Non sempre sono stato d’accordo con le decisioni del Sindaco Toni Concina. Non ho condiviso le scelte accomodanti sulla dirigenza e sul personale, non ho condiviso la scelta di rinunciare a Rosmini, Sciarra e Zazzaretta, e non capisco quale sia il problema per Marco Marino, né le assenze oramai istituzionalizzate dell’assessore Romiti. Condivido con Carlo Perali la necessità di risistemare in modo più proficuo il Palazzo dei Sette, anche se non è detto che ci debba stare per forza il Centro Studi.
Ho sempre consigliato al Sindaco di non fidarsi del PD e della sinistra orvietana in generale, non tanto per motivi ideologici, ma semplicemente perché non hanno un briciolo di idea da presentare, sono divisi per bande, e hanno sempre una Penelope che disfa l’ordito, in attesa di ritornare al potere, perché a questa gente non interessa tanto il bene della città, quanto piuttosto il loro interesse di fazione, la poltrona, la prebenda, e quant’altro di collegato e connesso.
Non sempre il Sindaco ha ritenuto di ascoltare il suo modesto consigliere, ma diciamo che almeno ho avuto la soddisfazione di avere ragione con il passare del tempo che, si sa, è galantuomo.
Nonostante queste ed altre divergenze (tutto sommato normali, tot capita, tot sententiae), non ritengo giusto voltare le spalle al mio liberatore, in parte per gratitudine (merce rara in politica, o almeno così mi si dice), ma soprattutto perché l’emergenza Orvieto non è affatto conclusa e c’è ancora bisogno di chi – non ce lo scordiamo – è stato capace di chiudere in poco più di tre anni un buco sulla spesa corrente di 8,5 milioni di euro l’anno, nonostante il governo centrale abbia alzato ogni anno sempre di più l’asticella dei trasferimenti.
Se poi disgraziatamente alzo gli occhi e mi guardo intorno per osservare chi si candida a rimpiazarlo, mi vengono i brividi solo a pensarci.
Infatti, a ben guardare, si tratta di tutte persone estemporanee, incapaci di parlare fra loro e di fare squadra insieme; insomma di presentare un gruppo di persone alternativo e compatto contro “il mostro di centrodestra allargato” Toni Concina.
Del resto, a parte la larga schiera di ex, che sono i principali responsabili del disastro orvietano, (uno peggio dell’altro e che anche di recente abbiamo visto gettarsi addosso la croce, senza un minimo di ritegno e di dignità) ed a parte qualche altro brontosauro della politica locale che ha pure l’ardire di affermare “largo ai giovani”, non riesco veramente ad intravvedere chi potrebbe almeno allacciargli le scarpe.
Carlo Emanuele Trappolino, persona certamente onesta, non mi pare però “motore per quella trebbia” come si dice in dialetto orvietano, con similitudine alquanto ironica, ma azzeccata, soprattutto perché trattasi di persona che unisce solo i suoi più stretti accoliti e poco più, in quanto la sua leadership è attualmente contestatissima, come si è avuto modo di vedere nell’ultima assemblea PD con psicodramma annesso del povero valvassino Mariani.
Poi c’è l’outsider di sinistra, critico un po’ con tutti, dalla visione sicuramente sprovincializzata, ma incapace di allearsi con chiunque, e che finisce quindi per “sparametrarsi” da solo.
Si vocifera inoltre di questo complotto senatoriale con a capo Della Fina, ma i cui congiurati mi sembrano alquanto improbabili, soprattutto nelle rispettive alleanze, anche se in politica, come si dice, non si sa mai.
Poi c’è Borrello, con cui almeno ci si possono scambiare due parole, ma che dubito abbia larghe schiere di “followers” alle sue spalle.
Poi ci sono “Le donne di sinistra”, e come dimenticarle, ma li mi pare che ci sia un po’ poco da pescare.
Infatti, a parte un femminismo di maniera, non vedo una leader indiscussa capace di prendere in mano tutta la sinistra orvietana.
E non credo che sia un problema di discriminazione sessuale, perché almeno nel centrodestra orvietano le donne che valgono ci hanno oramai superati e surclassati da un pezzo, e non hanno avuto certo bisogno di mettere in mezzo il femminismo per ottenere spazio.
Poi c’è l’intellettuale, critico quanto basta con la sinistra diciamo istituzionale, e però abbastanza komunista da non dissociarsene fino in fondo, permaloso il giusto e schivo nel confronto, è ancora convinto che il popolo non capisce niente, non sa niente, e “La Repubblica” di Platone diciamo che è un “must”.
Non parliamo poi degli ambientalisti di maniera; soprattutto quelli a corrente alternata. Muti sugli scempi di sempre, attenti invece a deprimere ben bene ogni minima intrapresa imprenditoriale ed ogni correlato posto di lavoro, in nome di un falso concetto di green economy (e di che se no) ma in realtà rosi dalla voglia di apparire protagonisti sulle quisquiglie.
Intendiamoci, non voglio dire che Toni Concina sia insostituibile, anzi, anche lui – come detto – ha i suoi no. Ma insomma prima di darlo per finito, con maggioranza finita, con tizio pronto a passare con caio, io ci andrei più piano. Capisco che giornali e giornalisti hanno bisogno di vendere, ma attenti anche alla vostra credibilità, perchè Pizzo non è ancora assessore (anche se lo meriterebbe), Toni Concina è ancora Sindaco e Della Fina non si è ancora candidato con il sostegno di Marco Frizza.
Secondo me Toni Concina arriverà molto probabilmente a fine mandato (bilancio permettendo) e chissà che in presenza delle personalità di seconda scelta che si sono autocandidate anzitempo, non venga fuori qualcuno di vero e di serio che possa succedergli in modo inaspettato, così come è avvenuto per la sua candidatura.
Di certo però mi sembra chiaro che il PD locale non ha ancora capito bene i movimenti in corso in città, se il massimo sforzo politco che produce il partitone sono le dimissioni di Mariani confrontate con quella specie di comunicato stampa stile “oltre cortina”, in cui ci si compiace di una propaganda partitocratica ultrapolitichese di strumentalizzazione inutile e controproducente sulla questione del Tribunale di Orvieto.
Dimostrano di non aver capito che uniti si può fare ancora qualcosa per conservare il Tribunale, ma a questa gente pare che interessi solo il fare comunicatino stile Pravda in cui i compagni di Kiev erano felici e contenti nel sol dell’avvenire, mentre in realtà facevano file chilometriche persino per un tubetto di dentifricio.
Certo, neanche nel centrodestra sappiamo bene che sarà di noi, soprattutto a livello nazionale (e le batoste rimediate nelle ultime amministrative non mi pare abbiano insegnato gran che), ma se c’è qualcosa che ho imparato dall’esperienza politica che ho vissuto in Consiglio Comunale è che uniti si vince, anche se si è in minoranza, mentre divisi si perde, anche se si è in maggioranza.
E sotto questo profilo mi pare che ad Orvieto la sinistra si stia scavando la tomba con le proprie mani, piuttosto che creare un progetto serio e credibile, alternativo a Toni Concina, o alla maggioranza che abilmente il Sindaco è riuscito a costruirsi, per salvare almeno il salvabile di Orvieto e dintorni, dopo sessant’anni di maoismo di provincia.