Qualche giorno fa ho visto su facebook una vignetta.
Una tavola è posta in bilico, una parte sulla sponda di un precipizio, un’altra nel vuoto.
Sulla tavola posta sulla sponda tanta gente garantisce l’equilibrio con il suo peso mentre dall’altra, proprio nel vuoto, uno la arringa.
Se la gente si togliesse, l’arringatore precipiterebbe.
Beh, forse è giunto il momento di togliere definitivamente il consenso ai nostri arringatori, grandi e piccoli, e farli precipitare nel vuoto. Loro stanno lì perché noi ne sorreggiamo il peso, obtorto collo o no.
Ci stanno togliendo l’energia per modificare quanto è intorno, l’intelligenza per capire cosa si può cambiare, la speranza di farcela.
Alla mia generazione hanno detto che ha goduto di privilegi inacettabili e ai giovani che è di noi padri la responsabilità della loro mancanza di futuro.
Ed è drammaticamente vero.
E’ dei padri che non hanno deciso di spazzare via definitivamente e con decisione una classe politica incancrenita e immorale, da trent’anni al potere in forme diverse, classe dirigente che governa pubblico e privato, corrotti e corruttori.
Oggi, personaggi putrescenti ci spiegano che abbiamo vissuto sopra le nostre possibilità e sono gli stessi che alimentavano la convinzione che eravamo in un mondo migliore di quello di padri e nonni, che avevamo conquistato l’avvenire. Sono quelli che compravano il nostro consenso offrendo a noi briciole dei loro privilegi. Sono quelli che ci hanno convinti che è normale rubare per il partito, che una cosa è la vita pubblica altra quella privata, che non si può togliere il finanziamento ai partiti perché altrimenti rubano. Sono quelli che giorno per giorno hanno demolito la nostra capacità di indignarci e che accusano di moralismo chi prova vergogna per anziani frequentatori di prostitute che pretendono di insegnarci a vivere e ci governano.
Via dalla tavola, togliamoci, precipitino nel baratro.
Chi sente la responsabilità di svolgere la sua parte della nostra microstoria ha il dovere, per quello che sa e può, di togliere il consenso e gettarsi nella mischia con la decisione che richiede il momento. Qui, dove possiamo, nella nostra città, nei nostri paesi.
Quei dirigenti del PD che si sfilano stufi di un partito in cui ancora razzolano Mocio e Capoccia, e, mutatis mutandis, D’Alema e Ventroni, dovrebbe tornare a gridare forte, dall’interno, che “basta”, non c’è più adesione, il contratto è rotto, o sarà diverso o non sarà. Nel PdL , la gente moderata che non può immaginare che Berlusconi continui a dannare il Paese con la sua corte, ha il dovere di agire e cacciare senza remore i Cicchitto, i La Russa, i Verdini e i ras del paese, capaci soltanto piagnucolare sui danni prodotti dalla sinistra.
Costruiamo un nuovo consenso intorno a gente perbene e capace, a destra e a manca, e tentiamo di affrontare e risolvere i problemi del territorio e del Paese con la decisione e la risolutezza che richiedono i tempi rivoluzionari. C’è speranza soltanto se c’è lotta.
Ciascuno ha il suo campo di battaglia quotidiano, in cui si è trovato o che ha scelto. Lì ci possiamo trovare tutti, al di là della provenienza.