L’assessore alla Cultura Marco Marino replica alla richiesta di dimissioni avanzata dal Partito Democratico con la seguente dichiarazione:
“Pur essendomi ripromesso di non entrare con alcun commento nella vicenda legata alla legittima compravendita di un vaso di notevole dimensione e valore artistico per rispetto del procedimento penale a carico del signor Mencarelli Marcello, mi trovo costretto ad alcune precisazioni in risposta alla richiesta di mie dimissioni fatte per bocca della consigliera Bugnini da parte del Partito Democratico.
Vorrei ricordare che in tale procedimento penale il Sig. Mencarelli è indagato del reato di calunnia (punito ai sensi dell’art. 368 c.p. fino alla pena massima di sei anni di reclusione) mentre io sono parte offesa; già questo sarebbe sufficiente a tacitare qualsiasi illazione strumentale, essendo evidente che la richiesta di dimissioni dovrebbe conseguire ad una condotta illecita, contestata dalla Procura della Repubblica al Sig. Mencarelli e non invece al sottoscritto. Confidando nella magistratura e cercando di non interferire in alcun modo nel procedimento penale in corso, preciso altresì che non ho querelato il Mencarelli per aver espresso un giudizio diverso dal mio su di un’opera d’arte, essendo il procedimento stato avviato per effetto delle missive inviate e dei manifesti affissi inopinatamente dal Sig. Mencarelli.
Per cultura e prudenza sono abituato ad accettare qualsiasi parere, se espresso in modo formale e leale, ma sono stato costretto a tutelare la mia dignità con una denuncia contro ignoti che di notte, lontano da occhi indiscreti, ma non da quelli delle telecamere, hanno appeso manifesti anonimi infamanti, con condotta la cui correttezza lascio al giudizio del lettore.
L’unica cosa che mi sento di dire, poiché non è segreta e già più volte detta, è che nel lontano 2000, per esclusive esigenze culturali e metodologiche, accettando il monito del grande ceramologo medievalista Timothy Wilson, pubblicato nella prefazione del libro ‘Le maioliche cinquecentesche di Castelli’ (CARSA Edizioni anno 1989) che diceva testualmente ‘…stiamo proprio ora incominciando a vedere i primi concreti risultati dell’applicazione di metodologie scientifiche più avanzate agli studi sulla maiolica: forse, fra pochi anni, non sarà più corretto, dal punto di vista accademico, compiere studi attributivi sulla maiolica senza il contributo della scienza’, a questo dettato mi sono adeguato.
Ho chiamato il più accreditato istituto scientifico di termoluminescenza, l’Arcadia di Milano, ad effettuare un prelievo e fornire un responso che, come noto, è stato quello di collocare la manifattura del vaso nei primi decenni del 1600. Il Mencarelli ha avuto il coraggio di accusarmi di avere falsificato detto certificato, riconosciuto invece come autentico da chi lo ha emesso; e per me il processo sarebbe finito qui. Tutte le mie considerazioni successive elaborate dal 2000 in poi, sono derivate in conseguenza a questa prova scientifica, accettata indiscutibilmente in tutto il mondo, con piccole sacche di resistenza soprattutto in Italia da parte di anziani critici che potrebbero vedere vanificati dalla scienza pareri dati con apparenti profonde considerazioni, ma grande leggerezza ed inconsistenza contenutistica.
Per i sostenitori dell’infallibilità dell’occhio umano, potrei citare centinaia di attribuzioni errate solo nel corso degli ultimi cinquant’anni, ma mi limito a farlo con quella più divertente, ossia quando dalla Conservatrice del Museo di Arte Moderna Vera Durbè e dai suoi occhiuti sostenitori del calibro di Argan, Ragghianti, Carli e Brandi,compreso il fratello Dario, al tempo Soprintendente alla Galleria d’Arte Moderna di Roma, le sculture fatte da impertinenti studenti con il trapano Black e Decker e gettate nel Fosso Mediceo di Livorno, furono attribuite concordemente da tutti questi famosi critici al grande Modigliani (per chi volesse approfondire basta andare su GOOGLE e digitare: false sculture Modigliani). E pensare che sarebbe bastata non una prova artistica, ma quella scientifica di un biologo marino per rilevare con un semplice microscopio la brevissima permanenza in acqua delle sculture e quindi l’impossibilità che le avesse fatte e gettate nel fosso Modì settant’anni prima.
Concludo invitando il PD a limitarsi, se necessario, ad esprimere valutazioni politiche sull’operato della giunta che, se anche errate, possono avere la loro dignità e di non avventurarsi su di un terreno dove solo la magistratura ha oggi il potere dovere di pronunciarsi esclusivamente su di un soggetto indagato per aver diffuso manifesti che potranno essere giudicati diffamatori o calunniosi”.