Lacerando le mie vesti nel tempio
di questa anima sconfesso
la bestemmia di averti amato,
ed accarezzo la tua docile
voglia con le dita finalmente
sapienti del desiderio che sa
ogni angolo del tuo piacere
e ti leggo negli occhi ogni pianto
futuro, e ti lacero la memoria
perché tu non abbia passato.
Tu sorridi quasi felice, tu che
torni dall’aver voluto morire
per ferire quello di me- colomba
o falco- che ha saputo vivere
nel tuo corpo infinitamente
nudo.