Quando mi candidai per la Provincia di Terni e fui eletto grazie soprattutto ai tanti voti delle cittadine e dei cittadini di Porano, dissi che avrei fatto il possibile per assicurare benefici al territorio. Il mandato, come sapete, non è esclusivamente per agire sul territorio che ti ha eletto. Devi lavorare per lo sviluppo complessivo di tutto il territorio provinciale. Questo mandato, ovviamente, io e i colleghi di maggioranza e minoranza, lo esercitiamo guardando con un occhio di riguardo al territorio che ci ha eletti. Questa consiliatura è la più difficile che la Provincia abbia mai avuto. Per i tagli di bilancio enormi, per la diminuzione di fatto delle competenze, per la volontà delle istituzioni superiori a noi indirizzate alla chiusura della Provincia più per salvare se stesse che per ragioni di evidenti risparmi. Insieme a questi problemi, non di poco conto, esiste una grandissima debolezza proprio del nostro territorio. Una debolezza politica che passa per la crisi dei partiti politici, le liti al loro interno, l’evidente difficoltà del comune principale, quello di Orvieto. Hanno chiuso il Circondario di Orvieto attraverso una finanziaria del governo Berlusconi. Qualcuno poteva dire che serviva a poco. Personalmente non lo penso perché quello poteva essere un luogo di confronto e pianificazione dei Comuni del territorio. Un luogo di discussione e progettazione che, in passato, aveva ottenuto risultati importanti.
Come Provincia di Terni abbiamo difficoltà ad asfaltare strade, abbiamo difficoltà a fornire assistenza e risposte ai comuni. Mai come in questo periodo mi interrogo sulla domanda principale che mi sono fatto nel corso della campagna elettorale. Serve la Provincia? Così, per le competenze che ha, per quel che riesce a fare, per i soldi che ha a disposizione per il territorio serve a poco. Ma in questi ultimi mesi di consiliatura e in attesa che il governo scelga definitivamente che futuro dare a questo ente di area vasta, forse vale la pena avere un ultimo scatto di orgoglio proprio per il nostro territorio.
Questo nostro territorio, come ho detto all’inizio, soffre di una crisi politica che non ha precedenti. In quello che può essere lo scacchiere politico e istituzionale regionale contiamo meno di nulla. Ma la ragione è proprio determinata dalla nostra frammentazione. Voglio fare un appello, che parta dalla grande collaborazione che invece c’è stata in Provincia tra noi consiglieri eletti dal territorio. I colleghi del Pd, quello del Pdl, io dell’Idv. Sulle questioni che hanno riguardato ilo territorio abbiamo fatto sempre fronte comune e quei risultati che abbiamo raggiunti sono arrivati proprio per questo motivo. Apriamo un dibattito, lanciamo un appello. Il nostro territorio se non decide di sottoscrivere un patto comune, unendo tutte le forze e le capacità in un disegno che ha come obiettivo quello di riprenderci quel che ci spetta di diritto nel panorama regionale, è destinato a stare sempre peggio. Non chiedo una sorta di ABC locale, non penso ad una sorta di sperimentazione “montiana” territoriale, perché non penso a tecnici ma a politici, amministratori e alla parte buona e non litigiosa delle rappresentanze politiche. Serve uno scatto di orgoglio. Lavoriamo insieme per un periodo che definiamo insieme. Partiamo dall’esperienza di noi cinque consiglieri provinciali che su tante questioni la pensiamo in modo diverso ma che sulla necessità di ridare all’Orvietano un ruolo importante siamo tutti d’accordo. Un appello che indirizzo, inizialmente, proprio a Daniele Longaroni, Stefano Garillo, Andrea Sacripanti, Francesco Tiberi, ma che vuole arrivare ai partiti, agli eletti nelle istituzioni, agli amministratori locali, alle forze sociali, sindacali, imprenditoriali, alle associazioni e ai movimenti. Non c’è più tempo per posizionamenti personali, per la gestione di interessi particolari e di bottega. Servono gli stati generali dell’Orvietano. Oppure vogliamo aspettare che distruggano ancora di più la nostra esperienza, la nostra storia, le nostre capacità e ipotechino definitivamente il nostro futuro e quello dei nostri figli? La quasi certa chiusura del Tribunale di Orvieto è solo l’ultimo atto del saccheggio concentrico del nostro territorio. Ultimo atto di un’azione distruttiva che sembra non avere mai fine.