Con il patrocinio del Comune, dal 17 giugno al 30 luglio al Palazzo dei Sette si terrà la mostra personale del pittore di origini orvietane Pier Augusto Breccia (orario della mostra: tutti i giorni dalle 10 alle 19 – Ingresso libero).
A cinque anni di distanza dalla sua ultima mostra al Palazzo dei Sette (Dicembre 2007) e a trent’anni dal suo esordio come pittore presso la Galleria Maitani, ritorna ad Orvieto – luogo d’origine della famiglia paterna – Pier Augusto Breccia, artista internazionalmente affermato e riconosciuto come il Caposcuola della Pittura Ermeneutica.
In questa esposizione, l’autore propone 60 opere – tutte ad olio su tela – eseguite negli ultimi cinque anni, assolutamente inedite per il pubblico orvietano. In particolare, la mostra propone, nel suo contesto, un gruppo di opere dal titolo provocatorio “Città in-esistenti”, recentemente esposto presso il Museo Manege di Sanpietroburgo (Agosto 2011) e non ancora presentato in Italia.
Queste città “in-esistenti”, che abitano cioè dentro di noi, si propongono come la metafora del luogo e dell’altrove di noi stessi nella loro indissolubile unità: dove il luogo si presenta già di per sé come forma concreta dell’altrove proprio perché la cifra dell’Essere e l’apparente chiarezza dell’Esserci, nella visione ermeneutica che sottende l’intero linguaggio pittorico di Breccia, sono una cosa sola.
Contraddizioni, paradossi, angosce, paure, esaltazioni, cadute, momenti di sconforto e di speranza: sono queste le fondamenta sulle quali si regge la complessa architettura di quelle città in-esistenti che fioriscono, crescono, muoiono e rinascono insieme a noi e dentro di noi, accompagnandoci ad ogni istante della nostra esistenza.
“Sono le città-coscienza – spiega l’autore – nelle cui piazze, vicoli, strade, edifici, possiamo mostrarci o nasconderci nella più assoluta nudità di noi stessi: dove possiamo ridere o piangere, credere nei nostri sogni o precipitare nei nostri incubi, morire o rinascere, invocare Dio o imprecare, odiare il prossimo o amarlo, provare orrore o compiacerci del male e del bene di noi stessi e del mondo”.
Tutta la pittura dell’artista, al di là di questo gruppo particolare di opere, si confronta comunque da sempre con i temi più classici dell’ontologia metafisica, proponendoli però in chiave tutt’altro che dogmatica. Proprio perché ermeneutico, il suo linguaggio cifrato resta universalmente aperto all’interpretazione personale, recuperando e risolvendo così, in chiave onirica, o ironica, o ludica, quei temi di cui, nella tradizione occidentale, si occupano di solito la filosofia e la teologia in maniera ben più pesante e dottrinale.
Accanto ai 60 dipinti, alcuni dei quali davvero monumentali, vengono esposti anche 30 piccoli disegni preparatori relativi alle opere in mostra o a quelle di prossima realizzazione. In anteprima si possono ammirare, infine, due grandi tele destinate ad una mostra internazionale sul tema dell’acqua in programma nell’ottobre prossimo presso il Museo Oceanografico di Montecarlo.