioni o quartieri. Nel corso di incontri pubblici (che possono avere forma fisica o virtuale, e tutta una gamma di diversi gradi di inclusività e rappresentatività, dall’assemblea alla giuria di cittadini estratti a sorte) la popolazione di ciascuna circoscrizione è invitata a precisare i suoi bisogni e a stabilire delle priorità in vari campi o settori (governo del territorio, ambiente, educazione, salute…).
A questo si aggiunge talvolta una partecipazione complementare organizzata su base tematica attraverso il coinvolgimento di categorie professionali o lavorative (sindacati, imprenditori, studenti..), ciò che permette di avere una visione più completa della città, attraverso il coinvolgimento dei suoi attori economici.
L’Ente locale di riferimento è presente a tutte le riunioni circoscrizionali e a quelle tematiche attraverso un proprio rappresentante, che ha il compito di fornire le informazioni tecniche, legali e finanziarie necessarie alla formalizzazione delle decisioni e di avviare una fase di negoziazione con le proposte emerse, attento, però, a non influenzare o prevaricare le decisioni dei partecipanti.
Alla fine ogni gruppo territoriale o tematico presenta le sue priorità all’ufficio competente, il quale stila un progetto di bilancio che tenga conto delle priorità indicate dai gruppi territoriali o tematici. In caso positivo, il bilancio viene infine approvato dal Consiglio dell’Ente.
Nel corso dell’anno seguente, attraverso apposite riunioni, la cittadinanza valuta la realizzazione dei lavori e dei servizi decisi nel bilancio partecipativo dell’anno precedente.
Di solito le amministrazioni comunali, visti anche i vincoli di bilancio cui sono tenuti per legge, riconoscono alle proposte avanzate dai gruppi di cittadini la possibilità di incidere solo su una certa percentuale del Bilancio comunale”.
La percentuale citata, nei Comuni italiani dove è stato utilizzato lo strumento del bilancio partecipato, si è attestata tra il 5 e il 10%.
In un buon numero di comuni italiani è stato adottato il bilancio partecipato. Quelli di maggiori dimensioni sono stati Arezzo, Bergamo, Massa, Modena, Parma, Pescara, Reggio Emilia, Udine.
Non mi risulta che in Umbria qualche Comune abbia realizzato un bilancio partecipato. In alcuni Comuni del Lazio sì, ad esempio Bracciano, Priverno e Riano.
Chi è interessato può leggere il regolamento per il bilancio partecipato adottato dal Comune di Bracciano per il 2011: http://pborrello.wordpress.com/2012/06/16/il-regolamento-del-bilancio-partecipativo-del-comune-di-bracciano-per-il-2011/
Tra l’altro l’adozione del bilancio partecipato consentirebbe di accrescere considerevolmente la partecipazione dei cittadini orvietani alle scelte dell’Amministrazione.
In passato tale partecipazione è stata del tutto insufficiente e insoddisfacente. Per quanto riguarda il bilancio preventivo, che rappresenta l’atto più importante per ogni Comune, l’attuale amministrazione non ha promosso nessuna partecipazione con i cittadini. Le precedenti amministrazioni, generalmente, attuavano una partecipazione “fasulla”, in quanto veniva sottoposta al giudizio dei rappresentanti delle associazioni di categoria e dei sindacati una proposta di bilancio ormai definitiva che, pertanto, non poteva essere più modificata.