Sarebbe consolatorio poter pensare che ci troviamo sull’orlo del baratro conservando l’illusione che con un salvifico scatto di reni possiamo recuperare la perduta condizione.
In realtà non esiste alcun baratro e nessuna “ora x” da scongiurare. Il danno non deriva dalla sequenza di eventi sottrattivi che fisiologicamente si sono e si stanno verificando a causa del necessario dimagrimento della Stato comprese le chiusure delle caserme militari, dei tribunali minori, delle ASL minori e perfino delle provincie minori.
Del resto la Stato aveva già ampiamente provveduto a Orvieto qualche anno fa attraverso una legge speciale erogando centinaia di miliardi delle vecchie e amate lirette.
L’ impoverimento è la conseguenza delle mancate innovazioni o più semplici sostituzioni a cui avremmo dovuto provvedere attraverso efficaci politiche locali e l’insoddisfazione che proviamo oggi nel guardare una cittadina minore non possiamo attribuirla alle crisi economiche congiunturali ma si deve prendere atto che si tratta di un ridimensionamento diventato, ormai, strutturale.
Si può modificare questa condizione insoddisfacente divenuta definitiva per Orvieto ?
Certamente sì, ma chi se ne sta occupando adesso o chi vorrà occuparsene domani, deve muovere molti passi avanti verso la visione e la creatività con mezzo centro storico da progettare e da ridefinire e, allo stesso tempo, deve muovere molti passi indietro rispetto alle vibrate proteste e agli accorati piagnisdei. Infatti il peso politico per muovere le cose , come la leadership, non si può rivendicare: o ce l’hai o non ce l’hai !
Perciò riunire il Consiglio comunale a due terzi di un mandato inconcludente insieme a un Consiglio provinciale che è già tra quelli indicati da sopprimere per discutere e deliberare sulla soppressione del Tribunale di Orvieto è un evento assai facilmente inconcludente oltre che cupo, somigliando straordinariamente alla trama de ” La notte dei morti viventi”.