di ufficio stampa Comune di Orvieto
Di seguito si riportano ampi stralci del dibattito che ha cauterizzato la seduta straordinaria aperta del Consiglio Comunale su tema della Riforma della sanità nella Regione Umbria, al quale sono intervenuti Franco Tomassoni Assessore regionale alla Sanità, Eros Brega Presidente del Consiglio Regionale, i Consiglieri regionali Alfredo De Sio e Fausto Galanello, il Presidente della Provincia di Terni Feliciano Polli, il Direttore Generale ASL 4 Vincenzo Panella, il Presidente della Conferenza Sindaci Zona Sociale n. 12 dell’Orvietano Massimo Tiracorrendo ed i Sindaci del Comprensorio Orvietano, Operatori della sanità locale ed Associazioni locali.
Aprendo i lavori il Presidente del Consiglio Comunale Marco Frizza ha evidenziato l’esigenza di: “Dare nuova luce alla sanità orvietana. La legge affida la tutela della salute alle Regioni che la organizzano attraverso le ASL; da un punto di vista formale, quindi, il ruolo dei Comuni è marginale: perché allora un C.C. aperto? Perché oltre la forma, sulla vita dei cittadini insiste la sostanza. Gli orvietani conoscono la troika della Direzione generale della ASL attraverso le foto dei giornali; poco anche i dirigenti di strutture locali; insomma il ‘volto amico’ della sanità umbra da noi sembra sfocato, indistinto: pochi ‘amici’, troppi ‘estranei’. I cittadini invece conoscono bene il sindaco, i consiglieri comunali, il consigliere regionale: ed è a loro che si rivolgono, con cadenza quasi quotidiana, lamentando un decadimento della sanità orvietana, una perdita di ruolo. I Comuni sono i titolari della rappresentanza di una comunità locale, gli interpreti dei loro bisogni, delle loro aspettative, anche in termini di salute e di assistenza socio-sanitaria. Quindi è la ragione delle cose, la “cocciutaggine dei fatti” (Lenin) che spinge per il coinvolgimento degli Enti Locali: non più rituale (es. conferenza dei sindaci), ma sostanziale in un confronto paritario, pur nel rispetto dei ruoli.
Per questo noi oggi siamo qui. Per capire, per discutere, per uscire con soluzioni e impegni concreti. Quando le soluzioni sono buone non serve essere ‘bocconiani’ per comprenderle, basta il buon senso comune. Il ruolo e il peso dei Comuni nella tutela della salute va rifondato: il rapporto tra Sindaci intimoriti, con il cappello in mano, e management che li ubriaca di diapositive e di inglesismi, e li seduce con promesse peraltro quasi sempre disattese, deve essere solo un brutto ricordo del passato. L’Umbria, regione piccola, è stata grande quando ha saputo accogliere e valorizzare le specificità dei territori. E’ tempo di recuperare un confronto leale, civile, partecipato, e soprattutto scevro da ‘furbizie’, perché di lealtà, di civiltà. di partecipazione è fatta Orvieto e l’Umbria.
Altrimenti le ragioni sterili della tecnocrazia prendono il sopravvento su quelle virtuose della democrazia. Noi siamo convinti che si può avere efficienza ed efficacia senza per questo dover applicare alla gestione del bene salute le regole aziendalistiche di chi produce saponette o altri prodotti di consumo. In questi anni le disponibilità finanziare sono drasticamente diminuite e la Regione lavora alla razionalizzazione della spesa per garantire lo stesso livello dei servizi. E le attuali proposte di riforma sembrano andare in questa direzione. Come si può non essere d’accordo?
Solo che a noi sembra – mi rivolgo in particolare all’Assessore – che per l’Orvietano più che interventi di razionalizzazione, in questi anni si sia perseguita un’opera pervicace di RAZIONAMENTO. Dall’Orvietano si è preso molto, e poco, molto poco si è restituito: sia in termini di risorse umane, che economiche, che di azioni progettuali mirate sulle specificità geografiche, demografiche e sulle evidenze epidemiologiche del nostro territorio.
Da qui occorre ripartire per dare nuova luce alla sanità orvietana, di per sé (perchè gli orvietani non sono figli di un Dio minore) e nell’interesse della Regione per il contributo significativo che il nostro territorio può apportare.
Abbiamo da tempo maturato la convinzione che la nostra realtà geografica, culturale, relazionale, lavorativa, sociale ed economica rappresenti un ‘unicum’ nel panorama della Regione Umbria. Le distanze oggettive con i due capoluoghi di provincia che delineano una lontananza non solo chilometrica, la vicinanza con l’alto Lazio e la bassa Toscana, il collegamento autostradale con Roma rappresentano concretamente una vocazione specifica e obbligata che va tenuta in massima considerazione. In questa fase di grave crisi economica, nella quale le imprese soffrono, i disoccupati aumentano e le famiglie vivono il futuro con preoccupazione, abbiamo il dovere di impegnarci per valorizzare quelle realtà lavorative che nei fatti hanno potenzialità espansive e di crescita qualitativa e abbiamo la necessità di sentirci pienamente parte della nostra Regione.
Nella prospettiva di riorganizzazione delle ASL dell’Umbria e delle Aziende Ospedaliere (discussa in questi giorni), si tenga in massimo conto dunque la peculiarità dell’Ospedale S. Maria della Stella di Orvieto e del Distretto sanitario dell’Orvietano.
L’ospedale S. Maria della Stella di Orvieto, rappresenta una realtà sanitaria unica in Umbria in quanto, per la sua posizione strategica, ha tutte le potenzialità di divenire un centro di riferimento per una area molto vasta ed assumere il carattere di Ospedale Interregionale. E’ di fatto, considerata la chiusura di alcune realtà ospedaliere laziali, l’unico ospedale di emergenza della nostra Regione che ha un potere attrattivo di assoluto rilievo. In questi anni, per una serie di motivi, le risorse umane, professionali ed economiche necessarie per la crescita del nostro ospedale, sono state ridotte al lumicino e questo ha aumentato le “distanze”, verso la Regione Umbria. Altre ASL, altre strutture ospedaliere già esistenti o da realizzare anche nell’ambito della nostra azienda, hanno assorbito fondi, attenzioni, studi , energie. Riteniamo tutto ciò miope soprattutto per l’occasione che la Regione stessa rischia di perdere in questo difficile momento storico. Il nostro Ospedale, collocato sull’Autostrada del Sole, centro di riferimento di un territorio molto ampio che travalica i confini regionali, la distanza notevole con gli Ospedali di Emergenza di livello superiore (Perugia e Terni) impongono per motivi di sicurezza sanitaria, di potenzialità di sviluppo economico e lavorativo, una valorizzazione piena e consapevole.
Signor Assessore, proponiamo quindi un progetto di investimento sul Santa Maria della Stella di Orvieto, certi che se questo percorso verrà messo in opera, nuovi orizzonti saranno possibili e grandi risultati verranno raggiunti. La Regione Umbria, sviluppando scelte strategiche indispensabili in ambito sanitario, ha l’opportunità di creare il nuovo possibile. Se si è davvero onesti nel leggere i bisogni, le possibilità di sviluppo, le caratteristiche specifiche delle diverse realtà regionali, non si può prescindere da una riflessione approfondita per quanto riguarda il territorio orvietano e questa sua realtà unica, di grande potenzialità.
Analogo impegno deve essere assunto per il territorio: anche qui le specificità sollecitano soluzioni adeguate ai bisogni dell’utenza. La vastità dell’area, le caratteristiche demografiche – Orvieto e l’orvietano hanno un indice di vecchiaia nettamente superiore alla media regionale e nazionale – costituiscono un sistema complesso che deve essere organizzato per essere utile ai cittadini e per garantire qualità delle azioni. E quindi: più prevenzione, rete territoriale con componenti specialistiche di base, residenzialità e domiciliarità, case della salute.
A conclusione, Orvieto non rivendica trattamenti di favore, meno che mai è spinto da logiche di campanile. Più semplicemente vogliamo essere trattati come gli altri: si definiscano finalmente i costi standard e su questa base si assegnino le risorse; basta con il dannegiare molti, per gratificare le ‘presunzioni’ di pochi. Diversamente da quanto si pensi, la spesa per il Ssn – oltre 106 miliardi di euro – è cresciuta relativamente poco negli ultimi anni. Ciò nonostante in Umbria, nel comparto sanità, verranno a mancare 150 milioni di euro entro il 2014: occorre allora ragionare su una organizzazione che sia sostenibile rispetto alle risorse, senza danneggiare il livello dei servizi e delle prestazioni. Forse anche in Umbria abbiamo favorito troppo le esigenze degli operatori (meglio, di alcuni operatori e di alcuni campanili) a danno dei bisogni dei cittadini. La regione è sovraccarica di punti nascita, di Tac e Pet, di piccoli ospedali a poca distanza uno dall’altro: questa sovrabbondanza maldistribuita di personale e strutture genera eterogeneicità e non aiuta interventi di razionalizzazione. Occorre riguadagnare i principi della Riforma del 1978: il Servizio sanitario deve essere universale, solidale e gratuito. Basta con troppe spese inutili e con l’assistenza negata. Ma cambiare si può: basta gestire bene le risorse disponibili nell’esclusivo interesse dei cittadini utenti. La sfida è grande, ma possibile. per vincerla non servono, né bastano manager dall’aria bocconiana. Serve la Politica, quella alta, quella vera; in un rapporto fecondo tra la Regione e le istituzioni locali perché stiamo trattando del benessere dei nostri cittadini. Signor ass.re, se la sfida è questa, Orvieto c’è, Orvieto ci vuole essere!”.
Eros Brega Presidente del Consiglio Regionale: “Il tema della sanità e delle riforme è fondamentale, prioritario e non più rinviabile. Quando si cambia l’organizzazione di un sistema questo comporta sempre momenti di difficoltà specie in un periodo difficile come quello che stiamo attraversando. Nell’attesa dell’arrivo dell’Assessore regionale per l’inizio dei lavori di questa seduta ho ascoltato molti cittadini che hanno rivendicato attenzione sui temi della sanità. In questo momento non è possibile dire di sì a tutto, ma si deve condividere il più possibile il tema delle riforme. Una condivisione che dove portare all’attenzione generale le specificità garantendo il più possibile i servizi ai cittadini ed eliminando l’eccesso di burocrazia. E’ doveroso ascoltare le richieste e le difficoltà che manifestano i cittadini, che non sono cittadini di serie A e serie B. Il mio impegno come presidente dell’Assemblea regionale è quello di continuare a mantenere in tutta l’Umbria il livello di serietà dei servizi finora garantiti”.
Massimo Tiracorrendo Sindaco di Castelviscardo e Presidente Conferenza Sindaci Zona Sociale n. 12 dell’Orvietano: “un sistema sanitario pubblico universalistico, garantisce i livelli essenziali di assistenza e quelli aggiuntivi che la norma regionale prevede senza distinzione di genere, età, reddito. L’Umbria ha una buona sanità in generale. Parlare della riforma della sanità in Umbria significa chiarire alcuni punti. L’Umbria ha una buona sanità in generale, lo dicono i dati della Corte Conti che indica solo la nostra regione insieme alla Lombardia, comete uniche due regioni che sono riuscite a conseguire risultati positivi con i fondi messi a disposizione dal SSN. Ma basta solo fare comparazioni con le altre regioni per dire che il nostro sistema funziona ed è appropriato? Penso di no. Una valutazione più ampia va fatta sulla base delle valutazioni della popolazione e degli operatori del settore. Oggi il nostro Servizio Sanitario Regionale è riuscito a non gravare eccessivamente sulle finanze dei nostri cittadini, ma ora deve essere capace di fornire risposte efficaci, seppure in uno scenario in continua evoluzione, sia epidemiologica e demografica da un lato, sia di progressiva diminuzione delle risorse per tutte le regioni italiane dall’altro. Questo ci impone di ripensare in modo sostanziale il quadro organizzativo del SSR, le modalità di erogazione delle prestazioni e degli interventi socio- sanitari. E in questo contesto diventa fondamentale il ruolo dei comuni attraverso la Conferenza dei Sindaci già istituita per le questioni sociali e socio-assistenziali. Ripeto, sarebbe parziale valutare in base ai dati, senza tenere conto dei dati oggetti e non pensare a nuove modalità di erogazione dei servizi. Quindi, occorre pensare la società civile come soggetto attivo. Razionalizzare significa eliminare le sovrapposizioni, gli sprechi di risorse, nell’ottica di offrire una gamma di servizi e prestazioni in maniera integrata fra le varie aziende regionali. Le misure di riordino che la regione Umbria intende attuare in campo sanitario riguardano tre campi di attività: la prevenzione, l’assistenza distrettuale e l’assistenza ospedaliera. La medicina territoriale deve assumere sempre di più un ruolo principale, dove le prestazioni sanitarie e socio-assistenziali abbiamo non solo facilità di accesso ma garantire una capillare presa incarico delle necessità e risposte appropriate. Se l’esperienza della ‘casa di salute’ in alcune zone dell’Umbria è già una realtà che funziona, e può essere una esperienza positiva ma i PES territoriali devono rimanere quali presidi sanitari e socio-sanitari dei territori, talvolta troppo marginali ai servizi ospedalieri e ai centri di salute. Sull’assistenza ospedaliera viene ribadita la sua specificità e l’integrazione con la rete dell’emergenza-urgenza regionale. la novità da cogliere nelle misure di riordino del DDL regionale, è il ruolo importante dei comuni che, insieme con la Regione e attraverso la conferenza dei sindaci, sono entità propositive, di valutazione e di controllo sull’andamento generale dell’attività dell’ASL, contribuendo alla definizione dei primi programmatici e alla elaborazione di proposte, nonché alla competenza in ordine all’articolazione territoriale sanitaria con riferimento ai distretti. Nel disegno di legge di riforma il distretto sanitario di Orvieto non è in discussione, né il punto nascita. Altro elemento innovativo è quello dell’autonomia gestionale economica e finanziaria dei distretti. Il nuovo ordinamento sanitario regionale vede i comuni come organi istituzionali sanitari, dunque, l’impegno che la Conferenza dei Sindaci può assumere è di far sì che la Regione rispetti i parametri fissati e assicuri l’assistenza ospedaliera nel nostro comprensorio e nelle strutture residenziali, assicurando il diritto alla salute per tutti, premiando la qualità e valorizzando il ruolo e le responsabilità degli operatori”.
Paolo Borrello – Associazione Libera: “l’associazione che rappresento pone grande attenzione a livello regionale e nazionale sulle attività delle pubbliche amministrazione, per contrastarne le cattive pratiche, quindi anche sulla sanità. L’invito che intendo lanciare alle istituzioni da questo Consiglio comunale aperto è che l’attuale direttore generale dell’Asl di Terni non diventi commissario straordinario perché non ha affatto operato per migliorare la qualità e quantità dei servizi dell’ambito orvietano che, anzi negli ultimi anni, hanno subito un deciso peggioramento. Con una forte diminuzione del personale medico e il pensionamento anticipato di diversi primari. Questi ed altri fattori messi insieme sono segno di un forte disagio. Credo che il Direttore Generale in sintonia con la Regione abbia attuato tagli indiscriminati senza perseguire l’obiettivo prioritario della politica sanitaria, quello cioè di soddisfare nel miglior modo possibile l’utilizzo dei servizi da parte dei cittadini. Quello che sollecitiamo è il mantenimento dell’autonomia del presidio orvietano come sede dipartimentale dell’emergenza-urgenza, da effettuarsi davvero con personale specializzato così da attrarre utenza da fuori regione. Ed inoltre, attuare una vera politica di spending review con la ridurre dei veri sprechi. Ci chiediamo il perché si debba costruire un nuovo Ospedale Narni/Amelia e non si investa su Terni. Chiediamo infine, che, il direttore generale della nuova Asl, qualunque sia la sede, sia migliore di quello attuale e che la scelta non sia più frutto della spartizione partitica dell’attuale maggioranza di governo”.
Gianni Mencarelli – Tribunale dei Diritti Malato: “finalmente un Consiglio comunale sulla sanità che si accavalla però con la riforma endoregionale. Non ci interessa dove saranno collocate le sedi delle Asl ma ci interessa fortemente il mantenimento delle promesse già fatte nel precedente Consilio comunale e poi dalla presidente della Regione laddove diceva che i nostri servizi non sarebbero mai stati penalizzati, anzi, a fronte dei sacrifici già fatti sarebbero stati effettuati nuovi investimenti. File di attesa, disservizi, carenze di personale sono questi i problemi più gravi. Molta popolazione dell’orvietano va a confluire su altre strutture extraregionali. Se consideriamo che la regione ha perso la sua attrazione sui servizi in virtù della mobilità extraregionale, pensiamo che il fenomeno è riferibile al fatto che nelle nostre strutture non c’è più personale che attrae. Conosciamo l’esigenza dei tagli. Ma la razionalizzazione poteva iniziare un anno fa. Da parte della nostra popolazione c’è un grandissimo malessere. E richiamo la Regione e la direzione generale dell’Asl ad una maggiore attenzione. Uno dei principali fattori di eccellenza della sanità pubblica è stato sempre il personale che prestava servizio e che ha sempre creduto nel servizio pubblico. So che c’è ancora molta gente che difende il servizio pubblico. Dico questo perché il personale è una risorsa e va rispettato”.
Mario Tiberi – Cittadinanza Attiva: “si è detto e si dice ancora che il direttore generale sia stato inviato a mo di pro console in questa Asl come razionalizzatore di spesa. Ma ciò non deve significare essere tagliatore di bisogni, di necessità primarie e di diritti primari. Quando vengono meno le capacità di uomini e donne, vengono meno i servizi ospedalieri e non. Di questo passo, per quelli ospedalieri si rischia di diventare un mero presidio di sutura per le piccole ferite o poco più, altro che emergenza-urgenza. Quello che è accaduto in questi anni, all’inizio ha avuto le caratteristiche di un esodo poi ha assunto le fattezze di una vera e propria diaspora che non sono la stessa cosa. Quest’ultima è coartata per irrespirabilità ambientale. La Costituzione Italiana è democratica e repubblicana e si basa sui dei valori essenziali, fra cui la salute che è un diritto. Il lavoro va rispettato, non è con il ricorso continuo al Consiglio di disciplina che si sanano i problemi ma con la continua capacità di ascolto. Il direttore generale deve dire se intende proseguire su questa strada”.
Ciro Zeno – Segretario PDCI: “alla luce del documento regionale del Partito dei Comunisti Italiani che pone al centro la Salute e la Sanità come beni comuni e non una merce dipendente dal mercato, non condividiamo il documento sul riassetto della sanità regionale perché mera dinamica di riassetto interno nelle istituzioni. Mettiamo al centro la salute pubblica e la persona. Proponiamo di dare vita ad un Comitato misto che chieda un confronto civico allargato teso ad affermare il principio della Salute come bene comune indivisibile e come diritto egualitario. Questa nuova fase di indirizzo per il riordino della sistema sanitario regionale, può essere l’occasione per fare delle proposte di trasformazione dell’attuale sistema che comporta la progettazione di un nuovo e più avanzato sistema sanitario centrato sulla prevenzione e sul territorio e la relativa costruzione di adeguate strutture organizzative, radicate nel tessuto delle comunità locali. Adeguata attenzione dovrà essere rivolta alla costruzione delle ‘Case della salute’, alla centralità del distretto e alla sua piena autonomia, al potenziamento della rete per le cure domiciliari ed intermedie, ad azioni concrete per ridurre il consumo di farmaci, alla revisione delle linee di indirizzo regionale per la nutrizione artificiale domiciliare, alla costruire di un’azione concreta di prevenzione e gestione della sanità attraverso un diverso ruolo dei medici di medicina generale in connessione con gli operatori sanitari ospedalieri e del distretto”.
Sauro Galanello CGIL / SPI: “la proposta della Giunta Regionale definisce una ossatura di sistema condivisibile, superando doppioni e valorizzando il merito. Ci sono però delle criticità: ad esempio, come si ottengono i risparmi previsti? Va altresì assicurato come mantenere alta specialità dell’azienda di Terni. Serve inoltre maggiore chiarezza sulla rete ospedaliera e la rispondenza sui territori. La funzione del nostro ospedale va definita e messa in atto. Riconfermiano la condivisione del disegno di riordino e io fatto che il risparmio sia sovrastimato mentre andrebbe incentivato il recupero di risorse sulla mobilità passiva. Attendiamo il confronto con la Regione per affrontare i tanti nodi ancora aperti. Da ultimo, sollecitiamo la riapertura di un confronto su questo territorio, sulla destinazione d’uso dell’ex ospedale e sulla praticabilità della ipotesi di dare vita al Palazzo della Salute nell’area dell’ex caserma”.
Stefano Moretti: “a questo dibattito è mancata la prolusione iniziale dell’assessore. Di riforma endoregionale sulla sanità si discute da almeno venti anni, nel corso dei quali l’assetto è rimasto invariato ad eccezione dell’abolizione dell’Asl dell’Orvietano che io non ho mai condiviso. I bacini sanitari non si ritagliano solo sul dato demografico ma su altre valutazioni. Oggi ci avviamo verso due sole Asl: Umbria 1 e Umbria 2, una delle quali sembrerebbe con sede a Foligno. Andrebbe invece approfondito il tema dei distretti sanitari con autonomia organizzativa e finanziaria, il che ci farebbe ragionare meglio degli scenari futuri e oggettivi del sistema sanitario regionale. Penso anche come si può immaginare l’ospedale di Narni/Amelia come ospedale di prossimità al costo di circa 2 milioni di euro, e non dirottare fondi sull’Ospedale della specializzazione dell’Azienda di Terni e sull’emergenza-urgenza di Orvieto? E’ di questo che si deve parlare non di altro”.
Cons. Guido Turreni (PdL): “giudico sconveniente il forte ritardo dell’Assessore Tomassoni a questa seduta consiliare perché ci sono delle forme di rispetto per tutti. Ciò detto, vediamo cosa non funziona ad Orvieto e poi gli aspetti regionali. Le istanze socio-sanitarie del nostro territorio sono:
– le liste di attesa sono un problema serio: se esenti da ticket ci sono tempi molto lunghi per carenza del personale e apparecchiature; se no ci si deve mettere in lista per l’intramoenia che adesso costa quanto la terza opzione che è libero professionista. Aumentano coloro che sono costretti a mettersi in lista d’attesa perché le poche disponibilità sono sempre in crescita.
– Orvieto è ospedale emergenza-urgenza solo sulla carta dal momento che non ha l’eliporto, è senza personale e senza infermieri specializzati per questa caratteristica. Mi riferisco al personale del 118, della chirurgia e della medicina generale, su cui si costruisce la spina dorsale,
– manca il servizio notturno dell’emoteca. E’ persistente la carenza di servizi, e il personale attualmente in servizio è nettamente inferiore a quello degli anni passati che era già carente.
– molti pazienti dimessi ritornano in ospedale attraverso il servizio di pronto soccorso perché mancano le strutture extraospedaliere che li assistono.
– i dirigenti medici hanno 9.500 ore non remunerate nel 2009 e molte di più nel 2010. Un bel modo di risparmiare sulla pelle del personale! Intanto, nel 2011 la dirigenza Asl è stata gratificata con un premio economico.
– tra le conseguenze di questa politica dei tagli c’è l’aumento dei contenziosi tra operatori sanitari e pazienti e tra operatori e direzione sanitaria per problemi vari. Quanto costerà questo contenzioso alla Regione?
Il malato non è più al centro del sistema sanitario. Della riforma regionale, mi convince la riduzione di tutte le superfetazioni varie ma quello che mi sconvolge è che la sede di tutta la sanità umbra sia a Foligno. Sconvolgente e incomprensibile, perché Orvieto è stato sempre marginalizzato sulla gestione socio-finanziaria. In conclusione, gli atti di responsabilità chiedeteli alle comunità che hanno sempre preso e non hanno mai dato.
Cons. Roberto Meffi (Gruppo Autonomo): “l’argomento è di grande attualità e importanza. E’ opportuno ricordare che viviamo un momento particolare e anche l’Umbria ne risente specie nella sanità. La coperta delle finanza è sempre è più stretta, ma è in questi frangenti che si misura una classe dirigente che sappia dare risposte e politiche di prospettiva. Inutile dunque piangerci addosso ma guardare avanti e mettere al centro delle politiche regionali il cittadino. Trovo inaccettabile che ci siamo ancora delle liste d’attesa fino ad otto mesi. Le istituzioni devono correre ai ripari con risposte adeguate. E’ necessaria una razionalizzazione e il taglio degli investimenti incomprensibili previsti come quelli per l’ospedale di Narni e Castiglion del Lago. Penso sia utile semmai unificare i centri di acquisto. Riconosciamo che la proposta di riforma sembrerebbe rispondere alle esigenze che ci sono, ma ha ancora delle timidezze. In Umbria vi sono due neurochirurgie e due cardiochirurgie, lussi che questa regione non può più permettersi. Lo dice l’OMS. Altri aspetti della riforma sono positivi. Orvieto forse dava fastidio a qualcuno o al sistema quindi da tempo è stata fatta fuori, con il solo risultato del depotenziamento dell’ospedale in una realtà che, da sempre, è terreno di cerniera chiamato a dare risposte ad un bacino allargato rispetto a quello di pertinenza. I numeri devono far riflettere sulle potenzialità di questo ospedale e di questo territorio, qualificandolo come ospedale interregionale. I servizi territoriali fanno misurati a fronte di una media di invecchiamento della popolazione molto al di sopra delle media regionale. La sanità orvietana è stata destrutturata, pressoché azzerata. Occorre quindi, in armonia con i contenuti della riforma, restituire quel cammino virtuoso troppo bruscamente interrotto. Chiediamo di essere trattati alla stressa stregua di altri territori umbri. Auspico che questo Consiglio comunale dia dei risultati positivi e non sia solo una passerella come spesso, e anche di recente, è accaduto”.
Cons. Carlo Tonelli: “il mio è un intervento di solitudine, ma costruttivo e propositivo. Non mi interessa la visibilità mediatica, quindi vorrei fare delle Valutazioni, delle domande e delle proposte.
Le Valutazioni: La filosofia di fondo di questa riforma è essenzialmente quella di realizzare un sistema sanitario unitario ed integrato. Che superi la competitività tra le diverse aziende sanitarie ed ospedaliere. Ciò oltre a garantire una maggiore coesione del sistema ne aumenterà la sua efficienza, ridurrà i costi e migliorerà la sua governance complessiva. La Presidente Marini ha detto ‘non è più tempo di difendere l’esistente’, io Carlo Tonelli capogruppo consiliare aggiungo: ‘figuriamoci l’inesistente’.
E’ stata pensionata l’orvietanità con il collocamento a riposo in vari modi, di varie figure sanitarie che ringrazio per il servizio alla cittadinanza ma sia chiaro a tutti che l’attenzione politica per la sanità dell’Orvietano non andrà mai in pensione anche in virtù del nuovo ruolo forte attribuito ai Comuni dalla Regione. Non è un processo, sia chiaro, ma la valutazione del presente è elemento indispensabile per poter parlare di Futuro in modo politicamente ed istituzionalmente corretto. Per non essere strumentale farò riferimento ad Atti, articoli di giornale, interventi di associazioni e singoli cittadini.
– Osservazioni al PSR 2009/11 dei Sindaci: ‘Codificato come H Emergenza e Territorio appare scontato che la struttura ospedaliera deve dotarsi di tutti quei servizi adeguati e basilari per avere tale vocazione ed operatività’.
– La Diagnostica per immagini dovrà essere potenziata ed adeguata con il servizio di digitalizzazione delle immagini, trasmissione, lettura telematica e scambio di informazione tra i vari reparti ospedalieri e territoriali nonché extraterritoriali.
– Per l’ammodernamento delle ambulanze chiesto nel 2009, nel 2012 a che punto siamo?
– ORVIETOSI: ‘Tra liste di attesa sempre più lunghe e carenze di organico, dove va l’Ospedale di Orvieto’ e ci si pone la domanda: ‘se un Ospedale dell’emergenza-urgenza possa mantenere questa classificazione alla luce dei tagli effettuati e delle condizioni di carattere organizzativo e strutturale in cui versa’.
– La Nazione: ‘Carenze al Pronto Soccorso i medici vanno in Procura’
– Tuttorvieto: ‘Continua lo scandalo delle liste d’attesa’
– Il Giornale dell’Umbria: ‘Intanto restano senza primari Ortopedia e cardiologia da luglio anche Radiologia’
– Orvietosi: ‘Gravi carenze di personale al P.S., in arrivo 2 medici a rafforzare l’organico
– Think Tank: I dati di Cittadinanzattiva Tribunale per i Diritti del Malato collocano la ASL 4 nella fascia di punteggio mediocre’. Nell’articolo si ipotizza una programmazione sanitaria a me vicina
A tutte queste considerazioni vanno date delle risposte:
– Riorganizzazione SSR: Disegno di legge ‘Ordinamento del SSR’, Delibera di Giunta ‘Misure di riordino e razionalizzazione del SSR’
– Nuovo modello proposto Regione Umbria: Ruolo dei Comuni in forma singola ed associata (rivoluzionario); Appropriatezze clinica ed organizzativa. Si ribadisce ruolo universalistico del SSR e che i L.E.A non sono un vincolo ma un impegno programmatico (vanno introdotti i L.E.A tempo-dipendenti)
– Nuovo modello SSR:
– Centralizzazione dei processi tecnico amministrativi con l’unificazione degli approvvigionamenti (Agenzia Umbra Sanità poi Centrale di committenza),
– Ridefinizione del ruolo della Regione,
– Rimodulazione degli ambiti territoriali della Aziende ASL, revisione e ridefinizione della ‘mission’ delle Aziende Ospedaliere per realizzare una progettualità omogenea e di appropriatezza non condizionata da interessi di tipo prevalentemente localistico
– 2 ASL
– 2 aziende ospedaliere interconnesse + Università
– Ruolo centrale del Distretto
– Dipartimento di prevenzione: 4 aree di intervento
– Nuovo modello del Servizio 118
– Infrastrutture tecnologiche ed i sistemi informativi vanno reingegnerizzati per favorire economie di scala e per supportare il sistema di organizzazione a rete dei servizi sanitari prescelto. L’obiettivo sarà quello di sviluppare una sanità elettronica
– Risparmi 7,1 il primo anno, 25 nel triennio di questi: 1,1 dalla riduzione del costo del personale derivante dal reintegro delle cessazioni. Tutto ciò libererebbe risorse per il sistema nel suo complesso
– Sanità ‘privata’. A dare un contributo a questo assetto per l’alta tecnologia diagnostica e per la riduzione della mobilità passiva ospedaliera dovrà essere chiamata anche la componente sanitaria privata accreditata, che dovrà garantire una idonea integrazione con il sistema pubblico
Le Domande sul nuovo SSR
– il ruolo della Sanità privata
– Se l’obiettivo del risparmio prevede una abolizione degli interessi localistici, una maggiore integrazione ed un unico linguaggio perché non 1 ASL ed 1 Azienda ospedaliera?
– Servono tecnici per il pareggio di bilancio o tecnici per la produzione di salute?
– Se si continua con l’integrazione con la sanità privata non è meglio investire i risparmi in quella pubblica e dare meno soldi al privato accreditato almeno nel medio termine?
Le Proposte
– Valorizzare la collocazione geografica di Orvieto che consente mobilità extraregionale in entrata (dati confortanti alla luce della riorganizzazione ospedaliera del Lazio. Il Lazio paga? Ed i fondi dove vanno?) magari individuando anche una Eccellenza per L’Ospedale di Orvieto che possa incrementare tale flusso
– Autonomia del DEA I livello come previsto nelle linee di riordino del SSR a patto che diventi spunto per una moderna progettualità territoriale
– La costruzione di un modello sperimentale di assistenza che veda l’Ospedale ed il Distretto fulcro di una serie di interventi che garantiscano una reale continuità assistenziale nell’arco delle 24 ore integrando medici e Pediatri di base, C.A ed assistenza domiciliare. Un nuovo ruolo dell’emergenza 118 che oltre ai compiti istituzionali possa essere utilizzato per una progettualità atta a garantire a tutti i cittadini dell’orvietano lo stesso livello di assistenza dei centri specializzati nelle situazioni tempo dipendenti (ictus, infarto, politrauma grave)
Riassumendo:
– LEA tempodipendenti
– Assicurare il trasporto nei centri specialistici tramite 118, ovunque ci si trovi in Umbria, per patologie crono dipendenti (infarto ictus politrauma grave )
Ne consegue l’invito alla mobilitazione in difesa del valore e contenuti della sanità pubblica”.
Cons. Evasio Gialletti (PSI): “la conferenza dei capigruppo e il presidente dopo mesi di tentativi, sono riusciti a convocare questo Consiglio comunale che si è intrecciato con la riforma sanitaria. Il nostro territorio non è strano ma ha la sua storia. Non rivendica sedi ma che il suo ospedale dell’emergenza funzioni veramente come ospedale dell’emergenza-urgenza. Chiede che venga mantenuto il turn-over del personale, una buona diagnostica, tempi di attesa normali piuttosto che andare a Terontola. Insomma chiediamo la normalità. Sulla riforma condividiamo l’assetto di due aziende territoriali – la sede non è un problema per noi – e non altri balzelli. Speriamo che questo processo si concluda presto e bene. Chiedo che, entro le ferie, la Regione approvi la nuova legge altrimenti sorgeranno altri problemi. Il direttore generale Panella è un bravo direttore che ha fatto cose importanti e anche impopolari; ma dentro la Sanità c’è un clima aziendale pesante che va riportato alla tranquillità per tutti. Spero che questo consiglio serva per perfezionare il disegno riformatore nella direzione auspicata da questo territorio già troppe volte penalizzato”.
Cons. Angelo Ranchino (Orvieto Libera): “il riordino del sistema sanitario regionale si apre con una citazione auto-celebrativa della fonte Cerm sulla efficienza dei servizi regionali realizzati con la spesa più bassa. Nulla di strano. Una analisi di Altroconsumo effettuata sul territorio nazionale riporta però dati rispetto ai cui non siamo competitivi: ovvero, una sanità piccola che ha gli stessi tempi di efficienza dei grandi centri nazionali. C’è poi una situazione complessa di gestione del personale che mi fa dire che la spending review si sia fatta sulle spalle di cittadini, dipendenti e sulla qualità dei servizi. Guardare da questo punto di partenza quanto è scritto nella riforma mi preoccupa di più, innanzitutto nell’accorpamento. Poiché si dovranno decidere le forme di autonomia e di politica aziendale, queste verranno ancor più intaccate. L’impressione è che si creino le condizioni per ulteriori preoccupazioni. La pressione sul personale dell’Asl locale non è mai stata così forte come oggi, e questa prospettiva di riforma tende ad una ulteriore contrazione di personale con risvolti in termini di competenze e prestazioni, ovvero di qualità di servizi e aumento dei fattori di rischio per operatori e utenti. Questo quadro regionale preoccupa ancora di più non solo come costi ma come direttrici di investimento. Infatti è opportuno l’ospedale di Narni/Amelia? Quando la zona di Terni ha un ospedale datato. Penso che una politica territoriale più attenta avrebbe consentito soluzioni più idonee, se solo avessimo saputo intercettare e dare servizi ai territori dell’alto Lazio, ad esempio. Se questo non è stato fatto, non lo favorisce ora una politica sull’extramoenia. Occorre una ulteriore riflessione su un ruolo meno marginale dell’ospedale di Orvieto rispetto ai confini interregionali”.
Cons. Maria Stopponi (PRC): “il consiglio sulla sanità è una occasione importante, rilevante e attesa per questo territorio. Dal 2000 ad oggi abbiamo avuto occasioni di incontro con interlocutori diversi per discutere di quanto stava accadendo nel nostro comparto sanitario. Ma, nonostante le grandi discussioni e rassicurazioni oggi non sentiamo la percezione che le cose siano cambiate o migliorate. Non si avverte l’appropriatezza del servizio sanitario, la sola che darebbe fiducia e serenità fra la gente sull’utilizzo dei servizi. Cresce l’insoddisfazione, il disagio fra gli operatori è una realtà percepita che va ben oltre le sensibilità politiche. Sintomo di un generale clima di sfiducia di questo comparto. La mobilità passiva è aumentata, sia verso il servizio sanitario extraregionale che verso il mercato privato. Conosciamo le grandi difficoltà in cui il sistema sanitario si trova a vivere e conosciamo i termini negativi che lo connotano da tanti anni. Ma questi dati non si concretizzano in dati positivi e in servizi ai cittadini e in certezze per gli operatori. La sensazione è che, anche sulla sanità, sta avvenendo ciò che avviene a livello nazionale: pagano i soliti noti. Il progressivo depotenziamento della sanità pubblica in favore di quella privata anche a livello regionale non lo condivido. Sul piano di riordino c’è una mancanza di coraggio ad intervenire. Non è comprensibile continuare a lavorare su ospedali territoriali così vicini fra e loro e a Terni e Foligno. Il ruolo della Conferenza dei Sindaci – che nuovo non è – deve essere esercitato a pieno. Quanto hanno detto i cittadini in quest’aula richiama alla concretezza dei fatti di un ospedale veramente dell’emergenza-urgenza interregionale, che non è ancora decollato dal 2000. Diciamo quale è la missione di questa struttura. Diciamola e facciamola funzionare come tale. Ci chiediamo: quale fine faranno i servizi distrettuali? O il Cersal? La definizione delle sedi rispetto ai progetti pregressi. Mi auguro che questo Consiglio Comunale aperto non sia l’ennesimo rito sul problema della sanità ma che arrivino risposte chiare domani. Per capire cosa questo territorio deve aspettarsi dalla regione di cui fa parte”.
Cons. Giuseppe Germani (PD): “la scelta di questo consiglio dimostra quanto il tema sia sentito. La questione della sanità ad Orvieto sta in una fase di grande incertezza e depotenziamento. La difficile congiuntura che stiamo vivendo si è tradotta da tempo in vera e propria recessione con ricadute pesanti sulla popolazione. Dalle Istituzioni si attendono scelte coerenti. A fronte della riduzione delle risorse del Fondo sanitario va rilanciata la battaglia per il rafforzamento e la funzionalità della rete territoriale dei servizi. L’azione politica va rivolta ai problemi oggettivi dei cittadini e alla ripresa in carico delle istanze dei pazienti perché è impensabile che per alcuni accertamenti diagnostici passi un tempo interminabile. I servizi e la medicina del territorio devono essere rafforzati. Occorre rilanciare il progetto della Casa della Salute in cui concentrare tutti i servizi necessari alla persona, cosa possibile in una fase di riordino del patrimonio immobiliare pubblico di Comune – Regione – Asl. Insomma, occorre superare la visione autarchica sforzandosi di guardare nella prospettiva di ricercare la strategicità del nostro presidio ospedaliero attestandolo per la sua collocazione geografica. Si deve prendere atto ed affrontare, infine, la forte preoccupazione che i cittadini lamentano giornalmente. A partire dal clima pesante che si respira, che va affrontato con un coordinatore di team”.
Cons. Piergiorgio Pizzo (UdC): “partendo dall’eccellenza del sistema sanitario umbro penso che alcune esperienze vissute direttamente non devono però diventare un caso generale. La riforma è necessitata innanzitutto dal governo centrale che ha massacrato tutti gli enti territoriali alla ricerca di ottimizzare le risorse esistenti. 200 mila euro di tagli ai servizio socio assistenziale sono un dato di fatto. Penso che una battaglia da fare è una sede della direzione dell’Asl perché questo territorio va salvaguardato. Una direzione dell’Asl che deve restare in provincia di Terni. Ogni giorno assistiamo ad uno scempio pietoso di cittadini davanti allo sportello del Cup quindi, la riduzione delle liste d’attesa va fatta. Il PD in Regione è partito di maggioranza e ha lavorato a questa riforma. Quindi deve portare questa voce forte in Regione. Quanto alla vicenda del ‘Lascito De Solis’, spero che quando arriveremo alla fine di questo lungo percorso, l’Asl si ricordi che le spese legali sono state sostenute dal Comune di Orvieto e queste vanno restituite”.
Cons. Regionale Alfredo De Sio (PdL): “il dibattito di oggi pur rimanendo orientato a quello che si deve fare, sfugge tuttavia dalle analisi del passato. Non lo dico per fare dietrologia, ma perché tutti quei disservizi lamentati sono sicuramente dovuti all’assenza di una economia di scala. Sono riforme subite, seppure sono in agenda da 15 anni. Quando ci sono bacini di utenza abnormi rispetto alla realtà umbra ciò deriva da cose accadute nel passato. Il principio di prossimità è un problema che esiste. Oggi, ferma restando l’analisi del passato, per guardare avanti servono dei punti fermi: una realtà provinciale come Terni non può essere annessa al principio di prossimità; l’ospedale di Orvieto va potenziato per quella che è la sua caratteristica. Per l’ospedale di Narni/Amelia se ne parla da venti anni ed è comunque orientato alla riabilitazione. I problemi dibattuti vanno al di là della riforma a cui metteremo mano, e sono problemi da iscrivere nei piani sanitari e nella distribuzione delle competenze nei vari settori. I territori hanno bisogno di servizi a partire dai centri salute dei piccoli comuni. In regione speriamo di poter costruire una maggioranza virtuosa trasversale sulle cose da fare per un territorio che ha troppo pagato la marginalizzazione”.
Cons. Regionale Fausto Galanello (PD): “un dibattito che condivido largamente al di là dei toni. Dibattito che in Regione stiamo sostenendo da tempo sulla sanità e sul sistema socio-sanitario. Dico subito che, questo territorio ha già dato con la soppressione dell’Asl e con il percorso che ne è seguito, che non ha rispettato gli impegni allora assunti. Le preoccupazioni che allora avevamo, infatti, sono state tutte confermate nel vivere quotidiano. Larga parte di quelle rassicurazioni contenute nella riforma a partire dal distretto sperimentale, sono state disattese. Se la temperatura reale del sistema sanitario ospedaliero è critica, quella percepita è ben più grave perché rafforzata da una sensazione diffusa. Oggi, al di là delle logiche politiche, dobbiamo entrare in questo progetto di riforma come territorio. Vale a dire che la proposta di legge avanzata dalla Giunta Regionale può solo significare di rimontare, attraverso i risparmi, rispetto alla situazione di crisi. I tagli ci saranno per 120/140 milioni di euro che dovranno essere risparmiati. Ed allora occorre recuperare in termini di funzioni, servizi ed organici secondo parametri egualitari sul territorio regionale. Stando attenti a rispettarli oltre che a indicarli. L’obiettivo di questo Consiglio comunale e del Comune che ringrazio, è che la Conferenza dei Sindaci cominci già ad esercitare nel percorso della riforma il ruolo di voce attiva nella programmazione della sanità sul territorio. Per definire gli standard di qualità, il punto nascita, e così via. Possiamo certamente accogliere l’appello a guardare all’interesse generale e sostenere in modo unitario le ragioni di questa parte dell’Umbria in Consiglio Regionale”.
Direttore Gfenerale Asl 4 Vincenzo Panella: “anche per me questo consiglio comunale è occasione per chiarire con la città alcune questioni importanti. In merito alle questioni locali più specifiche, ricordo che dopo le due manovre d’estate condotte lo scorso anno a livello nazionale e oggi, il totale della quantità di denaro per il servizio sanitario regionale diminuirà complessivamente di 140 milioni di euro circa nel biennio 2012/13. A meno che non interverranno già dal 2012 gli effetti della spending review per una somma non ancora nota ma che si aggiunge e che per l’Asl di Terni significa –35 milioni di euro. Quindi, dovremo provare a far funzionare le stesse cose di sempre con questo taglio a cui, peraltro, si aggiunge la riduzione del fondo PRINA per anziani non autosufficienti.
Detto questo, mi soffermo su due aspetti: le liste d’attesa e il cosiddetto ‘clima’ che è una cosa intendo chiarire, perché trovo ragionevole e doveroso verso la città fare un ragionamento chiaro sui malcontenti che nel corso degli anni hanno causato delle circostanze che andavano interrotte.
Liste di attesa: in Umbria complessivamente non abbiamo una situazione di vera emergenza se confrontata con altre realtà di questo Paese. E’ vero, invece, che su alcune prestazioni dove c’è un eccesso smodato di richiesta, la visita di attesa si allunga moltissimo. Per questo motivo da un po’ di tempo si è attuato un diverso sistema. Dapprima la risposta è stata quella dell’aumento delle prestazioni anche indotte da un meccanismo inflativo derivante da talune gratuità, ma poi il fenomeno tornava a porsi. Quindi le Aziende e la Regione hanno ritenuto di lavorare sui famosi raggruppamenti omogenei di attesa con: la differenziazione delle liste, in ragione della precedenza da dare alla richiesta (ovvero: 3 giorni, 10, 30, inappropriata). Questa tecnica utilizzata dai medici di medicina generale ci ha aiutato molto. Laddove sono applicate le agende differenziate per gravità i tempi sono quelli rispettati. Vorrei ricordare che la colonscopia è fatta su iniziativa dell’Azienda per le persone che stanno nella fascia di screening e, in caso di ulteriori riscontri necessaria viene direttamente prenotata dall’Asl e subito erogata. Quando queste prestazioni non sono indispensabili è condivisibile attendere di più, oppure pagarsele. E’ il solo modo per assicurare solo a chi ha veramente necessità di avvalersi di certe prestazioni sanitarie. In questo senso a Orvieto, così come altre realtà regionali, non esistono situazioni di eccessiva gravità. Non nego che su alcune discipline serva qualche sforzo in più per superare le liste d’attesa. La nostra linea di indirizzo non può essere solo una acritica domanda di bisogno sanitario, ma quella motivata dal medico di base.
Quindi, il consumismo eccessivo ha inflazionato le prestazioni ma anche un certo atteggiamento di medicina difensiva da parte dei medici per tutelare le proprie responsabilità nella diagnosi. Io penso che il maggiore problema che ha determinato nel Paese la lunghezza delle liste d’attesa è la libera professione. Intendo dire che se è la stessa persona a regolare i rubinetti dell’attività istituzionale e di quella privata, ne deriva che ci possono essere delle tentazioni. Una erogazione ordinata della libera professione invece serve a calmierare questo eccesso.
Il patrimonio: sul tema specifico del patrimonio immobiliare dentro la città, in presenza di un accordo di programma, c’è una interlocuzione che si sta protraendo troppo tra Regione, Asl e Comune sulla vendita del vecchio ospedale. Se dovessimo guardare agli interessi/necessità dell’Asl sul bilancio, dovremo dire che la cosa si dovrà chiudere presto. Sappiamo però che i Comuni in generale si trovano in una situazione finanziaria tale che oggi, imporre un acquisto in tempi stretti, significa aprire una difficoltà non sanabile. Quindi noi non stiamo premendo. Certo è che, se questa cosa non si risolve, non si risolvono nemmeno le altre cose previste nell’accordo di programma. La questione del Palazzo di piazza Nicosia e il Lascito De Solis si sta lentamente sciogliendo. Sottolineo ‘molto lentamente’. Perché nel periodo in cui quel palazzo è stato nel patrimonio del Comune di Roma, è stato uno dei tantissimi immobili capitato dentro la vicenda della Romeo Gestioni; una vicenda lunga che ha reso molto ingarbugliati i rapporti tra il proprietario subentrato cioè la Regione Umbria e inquilini. Oggi, siamo in causa con tutti gli inquilini, alcuni dei quali nemmeno sono più in grado di esibire i contratti stessi. Per ora è solo un costo di manutenzione straordinaria e di contenzioso legale. La soluzione sicuramente non è una cosa immediata.
Il clima: c’è sempre una componente seria e una componente meno seria, che spesso tende a prendere la prevalenza sulla prima, offuscandola e spostando i problemi che servono a risolvere la parte seria della questione. Il grande ricorso allo strumento disciplinare – previsto dalla legge – in tre anni è stato attivato solo 2 volte: su un corso di formazione che non si sa se venne fatto ma le fatture furono liquidate, e poi perché un operatore ha utilizzato l’ambulanza del 118 per andare a vedere la partita di calcio. Se questo è un abuso, ditecelo! Colgo volentieri l’invito giunto da un consigliere di evitare di indirizzare la nostra azione al mantenimento di equilibri di potere per sistemare persone. Sono molto d’accordo. Questo approccio ha delle conseguenze che sono le seguenti: quando ho assunto l’incarico nell’ospedale di Orvieto c’era la stragrande maggioranza di persone che lavora moltissimo e che fa poche ferie, ma anche una piccola minoranza di persone che hanno anche utilizzato appartenenze e riferimenti per non lavorare e fare fino in fondo il proprio dovere. Ho trovato poco ragionevole, in una situazione di vacche magrissime, lasciare che operatori nel pieno della loro forza, fossero stati tolti dall’assistenza e destinati ad attività non assistenziali come gli uffici, quindi ho contrastato questa tendenza. Un fenomeno peraltro non esteso, ma bastevole per intervenire. Sono state messe altre regole: lo straordinario non si fa quando piace ma quando serve; nei percorsi amministrativi delle pratiche si devono seguire delle regole per il rispetto dei cittadini che pagano le tasse. Quando si richiamano queste regole non si sbaglia. Sicuramente l’applicazione di queste regole crea malumore, perché nessuno riconosce di avere avuto un privilegio ingiusto e deve lasciarlo. Questa aspetto del ‘clima’ lo giudico un dolore positivo, il segno del cambiamento in meglio. C’è poi l’altra parte di sofferenza, dovuta certamente al surplus di lavoro che merita maggiore rispetto e attenzione e, forse, da parte nostra si è peccato nell’accomunare le due componenti. Affronteremo anche questa cosa con il personale e i sindacati. Da ultimo preciso che la spesa del personale non è calata. Nel 2012 spendiamo la stessa cifra di 82 milioni di euro di altre annualità”.
Presidente della Provincia di Terni Feliciano Polli: “un appuntamento importante e di grande attualità anche alla luce dell’odierno incontro in Regione con i comuni e le province. La riforma della sanità regionale, nonostante tutto, ci porta a guardare avanti. Dal nostro punto territoriale tale impostazione porta delle motivazioni, ad iniziare dall’obiettivo di fondo che è la garanzia dei livelli e della qualità dei servizi con oltre 150 milioni di euro in meno. Senza riforme non andiamo da nessuna parte. Quindi l’impostazione della Regione è condivisibile. Perché le alternative sarebbero o la sottrazione di risorse da altre attività di bilancio, oppure il ricorso alla tassazione ulteriore dei cittadini. L’unica soluzione perciò è l’autoriforma. Ritengo che sia importante evidenziare: 1) la Regione assume su di sé una funzione di programmazione, indirizzo, coordinamento e controllo; 2) il ruolo diverso di responsabilità dei Sindaci nella conduzione strategica; 3) riforma della struttura del sistema ospedaliero (con due aziende ospedaliere integrate fra di loro e con l’Università, e le aziende ospedaliere e la rete degli ospedali. Il deserto del Lazio che abbiamo vicino ci porta ad attrezzarci. Orvieto dunque, ospedale dell’emergenza-urgenza integrato con l’azienda di Terni e ospedale di Narni/Amelia autofinanziato e adeguato e funzionale al nuovo disegno perché destinato alla riabilitazione. Sottolineo che Orvieto e Narni/Amelia sono un sistema razionale da difendere cioè un passo avanti rispetto al presente); 4) le politiche dei territori spostando sul territorio l’area della prevenzione con delle puntualizzazioni: due aziende e due Asl molto grandi che però allontaneranno il potere decisionale dei cittadini. Quindi i distretti dovranno diventare fondamentali. Condividiamo, quindi, l’impostazione generale della riforma che dovrà essere rapidamente attuata, c’è poi la questione dell’equilibrio serio regionale dei servizi. I riferimenti devono essere le due province perché sotto le due Asl non si può andare. Stiamo affrontando la questione con serietà e rigore da parte di tutti tenendo conto dei territori”.
Sindaco di Orvieto Antonio Concina: “in attesa che si sviluppino le nuove competenze dei Sindaci in veste partecipativa nella riforma, mi riapproprio dei bisogni dei cittadini. Sull’Ospedale, al di là delle assicurazioni che ci sono state date, abbiamo bisogno di qualità dei servizi, di più ampia territorialità e di un clima diverso. Prendiamo atto delle rassicurazioni del direttore, ma noi ascoltiamo giornalmente le istanze di cittadini e operatori che vogliamo far arrivare alla Regione che gli orvietani sentono spesso lontana. Il direttore Panella mi ha detto di carenze nelle nostre iniziative sulla vendita del patrimonio, al riguardo vorrei ricordare che avevamo potuto chiudere presto, mesi fa, la vicenda, cosa resa impossibile da cavilli burocratici. Anche noi vogliamo chiudere, così come vuole la Asl, quindi facciamoci grazia reciproca di incertezze e lungaggini. Quanto al problema dell’immobile di piazza Nicosia, sono lieto di aver dato personalmente una mano nell’accesso complicato ai carteggi”.
Assessore Regionale alla Sanità Tomassoni: “mi scuso con il Consiglio Comunale e con i cittadini presenti per il mio ritardo dovuto alla riunione svoltasi a Perugia fra Regione, Anci e presidenti delle Province proprio in ordine alla riforma della sanità regionale. Recupero il mio ritardo con un intervento che sia il più possibile esaustivo. Innanzitutto sono io a ringraziare voi per questo dibattito. Mi ispiro al presidente della Conferenza delle Regioni Errani, il quale soventi ripete che è necessario fare una operazione verità nei confronti del Paese perché tutti riteniamo che uno dei problemi dell’Italia è stata proprio la mancanza di verità nei confronti della gente. Per mio stile cerco di dire le cose come stanno. Attraversiamo un momento di estrema difficoltà che è il nuovo scenario in cui ci dobbiamo muovere. E lo sanno bene i cittadini che subiscono sulla loro pelle la pressione fiscale. La richiesta dei cittadini è che la politica faccia il suo mestiere, che si assuma la responsabilità delle scelte, anche se impopolari. Dico subito che il nostro sistema sanitario regionale per effetto delle due manovre precedenti avrà tagli programmati per 540 milioni di euro, a regime nel 2012 e che inizieranno ad avere i propri effetti nel 2013 e 2012, oltre all’aumento dell’Iva e all’aumento dei costi per il processo inflativo. Abbiamo quindi due partite sospese e la probabile mancata fiscalizzazione dell’importo dei tickets che lo Stato aveva promesso per il 2013/2014.
La regione Umbria, a differenza di altre istituzioni, non ha messo le mani in tasca dei cittadini. Dunque i tickets non sono un balzello della regione ma sono stati messi dal governo per le quote di partecipazione dei cittadini alla spesa sanitaria. Da quest’anno lo Stato non eroga più la somma al SSN. L’Umbria, semmai, ha cercato di rendere più equa questa manovra cercando di riequilibrarla fra i cittadini (ovvero esenzioni secondo le patologie ed alcune esenzioni non soggette a tickets).
Per il 2012, il 9 febbraio scorso, abbiamo fatto l’accordo di riparto fra le regioni e per la politica dello spending review saremo costretti a rivedere questo riparto perché un miliardo e 700 milioni dei ticket 2011 lo Stato non li verserà e quindi, dopo avere già impostato la programmazione, ci ritroveremo come regione Umbria, 26 milioni di euro in meno. Questa è la situazione che viviamo.
Dobbiamo quindi attrezzarci con la riforma. Che però è necessaria, anche perché non è detto che facendo riorganizzazioni si faccia appropriatezza. L’appropriatezza si fa anche attraverso la riconversione e la riorganizzazione, producendo un risparmio per 160 milioni (la metà del bilancio della Asl 4), pena il rischio di chiudere la sanità di questa regione. Altro che le lamentele sui pochi servizi. Servono operazioni coraggiose.
La drammaticità si aggrava sui servizi sociali dove, in questo momento, è zero la contribuzione nazionale (-16 milioni di euro), senza tener conto che in questi anni una parte del sociale l’ha finanziato la sanità. Sono queste le cose su cui occorre ragionare, con serietà. Cerchiamo di fare una riforma che, pure con la diminuzione delle risorse finanziarie, riesca a dare ai cittadini una sanità che somigli a quella che abbiamo dato fino ad oggi, ripartendo all’architettura istituzionale.
Le Asl vanno diminuite (-7,5 milioni/anno) perché il vero problema è stato la conflittualità e competitività tra le aziende, a favore della massima coesione in funzione dell’unico progetto della sanità regionale. Se non sarà così il sistema non reggerà più. Dobbiamo funzionalizzare ogni organismo al disegno regionale che è quello di creare la massima organizzazione e sinergia delle prestazioni sanitarie nella regione.
La modifica dell’architettura istituzionale prevede due Asl e non una perché una avrebbe avuto la necessità di creare delle sottozone cioè delle mini Asl. Due aziende ospedaliere integrate con un unico comitato di indirizzo che è determinante (vorrei ricordare che attualmente abbiamo: 72 chirurgie, 58 punti di erogazione per il vaccino, 11 punti nascita con 8 mila parti l’anno, quando solo due strutture ne fanno circa 4 mila, e poi 32 postazioni del 118). La mobilità sanitaria è una realtà.
La prossima sfida è la qualità e l’appropriatezza è il primo passo. Gli ospedali di comunità dovranno sempre più diventare dei centri dove si curano le cronicità degli anziani (RSA). La popolazione tende all’invecchiamento, ce ne potremo fare carico solo a costo di eliminare le ridondanze. Questa è la verità che dobbiamo trasmettere ai cittadini. Diciamo si all’Ospedale di Narni con 154 posti di cui oltre la metà sono per la riabilitazione, altri per la RSA, altri per la dialisi.
La partecipazione sulla riforma del sistema sanitario regionale non finisce qui e io per primo sono disponibile a tornare ad Orvieto su tematiche più specifiche che vorrete approfondire. Per il territorio orvietano il direttore Panella ha dato delle risposte puntuali. Le liste d’attesa sono un problema, perché se è vero che il cittadino deve stare al centro della nostra attenzione, le liste d’attesa il più delle volte si creano non a caso e cioè: o per difetto di organizzazione, o perché la prescrizione è poco appropriata o troppo facile. Vorrei ricordare al riguardo che (fonte ministeriale) oltre 50% delle risonanze magnetiche sono inappropriate e che una grossa percentuale di analisi non vengono ritirate e restano presso i CUP. Quello dell’appropriatezza dunque è un problema vero per il rilancio della medicina di territorio ritrovando il rapporto con i medici di medicina generale oggi purtroppo oberati da impegni burocratici. Ci stiamo lavorando con commissario ‘ad acta’ per la gestione delle liste d’attesa nella persona del direttore generale della sanità.
L’Ospedale di Orvieto essendo un DIA dell’Emergenza-Urgenza in futuro non avrà alcun problema di esistenza. Sulla base dei parametri nazionali abbiamo individuato i nostri parametri e, se questi non rientrano, li riporteremo all’interno del parametro. Il 44% della nostra spesa riguarda il personale, certi risparmi dobbiamo farli su questa voce (l’obiettivo per il 2012 è -0,6% attraverso la migliore organizzazione dei reparti). Un altro parametro è quello imposto dalla norma nazionale sul turn over. L’avanzo di personale e la mobilità comporteranno la ridistribuzione di personale anche medico sempre più itinerante (compreso quello universitario, come è scritto nella bozza di convenzione con l’Università). Affronteremo i vari problemi con i sindacati.
Ci impegniamo affinché l’Ospedale di Orvieto – che è attrattivo a livello geografico Lazio – assolva al ruolo che le è stato assegnato. Ciò anche perché tutta l’Umbria deve recuperare la mobilità passiva di utenza che perdiamo in ambito regionale (ortopedia, chirurgia pediatrica, RSA). Posso assicurare che non ci saranno problemi su questo presidio e che è un impegno mio e del direttore generale a risolvere i problemi logistici esistenti. Possiamo decidere di le forme più democratiche ma la riduzione va fatta. Orvieto deve diventare funzionale al sistema regionale ed integrarsi all’Azienda ospedaliera di Terni. Resto disponibile a tornare per affrontare altri problemi”.
Cons. Evasio Gialletti (PSI): “la conferenza dei capigruppo e il presidente dopo mesi di tentativi, sono riusciti a convocare questo Consiglio comunale che si è intrecciato con la riforma sanitaria. Il nostro territorio non è strano ma ha la sua storia. Non rivendica sedi ma che il suo ospedale dell’emergenza funzioni veramente come ospedale dell’emergenza-urgenza. Chiede che venga mantenuto il turn-over del personale, una buona diagnostica, tempi di attesa normali piuttosto che andare a Terontola. Insomma chiediamo la normalità. Sulla riforma condividiamo l’assetto di due aziende territoriali – la sede non è un problema per noi – e non altri balzelli. Speriamo che questo processo si concluda presto e bene. Chiedo che, entro le ferie, la Regione approvi la nuova legge altrimenti sorgeranno altri problemi. Il direttore generale Panella è un bravo direttore che ha fatto cose importanti e anche impopolari; ma dentro la Sanità c’è un clima aziendale pesante che va riportato alla tranquillità per tutti. Spero che questo consiglio serva per perfezionare il disegno riformatore nella direzione auspicata da questo territorio già troppe volte penalizzato”.
Cons. Angelo Ranchino (Orvieto Libera): “il riordino del sistema sanitario regionale si apre con una citazione auto-celebrativa della fonte Cerm sulla efficienza dei servizi regionali realizzati con la spesa più bassa. Nulla di strano. Una analisi di Altroconsumo effettuata sul territorio nazionale riporta però dati rispetto ai cui non siamo competitivi: ovvero, una sanità piccola che ha gli stessi tempi di efficienza dei grandi centri nazionali. C’è poi una situazione complessa di gestione del personale che mi fa dire che la spending review si sia fatta sulle spalle di cittadini, dipendenti e sulla qualità dei servizi. Guardare da questo punto di partenza quanto è scritto nella riforma mi preoccupa di più, innanzitutto nell’accorpamento. Poiché si dovranno decidere le forme di autonomia e di politica aziendale, queste verranno ancor più intaccate. L’impressione è che si creino le condizioni per ulteriori preoccupazioni. La pressione sul personale dell’Asl locale non è mai stata così forte come oggi, e questa prospettiva di riforma tende ad una ulteriore contrazione di personale con risvolti in termini di competenze e prestazioni, ovvero di qualità di servizi e aumento dei fattori di rischio per operatori e utenti. Questo quadro regionale preoccupa ancora di più non solo come costi ma come direttrici di investimento. Infatti è opportuno l’ospedale di Narni/Amelia? Quando la zona di Terni ha un ospedale datato. Penso che una politica territoriale più attenta avrebbe consentito soluzioni più idonee, se solo avessimo saputo intercettare e dare servizi ai territori dell’alto Lazio, ad esempio. Se questo non è stato fatto, non lo favorisce ora una politica sull’extramoenia. Occorre una ulteriore riflessione su un ruolo meno marginale dell’ospedale di Orvieto rispetto ai confini interregionali”.
Cons. Maria Stopponi (PRC): “il consiglio sulla sanità è una occasione importante, rilevante e attesa per questo territorio. Dal 2000 ad oggi abbiamo avuto occasioni di incontro con interlocutori diversi per discutere di quanto stava accadendo nel nostro comparto sanitario. Ma, nonostante le grandi discussioni e rassicurazioni oggi non sentiamo la percezione che le cose siano cambiate o migliorate. Non si avverte l’appropriatezza del servizio sanitario, la sola che darebbe fiducia e serenità fra la gente sull’utilizzo dei servizi. Cresce l’insoddisfazione, il disagio fra gli operatori è una realtà percepita che va ben oltre le sensibilità politiche. Sintomo di un generale clima di sfiducia di questo comparto. La mobilità passiva è aumentata, sia verso il servizio sanitario extraregionale che verso il mercato privato. Conosciamo le grandi difficoltà in cui il sistema sanitario si trova a vivere e conosciamo i termini negativi che lo connotano da tanti anni. Ma questi dati non si concretizzano in dati positivi e in servizi ai cittadini e in certezze per gli operatori. La sensazione è che, anche sulla sanità, sta avvenendo ciò che avviene a livello nazionale: pagano i soliti noti. Il progressivo depotenziamento della sanità pubblica in favore di quella privata anche a livello regionale non lo condivido. Sul piano di riordino c’è una mancanza di coraggio ad intervenire. Non è comprensibile continuare a lavorare su ospedali territoriali così vicini fra e loro e a Terni e Foligno. Il ruolo della Conferenza dei Sindaci – che nuovo non è – deve essere esercitato a pieno. Quanto hanno detto i cittadini in quest’aula richiama alla concretezza dei fatti di un ospedale veramente dell’emergenza-urgenza interregionale, che non è ancora decollato dal 2000. Diciamo quale è la missione di questa struttura. Diciamola e facciamola funzionare come tale. Ci chiediamo: quale fine faranno i servizi distrettuali? O il Cersal? La definizione delle sedi rispetto ai progetti pregressi. Mi auguro che questo Consiglio Comunale aperto non sia l’ennesimo rito sul problema della sanità ma che arrivino risposte chiare domani. Per capire cosa questo territorio deve aspettarsi dalla regione di cui fa parte”.
Cons. Giuseppe Germani (PD): “la scelta di questo consiglio dimostra quanto il tema sia sentito. La questione della sanità ad Orvieto sta in una fase di grande incertezza e depotenziamento. La difficile congiuntura che stiamo vivendo si è tradotta da tempo in vera e propria recessione con ricadute pesanti sulla popolazione. Dalle Istituzioni si attendono scelte coerenti. A fronte della riduzione delle risorse del Fondo sanitario va rilanciata la battaglia per il rafforzamento e la funzionalità della rete territoriale dei servizi. L’azione politica va rivolta ai problemi oggettivi dei cittadini e alla ripresa in carico delle istanze dei pazienti perché è impensabile che per alcuni accertamenti diagnostici passi un tempo interminabile. I servizi e la medicina del territorio devono essere rafforzati. Occorre rilanciare il progetto della Casa della Salute in cui concentrare tutti i servizi necessari alla persona, cosa possibile in una fase di riordino del patrimonio immobiliare pubblico di Comune – Regione – Asl. Insomma, occorre superare la visione autarchica sforzandosi di guardare nella prospettiva di ricercare la strategicità del nostro presidio ospedaliero attestandolo per la sua collocazione geografica. Si deve prendere atto ed affrontare, infine, la forte preoccupazione che i cittadini lamentano giornalmente. A partire dal clima pesante che si respira, che va affrontato con un coordinatore di team”.
Cons. Piergiorgio Pizzo (UdC): “partendo dall’eccellenza del sistema sanitario umbro penso che alcune esperienze vissute direttamente non devono però diventare un caso generale. La riforma è necessitata innanzitutto dal governo centrale che ha massacrato tutti gli enti territoriali alla ricerca di ottimizzare le risorse esistenti. 200 mila euro di tagli ai servizio socio assistenziale sono un dato di fatto. Penso che una battaglia da fare è una sede della direzione dell’Asl perché questo territorio va salvaguardato. Una direzione dell’Asl che deve restare in provincia di Terni. Ogni giorno assistiamo ad uno scempio pietoso di cittadini davanti allo sportello del Cup quindi, la riduzione delle liste d’attesa va fatta. Il PD in Regione è partito di maggioranza e ha lavorato a questa riforma. Quindi deve portare questa voce forte in Regione. Quanto alla vicenda del ‘Lascito De Solis’, spero che quando arriveremo alla fine di questo lungo percorso, l’Asl si ricordi che le spese legali sono state sostenute dal Comune di Orvieto e queste vanno restituite”.
Cons. Regionale Alfredo De Sio (PdL): “il dibattito di oggi pur rimanendo orientato a quello che si deve fare, sfugge tuttavia dalle analisi del passato. Non lo dico per fare dietrologia, ma perché tutti quei disservizi lamentati sono sicuramente dovuti all’assenza di una economia di scala. Sono riforme subite, seppure sono in agenda da 15 anni. Quando ci sono bacini di utenza abnormi rispetto alla realtà umbra ciò deriva da cose accadute nel passato. Il principio di prossimità è un problema che esiste. Oggi, ferma restando l’analisi del passato, per guardare avanti servono dei punti fermi: una realtà provinciale come Terni non può essere annessa al principio di prossimità; l’ospedale di Orvieto va potenziato per quella che è la sua caratteristica. Per l’ospedale di Narni/Amelia se ne parla da venti anni ed è comunque orientato alla riabilitazione. I problemi dibattuti vanno al di là della riforma a cui metteremo mano, e sono problemi da iscrivere nei piani sanitari e nella distribuzione delle competenze nei vari settori. I territori hanno bisogno di servizi a partire dai centri salute dei piccoli comuni. In regione speriamo di poter costruire una maggioranza virtuosa trasversale sulle cose da fare per un territorio che ha troppo pagato la marginalizzazione”.
Cons. Regionale Fausto Galanello (PD): “un dibattito che condivido largamente al di là dei toni. Dibattito che in Regione stiamo sostenendo da tempo sulla sanità e sul sistema socio-sanitario. Dico subito che, questo territorio ha già dato con la soppressione dell’Asl e con il percorso che ne è seguito, che non ha rispettato gli impegni allora assunti. Le preoccupazioni che allora avevamo, infatti, sono state tutte confermate nel vivere quotidiano. Larga parte di quelle rassicurazioni contenute nella riforma a partire dal distretto sperimentale, sono state disattese. Se la temperatura reale del sistema sanitario ospedaliero è critica, quella percepita è ben più grave perché rafforzata da una sensazione diffusa. Oggi, al di là delle logiche politiche, dobbiamo entrare in questo progetto di riforma come territorio. Vale a dire che la proposta di legge avanzata dalla Giunta Regionale può solo significare di rimontare, attraverso i risparmi, rispetto alla situazione di crisi. I tagli ci saranno per 120/140 milioni di euro che dovranno essere risparmiati. Ed allora occorre recuperare in termini di funzioni, servizi ed organici secondo parametri egualitari sul territorio regionale. Stando attenti a rispettarli oltre che a indicarli. L’obiettivo di questo Consiglio comunale e del Comune che ringrazio, è che la Conferenza dei Sindaci cominci già ad esercitare nel percorso della riforma il ruolo di voce attiva nella programmazione della sanità sul territorio. Per definire gli standard di qualità, il punto nascita, e così via. Possiamo certamente accogliere l’appello a guardare all’interesse generale e sostenere in modo unitario le ragioni di questa parte dell’Umbria in Consiglio Regionale”.
Direttore Gfenerale Asl 4 Vincenzo Panella: “anche per me questo consiglio comunale è occasione per chiarire con la città alcune questioni importanti. In merito alle questioni locali più specifiche, ricordo che dopo le due manovre d’estate condotte lo scorso anno a livello nazionale e oggi, il totale della quantità di denaro per il servizio sanitario regionale diminuirà complessivamente di 140 milioni di euro circa nel biennio 2012/13. A meno che non interverranno già dal 2012 gli effetti della spending review per una somma non ancora nota ma che si aggiunge e che per l’Asl di Terni significa –35 milioni di euro. Quindi, dovremo provare a far funzionare le stesse cose di sempre con questo taglio a cui, peraltro, si aggiunge la riduzione del fondo PRINA per anziani non autosufficienti.
Detto questo, mi soffermo su due aspetti: le liste d’attesa e il cosiddetto ‘clima’ che è una cosa intendo chiarire, perché trovo ragionevole e doveroso verso la città fare un ragionamento chiaro sui malcontenti che nel corso degli anni hanno causato delle circostanze che andavano interrotte.
Liste di attesa: in Umbria complessivamente non abbiamo una situazione di vera emergenza se confrontata con altre realtà di questo Paese. E’ vero, invece, che su alcune prestazioni dove c’è un eccesso smodato di richiesta, la visita di attesa si allunga moltissimo. Per questo motivo da un pò di tempo si è attuato un diverso sistema. Dapprima la risposta è stata quella dell’aumento delle prestazioni anche indotte da un meccanismo inflativo derivante da talune gratuità, ma poi il fenomeno tornava a porsi. Quindi le Aziende e la Regione hanno ritenuto di lavorare sui famosi raggruppamenti omogenei di attesa con: la differenziazione delle liste, in ragione della precedenza da dare alla richiesta (ovvero: 3 giorni, 10, 30, inappropriata). Questa tecnica utilizzata dai medici di medicina generale ci ha aiutato molto. Laddove sono applicate le agende differenziate per gravità i tempi sono quelli rispettati. Vorrei ricordare che la colonscopia è fatta su iniziativa dell’Azienda per le persone che stanno nella fascia di screening e, in caso di ulteriori riscontri necessaria viene direttamente prenotata dall’Asl e subito erogata. Quando queste prestazioni non sono indispensabili è condivisibile attendere di più, oppure pagarsele. E’ il solo modo per assicurare solo a chi ha veramente necessità di avvalersi di certe prestazioni samitarie. In questo senso a Orvieto, così come altre realtà regionali, non esistono situazioni di eccessiva gravità. Non nego che su alcune discipline serva qualche sforzo in più per superare le liste d’attesa. La nostra linea di indirizzo non può essere solo una acritica domanda di bisogno sanitario, ma quella motivata dal medico di base.
Quindi, il consumismo eccessivo ha inflazionato le prestazioni ma anche un certo atteggiamento di medicina difensiva da parte dei medici per tutelare le proprie responsabilità nella diagnosi. Io penso che il maggiore problema che ha determinato nel Paese la lunghezza delle liste d’attesa è la libera professione. Intendo dire che se è la stessa persona a regolare i rubinetti dell’attività istituzionale e di quella privata, ne deriva che ci possono essere delle tentazioni. Una erogazione ordinata della libera professione invece serve a calmierare questo eccesso.
Il patrimonio: sul tema specifico del patrimonio immobiliare dentro la città, in presenza di un accordo di programma, c’è una interlocuzione che si sta protraendo troppo tra Regione, Asl e Comune sulla vendita del vecchio ospedale. Se dovessimo guardare agli interessi/necessità dell’Asl sul bilancio, dovremo dire che la cosa si dovrà chiudere presto. Sappiamo però che i Comuni in generale si trovano in una situazione finanziaria tale che oggi, imporre un acquisto in tempi stretti, significa aprire una difficoltà non sanabile. Quindi noi non stiamo premendo. Certo è che, se questa cosa non si risolve, non si risolvono nemmeno le altre cose previste nell’accordo di programma. La questione del Palazzo di piazza Nicosia e il Lascito De Solis si sta lentamente sciogliendo. Sottolineo ‘molto lentamente’. Perché nel periodo in cui quel palazzo è stato nel patrimonio del Comune di Roma, è stato uno dei tantissimi immobili capitato dentro la vicenda della Romeo Gestioni; una vicenda lunga che ha reso molto ingarbugliati i rapporti tra il proprietario subentrato cioè la Regione Umbria e inquilini. Oggi, siamo in causa con tutti gli inquilini, alcuni dei quali nemmeno sono più in grado di esibire i contratti stessi. Per ora è solo un costo di manutenzione straordinaria e di contenzioso legale. La soluzione sicuramente non è una cosa immediata.
Il clima: c’è sempre una componente seria e una componente meno seria, che spesso tende a prendere la prevalenza sulla prima, offuscandola e spostando i problemi che servono a risolvere la parte seria della questione. Il grande ricorso allo strumento disciplinare – previsto dalla legge – in tre anni è stato attivato solo 2 volte: su un corso di formazione che non si sa se venne fatto ma le fatture furono liquidate, e poi perché un operatore ha utilizzato l’ambulanza del 118 per andare a vedere la partita di calcio. Se questo è un abuso, ditecelo! Colgo volentieri l’invito giunto da un consigliere di evitare di indirizzare la nostra azione al mantenimento di equilibri di potere per sistemare persone. Sono molto d’accordo. Questo approccio ha delle conseguenze che sono le seguenti: quando ho assunto l’incarico nell’ospedale di Orvieto c’era la stragrande maggioranza di persone che lavora moltissimo e che fa poche ferie, ma anche una piccola minoranza di persone che hanno anche utilizzato appartenenze e riferimenti per non lavorare e fare fino in fondo il proprio dovere. Ho trovato poco ragionevole, in una situazione di vacche magrissime, lasciare che operatori nel pieno della loro forza, fossero stati tolti dall’assistenza e destinati ad attività non assistenziali come gli uffici, quindi ho contrastato questa tendenza. Un fenomeno peraltro non esteso, ma bastevole per intervenire. Sono state messe altre regole: lo straordinario non si fa quando piace ma quando serve; nei percorsi amministrativi delle pratiche si devono seguire delle regole per il rispetto dei cittadini che pagano le tasse. Quando si richiamano queste regole non si sbaglia. Sicuramente l’applicazione di queste regole crea malumore, perché nessuno riconosce di avere avuto un privilegio ingiusto e deve lasciarlo. Questa aspetto del ‘clima’ lo giudico un dolore positivo, il segno del cambiamento in meglio. C’è poi l’altra parte di sofferenza, dovuta certamente al surplus di lavoro che merita maggiore rispetto e attenzione e, forse, da parte nostra si è peccato nell’accomunare le due componenti. Affronteremo anche questa cosa con il personale e i sindacati. Da ultimo preciso che la spesa del personale non è calata. Nel 2012 spendiamo la stessa cifra di 82 milioni di euro di altre annualità”.
Presidente della Provincia di Terni Feliciano Polli: “un appuntamento importante e di grande attualità anche alla luce dell’odierno incontro in Regione con i comuni e le province. La riforma della sanità regionale, nonostante tutto, ci porta a guardare avanti. Dal nostro punto territoriale tale impostazione porta delle motivazioni, ad iniziare dall’obiettivo di fondo che è la garanzia dei livelli e della qualità dei servizi con oltre 150 milioni di euro in meno. Senza riforme non andiamo da nessuna parte. Quindi l’impostazione della Regione è condivisibile. Perché le alternative sarebbero o la sottrazione di risorse da altre attività di bilancio, oppure il ricorso alla tassazione ulteriore dei cittadini. L’unica soluzione perciò è l’autoriforma. Ritengo che sia importante evidenziare: 1) la Regione assume su di sé una funzione di programmazione, indirizzo, coordinamento e controllo; 2) il ruolo diverso di responsabilità dei Sindaci nella conduzione strategica; 3) riforma della struttura del sistema ospedaliero (con due aziende ospedaliere integrate fra di loro e con l’Università, e le aziende ospedaliere e la rete degli ospedali. Il deserto del Lazio che abbiamo vicino ci porta ad attrezzarci. Orvieto dunque, ospedale dell’emergenza-urgenza integrato con l’azienda di Terni e ospedale di Narni/Amelia autofinanziato e adeguato e funzionale al nuovo disegno perché destinato alla riabilitazione. Sottolineo che Orvieto e Narni/Amelia sono un sistema razionale da difendere cioè un passo avanti rispetto al presente); 4) le politiche dei territori spostando sul territorio l’area della prevenzione con delle puntualizzazioni: due aziende e due Asl molto grandi che però allontaneranno il potere decisionale dei cittadini. Quindi i distretti dovranno diventare fondamentali. Condividiamo, quindi, l’impostazione generale della riforma che dovrà essere rapidamente attuata, c’è poi la questione dell’equilibrio serio regionale dei servizi. I riferimenti devono essere le due province perché sotto le due Asl non si può andare. Stiamo affrontando la questione con serietà e rigore da parte di tutti tenendo conto dei territori”.
Sindaco di Orvieto Antonio Concina: “in attesa che si sviluppino le nuove competenze dei Sindaci in veste partecipativa nella riforma, mi riapproprio dei bisogni dei cittadini. Sull’Ospedale, al di là delle assicurazioni che ci sono state date, abbiamo bisogno di qualità dei servizi, di più ampia territorialità e di un clima diverso. Prendiamo atto delle rassicurazioni del direttore, ma noi ascoltiamo giornalmente le istanze di cittadini e operatori che vogliamo far arrivare alla Regione che gli orvietani sentono spesso lontana. Il direttore Panella mi ha detto di carenze nelle nostre iniziative sulla vendita del patrimonio, al riguardo vorrei ricordare che avevamo potuto chiudere presto, mesi fa, la vicenda, cosa resa impossibile da cavilli burocratici. Anche noi vogliamo chiudere, così come vuole la Asl, quindi facciamoci grazia reciproca di incertezze e lungaggini. Quanto al problema dell’immobile di piazza Nicosia, sono lieto di aver dato personalmente una mano nell’accesso complicato ai carteggi”.
Assessore Regionale alla Sanità Tomassoni: “mi scuso con il Consiglio Comunale e con i cittadini presenti per il mio ritardo dovuto alla riunione svoltasi a Perugia fra Regione, Anci e presidenti delle Province proprio in ordine alla riforma della sanità regionale. Recupero il mio ritardo con un intervento che sia il più possibile esaustivo. Innanzitutto sono io a ringraziare voi per questo dibattito. Mi ispiro al presidente della Conferenza delle Regioni Errani, il quale soventi ripete che è necessario fare una operazione verità nei confronti del Paese perché tutti riteniamo che uno dei problemi dell’Italia è stata proprio la mancanza di verità nei confronti della gente. Per mio stile cerco di dire le cose come stanno. Attraversiamo un momento di estrema difficoltà che è il nuovo scenario in cui ci dobbiamo muovere. E lo sanno bene i cittadini che subiscono sulla loro pelle la pressione fiscale. La richiesta dei cittadini è che la politica faccia il suo mestiere, che si assuma la responsabilità delle scelte, anche se impopolari. Dico subito che il nostro sistema sanitario regionale per effetto delle due manovre precedenti avrà tagli programmati per 540 milioni di euro, a regime nel 2012 e che inizieranno ad avere i propri effetti nel 2013 e 2012, oltre all’aumento dell’Iva e all’aumento dei costi per il processo inflativo. Abbiamo quindi due partite sospese e la probabile mancata fiscalizzazione dell’importo dei tickets che lo Stato aveva promesso per il 2013/2014.
La regione Umbria, a differenza di altre istituzioni, non ha messo le mani in tasca dei cittadini. Dunque i tickets non sono un balzello della regione ma sono stati messi dal governo per le quote di partecipazione dei cittadini alla spesa sanitaria. Da quest’anno lo Stato non eroga più la somma al SSN. L’Umbria, semmai, ha cercato di rendere più equa questa manovra cercando di riequilibrarla fra i cittadini (ovvero esenzioni secondo le patologie ed alcune esenzioni non soggette a tickets).
Per il 2012, il 9 febbraio scorso, abbiamo fatto l’accordo di riparto fra le regioni e per la politica dello spending review saremo costretti a rivedere questo riparto perché un miliardo e 700 milioni dei ticket 2011 lo Stato non li verserà e quindi, dopo avere già impostato la programmazione, ci ritroveremo come regione Umbria, 26 milioni di euro in meno. Questa è la situazione che viviamo.
Dobbiamo quindi attrezzarci con la riforma. Che però è necessaria, anche perché non è detto che facendo riorganizzazioni si faccia appropriatezza. L’appropriatezza si fa anche attraverso la riconversione e la riorganizzazione, producendo un risparmio per 160 milioni (la metà del bilancio della Asl 4), pena il rischio di chiudere la sanità di questa regione. Altro che le lamentele sui pochi servizi. Servono operazioni coraggiose.
La drammaticità si aggrava sui servizi sociali dove, in questo momento, è zero la contribuzione nazionale (-16 milioni di euro), senza tener conto che in questi anni una parte del sociale l’ha finanziato la sanità. Sono queste le cose su cui occorre ragionare, con serietà. Cerchiamo di fare una riforma che, pure con la diminuzione delle risorse finanziarie, riesca a dare ai cittadini una sanità che somigli a quella che abbiamo dato fino ad oggi, ripartendo all’architettura istituzionale.
Le Asl vanno diminuite (-7,5 milioni/anno) perché il vero problema è stato la conflittualità e competitività tra le aziende, a favore della massima coesione in funzione dell’unico progetto della sanità regionale. Se non sarà così il sistema non reggerà più. Dobbiamo funzionalizzare ogni organismo al disegno regionale che è quello di creare la massima organizzazione e sinergia delle prestazioni sanitarie nella regione.
La modifica dell’architettura istituzionale prevede due Asl e non una perché una avrebbe avuto la necessità di creare delle sottozone cioè delle mini Asl. Due aziende ospedaliere integrate con un unico comitato di indirizzo che è determinante (vorrei ricordare che attualmente abbiamo: 72 chirurgie, 58 punti di erogazione per il vaccino, 11 punti nascita con 8 mila parti l’anno, quando solo due strutture ne fanno circa 4 mila, e poi 32 postazioni del 118). La mobilità sanitaria è una realtà.
La prossima sfida è la qualità e l’appropriatezza è il primo passo. Gli ospedali di comunità dovranno sempre più diventare dei centri dove si curano le cronicità degli anziani (RSA). La popolazione tende all’invecchiamento, ce ne potremo fare carico solo a costo di eliminare le ridondanze. Questa è la verità che dobbiamo trasmettere ai cittadini. Diciamo si all’Ospedale di Narni con 154 posti di cui oltre la metà sono per la riabilitazione, altri per la RSA, altri per la dialisi.
La partecipazione sulla riforma del sistema sanitario regionale non finisce qui e io per primo sono disponibile a tornare ad Orvieto su tematiche più specifiche che vorrete approfondire. Per il territorio orvietano il direttore Panella ha dato delle risposte puntuali. Le liste d’attesa sono un problema, perché se è vero che il cittadino deve stare al centro della nostra attenzione, le liste d’attesa il più delle volte si creano non a caso e cioè: o per difetto di organizzazione, o perché la prescrizione è poco appropriata o troppo facile. Vorrei ricordare al riguardo che (fonte ministeriale) oltre 50% delle risonanze magnetiche sono inappropriate e che una grossa percentuale di analisi non vengono ritirate e restano presso i CUP. Quello dell’appropriatezza dunque è un problema vero per il rilancio della medicina di territorio ritrovando il rapporto con i medici di medicina generale oggi purtroppo oberati da impegni burocratici. Ci stiamo lavorando con commissario ‘ad acta’ per la gestione delle liste d’attesa nella persona del direttore generale della sanità.
L’Ospedale di Orvieto essendo un DIA dell’Emergenza-Urgenza in futuro non avrà alcun problema di esistenza. Sulla base dei parametri nazionali abbiamo individuato i nostri parametri e, se questi non rientrano, li riporteremo all’interno del parametro. Il 44% della nostra spesa riguarda il personale, certi risparmi dobbiamo farli su questa voce (l’obiettivo per il 2012 è -0,6% attraverso la migliore organizzazione dei reparti). Un altro parametro è quello imposto dalla norma nazionale sul turn over. L’avanzo di personale e la mobilità comporteranno la ridistribuzione di personale anche medico sempre più itinerante (compreso quello universitario, come è scritto nella bozza di convenzione con l’Università). Affronteremo i vari problemi con i sindacati.
Ci impegniamo affinché l’Ospedale di Orvieto – che è attrattivo a livello geografico Lazio – assolva al ruolo che le è stato assegnato. Ciò anche perché tutta l’Umbria deve recuperare la mobilità passiva di utenza che perdiamo in ambito regionale (ortopedia, chirurgia pediatrica, RSA). Posso assicurare che non ci saranno problemi su questo presidio e che è un impegno mio e del direttore generale a risolvere i problemi logistici esistenti. Possiamo decidere di le forme più democratiche ma la riduzione va fatta. Orvieto deve diventare funzionale al sistema regionale ed integrarsi all’Azienda ospedaliera di Terni. Resto disponibile a tornare per affrontare altri problemi”.