Con un articolo del 2 giugno scorso, intitolato «Esplode la rabbia degli albergatori», l’ottimo Claudio Lattanzi ha registrato il grido di dolore di albergatori, ristoratori e commercianti, tutti concordi nell’esprimere il loro sconforto perché «si lavora in un costante clima di illegalità, di concorrenza sleale, nessuno controlla né vigila, non esiste una programmazione, un marketing territoriale serio».
Spetta al sindaco e alla giunta dare risposte alle critiche di questi preziosi operatori.
Ma i suddetti non si sono limitatati a protestare contro ciò che l’amministrazione comunale non farebbe, ma anche contro ciò che essa vorrebbe fare. Riporto un brano già virgolettato dal giornalista.
«Addirittura abbiamo appreso che l’amministrazione intende far gestire uno strumento fondamentale di rilancio come il palazzo dei congressi alla TEMA, la società che gestisce il teatro Mancinelli. Con tutto il rispetto per il serio lavoro che svolge questa realtà non riteniamo che all’interno possegga soggetti che abbiano la qualifica e la competenza di alto management richieste e necessarie per occuparsi del rilancio del sistema congressi, estremamente complicato nelle sue mille sfaccettature. Questo dimostra lo scollamento tra le iniziative comunali e le reali esigenze della comunità che lavora e produce. Siamo infatti tutti contrari a questa ipotesi che sembra stia prendendo piede».
Per quel che ne so, l’amministrazione sta studiando l’ipotesti di affidare alla TEMA non solo la gestione del palazzo del Popolo, ma anche quella del pozzo di San Patrizio, dell’area del Belvedere, della fortezza dell’Albornoz, del palazzo dei Sette e della sala del Carmine oltre a manifestazioni come Umbria Jazz Winter, salvo altro. L’idea è di utilizzare un’associazione culturale fondata, partecipata e controllata dal Comune, per collaborare con l’amministrazione comunale nella progettazione e nella realizzazione di un politica culturale armonica. La valorizzazione dei monumenti, lo sviluppo delle attività congressuali, la rivitalizzazione e la qualificazione del turismo, sarebbero gli effetti collaterali di una politica che, di per sé, non avrebbe e non potrebbe avere carattere principalmente commerciale, ma curerebbe con imparzialità gli interessi di tutti.
Se invece la gestione del palazzo del Popolo viene vista, come la vedono gli operatori in questione, come attività principalmente tesa ad attrarre congressi, non potrebbe essere affidata alla TEMA, che non ha scopo di lucro, ma solo a un soggetto imprenditoriale dotato di adeguata qualificazione e forza economica, scelto attraverso una pubblica gara. In tal caso, a meno che non si facciano carte false, la gara sarebbe probabilmente vinta da un’azienda, tra quelle presenti nel panorama italiano ed europeo, in grado di garantire una certa quantità di eventi congressuali.
Se vi sono imprenditori orvietani interessati alla gestione del palazzo del Popolo, come ho sentito dire, devono tener conto che, per ottenere l’appalto, dovrebbero possedere i requisiti per partecipare a una gara europea e vincerla. A meno che non venga inventata una gara cucita su misura per loro: Ma in tal caso la magistratura potrebbe avere qualcosa da obiettare.
In conclusione, la soluzione TEMA, se impostata bene, può lasciare Orvieto agli Orvietani. E se questa associazione ha saputo organizzarsi per gestire bene il teatro, può anche organizzarsi per gestire altro. È vero che nel passato contrasse debiti, ma lo fece perché così volle il socio di maggioranza, cioè il Comune. E da quando in Comune è cambiata politica, l’associazione ha fatto presto a mettere a posto i conti.