ORVIETO – Obiettivo manutenzione e monitoraggio continui. A distanza di 34 anni dalla promulgazione delle leggi speciali per Orvieto e Todi, la Rupe è stata al centro di un’ampia riflessione, tecnica ed istituzionale, di livello comunale, regionale e nazionale, sulle prospettive future di contenimento del dissesto idrogeologico e di mantenimento degli interventi effettuati. Presenti, oltre ai rappresentanti istituzionali, l’Osservatorio Rupe di Orvieto e Colle di Todi, l’Alta Scuola, i tecnici del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare, del Cnr e dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale).
In quasi trentacinque anni di attività, secondo quanto emerso dall’incontro, sono state collocate oltre 400 postazioni di controllo, 230 strumenti di acquisizione automatica, una centrale operativa, per un totale di 15 milioni di dati acquisiti, archiviati elaborati ed analizzati. Complessivamente su Orvieto sono stati investiti 109 milioni di euro. Moltissimo è stato fatto: il rifacimento della rete idrica fognaria e delle pavimentazioni delle piazze e delle vie al fine di ridurre le infiltrazioni, la regimazione idraulica sulle pendici e il drenaggio delle acque profonde; il consolidamento delle pareti con chiodature estese, gli ancoraggi in sommità e i tiranti al piede. E poi ancora, la sistemazione ciglio della rupe, il censimento delle proprietà delle grotte sul pianoro, il consolidamento delle cavità e delle murature.
Tuttavia molto ancora resta da fare. Oggi più che mai, le parole d’ordine tornano ad essere manutenzione e monitoraggio. Ma anche previsione, con le nuove strumentazioni che la scienza mette a disposizione. Ecco dunque priorità individuate dai tecnici: la continua manutenzione alle opere ed alle aree di intervento, la manutenzione della strumentazione di monitoraggio, la riparazione danni derivanti dall’usura e talvolta da atti vandalici, gli interventi laddove non si era già intervenuti, l’ulteriore rilievo delle cavità e il consolidamento delle eventuali situazioni critiche, l’ulteriore recupero di beni storici artistici a cominciare dal Pozzo San Patrizio.
Identificata anche una sorta di mappa del rischio, ovvero le situazioni attualmente più preoccupanti come porta Cassia, fosso Civetta, San Zero. “Abbiamo strumenti andati in cattiva manutenzione ma che ci hanno segnalato e ci dicono che lì sta accadendo qualcosa” ha detto chiaramente l’assessore all’Ambiente, Claudio Margottini. “Questa iniziativa – ha detto anche l’assessore presente anche in qualità di tecnico – è la prima di una serie di azioni di sensibilizzazione di interlocutori politici. C’è molto interesse da parte della Regione e del nostro comune, ma coinvolgeremo anche Roma e la Comunità Europea a Bruxelles, così come tutte quelle realtà dove queste tematiche possono trovare interlocutori privilegiati”.
L’amministrazione, tramite Margottini, ha assunto l’impegno di “trasferire le conclusioni del convegno ad una seduta politica fra Comune e Regione entro il mese di giugno”. Si tratta di capire come riattivare tutte le risorse necessarie per assicurare alla Rupe manutenzione e monitoraggio. Un’operazione che come ha sottolineato il primo cittadino dovrà necessariamente coinvolgere istituzioni e politica indistintamente e ad ogni livello.