Riceviamo e pubblichiamo la nota del PD
Dopo mesi di studiata dissimulazione torna a parlare il massimo esponente del PDL di Orvieto. Ma non per informare la città dell’ennesimo assessore in odor di dimissioni (Marco Marino) o per chiedere scusa agli orvietani del disastro in cui Concina & soci stanno precipitando la città. Niente di tutto questo. Evidentemente il senso di responsabilità e di realtà non abita più dalle parti della maggioranza di centrodestra. Il suo è un parlare livoroso che cerca colpevoli allo scopo di nascondere un clamoroso fallimento politico. Un parlare vuoto, privo di qualsivoglia idea di futuro.
A tre anni dall’insediamento della giunta di centrodestra non si riesce a scorgere un’idea, una prospettiva, una pur miserrima visione delle cose. Il “tirare a campare” e l’affidarsi a qualche improbabile “conoscenza” hanno rappresentato il principio e la fine dell’azione amministrativa di questi anni.
Esemplare, tra le altre, è la vicenda del tribunale di Orvieto. Nell’agosto 2008 Carlo Emanuele Trappolino scrive ai parlamentari umbri del PD per segnalare la preoccupazione sua e della sua città circa le sorti del Tribunale di Orvieto improvvisamente diventato simbolo dell’inefficienza pubblica a seguito di un articolo di Stefano Zurlo apparso su “Il Giornale” del 12 luglio 2008 (quotidiano della famiglia dell’ex premier spesso usato allo scopo di saggiare il terreno per colpi di mano più o meno commendevoli). Pochi giorni prima, il Consiglio Comunale si era espresso sia a difesa del tribunale sia per rilanciare il tema delle circoscrizioni giudiziarie italiane.
Venne il centrodestra, Concina e la storia delle amicizie e delle “conoscenze” compreso l’ottimo rapporto con il senatore PDL Benedetti Valentini. Poi il Ministro Nitto Palma (PDL) comunica la lista dei tribunali minori da sopprimere. C’è anche Orvieto e Spoleto. Non condividendo questa logica dei tagli “alla cieca” Trappolino presenta, assieme ad altri deputati del PD, un ordine del giorno con cui impegna il governo ad aprire un confronto con le istituzioni locali e le organizzazioni professionali sul tema della riorganizzazione e ridistribuzione delle circoscrizioni giudiziarie. Un metodo, questo, che consentirebbe a Orvieto e ad altri territori di ridefinire gli ambiti delle circoscrizioni in maniera più razionale, guardando anche oltre i confini regionali. L’ordine del giorno viene accolto ma la cosa si ferma lì. Servirebbe un impegno forte dell’Amministrazione Comunale, una battaglia forte a difesa del tribunale ma si preferisce la via delle amicizie e delle “conoscenze”. “Ci pensiamo noi”, disse lo stato maggiore del PDL orvietano e umbro. Risultato: Benedetti Valentini, membro della maggioranza di governo, infila dentro il progetto di riforma delle circoscrizioni un emendamento che, di fatto, salva Spoleto e abbandona Orvieto ad un destino molto incerto (gli amici non sono più quelli di una volta…).
Il problema, al di là del polverone di Olimpieri, sta nel manico, ossia nel credere che le “amicizie” possano risolvere i problemi della città. Cosa ha prodotto di buono l’amicizia con Gianni Alemanno? E quella con Benedetti Valentini? E rispetto alle innumerevoli amicizie vantate da Concina, quali tangibili vantaggi avrebbero procurato a Orvieto? Vogliamo parlare di quelle in dote all’imprendibile assessore Maurizio Romiti? Ma questo menar vanto di amicizie e relazioni altolocate è una cosa seria?
Anche sulla questione della sanità c’è molta demagogia. La scure dei tagli previsti dal governo Berlusconi (che per anni ha negato la crisi e ampliato di 250 miliardi di euro la voragine del debito) mette in ginocchio la sanità pubblica. Al 2014 la sanità umbra avrà a disposizione 140 milioni di euro in meno. Nonostante ciò, la giunta regionale si è impegnata a salvaguardare livelli qualitativi delle prestazioni erogate. Pur dentro un quadro di enormi criticità a cui la riforma endoregionale intende dare risposte all’altezza delle sfide, non sono in discussione le prerogative dell’ospedale di Orvieto né per quel che riguarda il carattere di polo regionale dell’emergenza-urgenza né per quel che attiene la continuità di servizi importanti (es. la permanenza del punto nascita). Problemi ci sono e vanno risolti, ma quanto è utile alla soluzione dei problemi del nostro nosocomio un atteggiamento denigratorio che finisce per giustificare, alla lunga, lo svuotamento di servizi e la fiducia delle persone? Davvero non c’è un altro metodo di discussione?
L’insistenza sulle virtù magiche delle “amicizie” e delle “conoscenze” ha isolato Orvieto dal resto dell’Umbria. Quelli che si lamentano dell’isolamento della città sono gli stessi che suonavano i tromboni in occasione della firma dell’effimero “Patto con Roma” e gli stessi che ancor oggi suonano i tamburi per ogni alito di superfluità che spira nel mare di niente voluto dall’attuale sindaco e dai suoi consiglieri politici. Anche il destino del Centro Studi è segnato da questa irragionevole solitudine e dall’ inveterata e pervicace vocazione all’improvvisazione. Si trasferisce al Museo della Ceramica e tutto si ridimensiona per via dell’incapacità di questa amministrazione a collocare il Centro Studi dentro la rete regionale e nazionale dell’alta formazione. La maggioranza che governa il Comune di Orvieto non vola bassa: scava gallerie.
Concina è arrivato a fine corsa e di fatto guida un’amministrazione postuma. Per il PD di Orvieto comincia invece la fase della ricostruzione e del progetto. Ci sono questioni da restituire alla discussione democratica dei cittadini: lavoro, sviluppo economico e valorizzazione del patrimonio pubblico, infrastrutture, ambiente e urbanistica, sanità e politiche culturali, scuola e formazione. Su questi temi, già dai prossimi giorni, si confronteranno attraverso iniziative pubbliche i circoli del Partito Democratico di Orvieto Centro, Orvieto Scalo, Sferracavallo e Ciconia. C’è bisogno di ricostruire la città con più democrazia, più trasparenza, più partecipazione. E il PD comincerà a farlo aprendosi all’intelligenza e al contributo di persone che vogliono cambiare davvero le cose.
PD Orvieto