1. “La Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, tramite la propria società strumentale Orvieto Arte Cultura Sviluppo Srl, in collaborazione con il Comune di Orvieto ha ideato la realizzazione di un portale web della città di Orvieto – on-line dalle ore 12:00 del 18 maggio – utile strumento per la valorizzazione e la promozione della città e del territorio circostante”. (Da una notizia di OrvietoSi del 19.05.2012)
2. “Siamo cittadini di un Paese che si ricorda di essere unito solo quando ci sono i morti”. (Scritta a pennarello su un lenzuolo davanti alla scuola di Brindisi colpita dalla bomba. Notizia tratta dai giornali di domenica)
La prima notizia è di quelle buone: ci dice che è nato il portale finalizzato alla promozione della nostra città e del territorio di pertinenza. Si chiama inorvieto. Lo ha commissionato la Fondazione Cassa di Risparmio. Lo ha realizzato Akebia. E’ un bel sito. Ce n’era bisogno.
La notizia continua così: “Il progetto … è volto a valorizzare e comunicare lo spirito di un territorio composto da molteplici fattori di eccellenza e in grado di offrire varie e intense esperienze, godibili con agio e facilità grazie alle concentrate dimensioni spaziali e al disteso stile di vita: dalla qualità del paesaggio e dell’ambiente, alle esperienze di storia, arte e cultura; dalla felice ubicazione climatica e geografica alla qualità dei collegamenti e dei servizi; dalle possibilità di sport, eventi e benessere all’ottima e sana qualità dell’enogastronomia”.
Ho guardato il sito e mi è piaciuto, sia per la concezione che per la realizzazione. Si capisce subito che le sue potenzialità sono notevoli. Innanzitutto perché, per come è impostato, si presta a sviluppi in diverse direzioni. E poi soprattutto perché i contenuti si riferiscono ad una realtà che ha le caratteristiche che conosciamo e che la notizia sintetizza in modo efficace.
Si tratta di potenzialità di sviluppo incredibili, basta farci un po’ di pensieri sopra. Si dirà: ma c’è la crisi. Sì, e però la crisi c’è anche perché quelle potenzialità non ci si è preoccupati di utilizzarle come si deve. Anzi, senza annoiare con citazioni circostanziate per lo più arcinote, si deve dire che spesso si sono fatte politiche opposte perfino al buon senso. Ma comunque quelle potenzialità stanno lì, ci sono. E dunque aspettano una politica che le metta a frutto. Insisto: una politica, non iniziative sporadiche, improvvisate, parzialissime e miopi.
Il portale inorvieto sarà il segnale che si vuole andare nella direzione giusta? Vedremo. Alla Fondazione si deve dare atto che ha avuto una buona idea e che ha fatto una scelta lungimirante. D’altronde essa almeno in parte coincide con quanto era stato elaborato in sede COVIP (documento diffuso il 22 dicembre 2011) e tradotto da Pier Luigi Leoni in mozione presentata in Consiglio Comunale nel successivo mese di gennaio e poi dal Consiglio in effetti approvata.
Ciò che manca è la parte che nel documento e nella mozione si riteneva importante tanto quanto la conoscenza delle qualità del territorio per uscire dalla crisi, cioè un’operazione di internazionalizzazione per un uso intelligente del patrimonio pubblico e privato. Ecco come era formulata quella parte nel documento COVIP: “Al sito dovrebbe essere connesso un portale con funzione di ‘collettore d’idee’ per la valorizzazione del patrimonio pubblico e privato. Quindi vi dovrebbe figurare, con adeguate informazioni, tutto ciò che nel centro storico e nel resto del territorio orvietano è disponibile per la valorizzazione, non senza l’indicazione delle destinazioni urbanistiche vigenti e possibili e delle ipotesi di valorizzazione già ipotizzate”. Ed ecco come recitava il dispositivo della mozione di Pier Luigi: “(Il Consiglio) delibera … di dare mandato al sindaco e alla giunta di svolgere le operazioni e adottare gli atti necessari per la sostanziale realizzazione delle soluzioni prospettate nel suddetto documento”.
Quanto detto, scritto, deliberato, sarà anche fatto? Si incomincerà a vedere una politica, cioè una strategia, un programma, un’azione coerente? Nel pomeriggio di oggi il Consiglio comunale discuterà un documento di indirizzo sul patrimonio presentato da Evasio Gialletti. E’ un’altra occasione per verificarlo. E anche per verificare se nelle condizioni disperanti in cui rischiamo di precipitare, se non già di essere immersi, sia come città che come nazione, siamo in grado di trovare alcune linee di pensiero e di azione che ci diano il senso di essere una comunità.
La seconda notizia è di quelle cattivissime. Non potevamo evitare di riferircene mentre pensiamo ai problemi della nostra città. Non è facile ragionarne, tanto lacerante è il dolore, tanto profonda è la consapevolezza della bestialità del male. Ma è imperativo ineludibile farlo. Perché quanto accaduto sabato mattina davanti a quella scuola di Brindisi ha una valenza generale: ci riguarda in quanto collettività e in quanto persone. Dobbiamo saperlo, siamo di fronte ad una svolta radicale nella percezione delle ragioni della convivenza, a tutti i livelli, perché dentro quelle bombole c’è un gas ancora più mortale di quello che ha colpito le studentesse, il gas che della convivenza recide le sue radici stesse.
Perciò, ogni reazione che non vada lì, e non si chieda come estirpare i mali profondi che ci affliggono e che ci impediscono di essere popolo dotato di un sentire comune se non quando ci sono morti per atti di violenza, sarà lacrimuccia che facilmente si asciuga. Come è successo tante e tante volte. Oramai però è ipocrisia insopportabile.
Giunti al fondo (meglio, quasi al fondo, perché, parafrasando De André, c’è sempre un fondo più fondo), dobbiamo fermarci e tentare di risalire. Se usiamo ognuno la nostra corda, questa si spezzerà, una volta, due volte, sempre. E’ molto meglio se impariamo a costruirci tutti insieme un bel canapo, lungo e forte. Non sarà eterno, ma quando serve sapremo come farlo e come cambiarlo. Per intanto facciamolo.
Si deve fare in ogni comunità. Noi partiamo dalla nostra. Allora potremo scrivere sul nostro lenzuolo bianco: “Siamo cittadini di un Paese unito perché sentiamo di avere un destino comune e ci impegniamo ciascuno e tutti per esso”.
Franco Raimondo Barbabella
Visto che Franco ha citato la mia mozione sul sito internet e sul portale per l’internazionalizzazione del “problema Orvieto”, mi sembra giusto riprodurre, per chi se lo fosse dimenticato, il documento del COVIP sul quale era basata la mozione. Poiché sovente mi viene chiesto che cosa sta facendo il COVIP, rispondo con questo documento. E a chi è curioso di sapere se il COVIP stia preparando una lista, se stia lavorando per alleanze in vista delle prossime lezioni comunali, se, insomma, sappia che cosa farà da grande, voglio ricordare che questa associazione è composta da persone che si stimano e che amano stare insieme per parlare di politica. E poiché si tratta di persone abituate a far tesoro dei loro studi, dei loro colloqui e delle loro esperienze, esse sanno che la politica, come ogni arte, ha le sue regole e i suoi tempi. In questo spirito, il documento seguente può valere come iniziativa dell’amministrazione comunale in carica oppure come paragrafo di un programma elettorale. In altri termini, ciascuno si assume la responsabilità di ciò che dice e di ciò che tace, di ciò che fa e di ciò che non fa.
“La città di Orvieto sta evidentemente affogando.
La crisi globale l’ha colta già in crisi e la situazione è ormai drammatica. Nonostante l’abbondanza di buone intenzioni, mancano ancora le intenzioni buone, quelle in grado di salvare la nave dal naufragio.
È indispensabile uno scatto di orgoglio, un momento di lucidità e un salto di qualità nelle iniziative.
È di tutta evidenza che la nostra città è detentrice di valori storici, culturali, monumentali e ambientali universalmente apprezzati. Perciò la lotta per emergere dalla crisi deve essere internazionalizzata, come fu fatto con successo per promuovere le leggi speciali per la Rupe.
Oggi internazionalizzazione significa impiego massiccio e tecnicamente adeguato di internet.
I problemi di Orvieto devono essere portati all’attenzione del mondo insieme con le opportunità che essa offre, in modo da attirare capitali per le attività private e idee per le azioni pubbliche.
È quindi indispensabile allestire e tenere costantemente aggiornati un sito web e un portale, almeno in lingua italiana e in lingua inglese, tra loro collegati.
Il sito web dovrebbe essere la vetrina dello stile di vita orvietano (Orvieto’s way of life) per attrarre da tutto il mondo coloro che sono interessati a un luogo di residenza ideale per ambiente storico e paesaggistico, clima temperato, eccellenti collegamenti, servizi adeguati, garanzie di salubrità grazie alla scelta della green economy. Ovviamente il sito dovrebbe dare diffusione a tutte le prospettive di investimento immobiliare e alle offerte locative.
Al sito dovrebbero essere collegati dei profili sui social media per pubblicizzare l’iniziativa: su Twitter per il broadcasting delle notizie e degli aggiornamenti; su Facebook per creare uno spazio di conversazione e per poter profilare le persone interessate all’iniziativa (provenienza, sesso, età ecc.), su YouTube per i video ecc.
Al sito dovrebbe essere connesso un portale con funzione di “collettore d’idee” per la valorizzazione del patrimonio pubblico e privato. Quindi vi dovrebbe figurare, con adeguate informazioni, tutto ciò che nel centro storico e nel resto del territorio orvietano è disponibile per la valorizzazione, non senza l’indicazione delle destinazioni urbanistiche vigenti e possibili e delle ipotesi di valorizzazione già ipotizzate.
Sia il sito che il portale devono essere di qualità eccellente, altrimenti sarebbero inutili; devono essere costantemente aggiornati, altrimenti sarebbero dannosi; e ne deve essere garantita l’indicizzazione per i motori di ricerca (search engine optimization), altrimenti non sarebbero adeguatamente conosciuti.
Gli altri 12 comuni del comprensorio orvietano, tutti di origine antica e ricchi di opportunità, nonché tradizionalmente coinvolti nel sistema urbano di Orvieto, dovrebbero essere invitati a partecipare, in un quadro di azione sinergica che dia maggiore respiro all’iniziativa.
Periodicamente dovrebbero essere organizzate conferenze internazionali per il confronto e l’affinamento delle migliori idee emerse, da mettere a disposizione degli organi comunali, regionali, nazionali e comunitari per le valutazioni e le scelte di loro competenza.
L’operazione rientra a pieno titolo tra quelle finanziabili dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, che, sostenendone il costo (valutabile in circa 100.000 euro) onorerebbe la tradizione di puntuale e preziosa presenza nei momenti cruciali della nostra città.”
Per quanto riguarda il delitto di sabato, non posso nascondere la mia commozione, resa più acuta dal fatto di essere padre di due figli. Se il delitto è opera di un folle isolato, come sembra probabile nel momento in cui scrivo, non me la sento di fare commenti. In ogni modo prego per Melissa, che voleva fare la stilista, e spero sia andata a disegnare abiti per gli angeli.
Pier Luigi Leoni