Circostanziate vendette, aspre
quasi frutta raccolta fuori tempo,
lo sguardo del fanciullo prossimo
al pianto, la facile lascivia
della donna acconciata
al tradimento, il morto amico
di suicidio a vendicare
il poco amore che gli ho dato
e molto mi sembrava, le nuvole
allacciate ai muscoli del vento,
le rondini impazzite nella cella
del mio convento, teschio
sul tavolo di assi malandate,
e il vangelo inventato in eresia
per regalarci un Dio ruffiano,
e questa morte che adesso
mi percuote di smania
d’esser morto: le sottili
vendette costruite intorno
al torto non subito, mentre
giugno prefigura la memoria
di quell’addio non detto
che scuote in dolce furia
la mia anima. Ora disegno
simulacri di sante e di puttane.