«ORVIETO CITTà DEL CORPUS DOMINI». Quanti legami che si dipartono da Orvieto! Verso Gerusalemme, Liegi, Praga, Torino, la Val d’Ossola. Perché non ripristinarli, coltivarli, attraverso scambi e comunioni d’intenti? Ecco un obbiettivo realistico e praticabile. Contro chi imponga politiche contro. Contro i divisori (e i dividendi).
È una vocazione storica alla quale impossibile e vergognoso sottrarsi. Santuario in epoca etrusca, quando presso Velsna (il nome etrusco di Orvieto,la romana Volsinii) sorgeva il Fanum Voltumnae e Santuario Eucaristico fin dai tempi di San Norberto e dei Premonstratensi (l’ordine de la Badia).
È l’opportunità laica di ridare spirito e volto ad una antichissima civiltà, quella orvietana, etrusca e medievale. Orvieto ha un messaggio per il mondo intero. È semplicemente: «LA CITTà DEL CORPUSDOMINI». Niente di più. Ma neanche niente di meno. È scritto chiaramente ed indelebilmente nella storia (quella universale). Dall’11 agosto 1264, Orvieto è la Cittàdel Corpus Domini, data della bolla Transiturus con cui papa Urbano IV istituisce da Orvieto la solennità eucaristica, universale cristiana, del Corpus et Sanguis Domini.
[… Premetto: sarò prolisso: excusatio non petita. Chi ne ha voglia, però, si armi di santa pazienza e abbia la compiacenza di volermi seguire nel ragionamento; che spero possa risultar meno contorto ed incomprensibile di altre volte. ]
Confusione straripa dilaga. Corriamo senza destinazione. Frenetici dispersi come non mai, nelle nebbie più fitte. Verso dove? La paura attanaglia. Bancarotte e banche rotte; bombe e terremoti; disoccupazioni, licenziamenti, tasse e balzelli. Come biasimare le povere menti, prese dal continuo martellare mediatico delle tv, che imperversa sui network ed alimenta il più efficace dei sistemi di comunicazione: il passaparola, il sentitodire, il pettegolezzo. Anche nella nostra amata città.
Nonostante la capacità di reagire che ci caratterizza – come ogni sano italiano – consentendo di riuscire a portare aiuto dove ve ne sia disperato bisogno, comela nostra ProtezioneCivile.Nonostante la voglia di continuare a pensare ed agire “alto”, come tanti gruppi ed associazioni locali che si battono per valorizzare, difendere, sostenere e preservare l’ambiente, il paesaggio, la cultura di Orvieto, senza strumentalizzazioni partigiane e bottegaie, se non personalistiche, populistiche o demagogiche. Nonostante ciò, quello che passa sempre di più è ancora il fare i propri interessi, che è fare divisione, politicar contro: terrorismi politici, sociali e culturali. Tutti contro tutti. “Veni a veder …”; non ci si crede!!! La nave è costellata di falle e imbarca acqua da ogni parte. La sentina è colma e non riceve più. Invece di mettere insieme le forze per cercar di raccoglierne il più possibile e buttarla fuor di mura, ci si mette di buzzo a traforar semmai di più; ad impedire, ostacolare quanti invece tentino di impegnarsi per scongiurare quel che appare ormai come malcelato naufragio … in acque livide e profondissime fitte di squali e meduse urticanti … trafitti da grandine e saette nella procella più orrida. Certo è facile incolpar il povero schettino di turno, ché pure ha le proprie responsabilità. Ma dov’è l’armatore? A godersi lo spettacolo attraverso un cannocchiale tenuto al contrario? Dove sono quelli del quadrato ufficiali? E la ciurma, pure fosse del Bounty? Sottocoperta – con l’acqua alla gola –, ma fingendo arrogante sicumera e spavalderia da schiaffi?
Orvieto perde i pezzi che altrui a sua volta approfitta per batterci. E siamo sempre in Umbria. Un esempio? Prendiamo a caso: Spoleto. Lì si sono battuti fino ad ottenere la riapertura di alcune caserme. Lì resistono per mantenervi l’amministrazione della Giustizia. Che pizza quest’Umbria. Perché a noi ci dice sempre male? Per la nostra realtà locale quel cuore verde sembra sempre più infartuato. E non c’è by-pass o complanar che tenga. Tanto mi par che in quest’Umbria Orvieto sia si water … ma closet. Non mi si fraintenda. Amo l’Umbria tanto quanto la mia città. Non mi quadra e perciò m’infastidisce chi – ammantandosi d’Umbria – ci voglia far digerire a forza bocconi amari e menar per il naso. Non posso avercela con l’Umbria in cui anche Orvieto ha parte quale identità culturale territoriale. Ma non ho voglia di farmi abbindolare, dall’alto di pulpiti umbri o d’altro lido, da politiche contro gli Orvietani e l’Orvietano. Noi Cittadini e Popolo di Orvieto abbiamo tutte le carte in regola per ribadire il nostro sacrosanto diritto all’autodeterminazione, alla valorizzazione della nostra dignità che ci viene dalla Storia e dalla Tradizione. Non si deve fare il gioco di chi abbia tutto l’interesse a dividere per continuare nei propri affari. Nessuno cerca la sedizione la secessione la separazione da un contesto in cui comunque ora siamo e per il quale bisogna lavorare per contribuirne a crescita e sviluppo. Orvieto è geostoricamente porta dell’Umbria e della Tuscia. Oggi come oggi un’opportunità più che mai valida e densa di significati. Il Giubileo indetto da papa Benedetto svolge in questo un ruolo inderogabile: stolto o in malafede chi non voglia rendersene conto e ne ricerchi l’offuscamento ela disconferma. Sarebbero certo strumentali e populisti, ovvero stupidi e sciocchi, prese di posizione ideologiche, pseudo culturali, pregiudiziali e pretesti su motivi confessionali o religiosi. Scontati e inefficaci. La Chiesa sta già facendo e non potrà certo mancare di fare la propria parte. Questa semmai
Sabato 9 e Domenica 10 giugno venturi la città rivivrà, almeno per un po’, la propria storia. Il Corteo delle Dame, che celebrerà i Vespri in Duomo, precederà il Corteo Storico della Città di Orvieto nella solenne processione che porta il Santissimo Sacramento ed il reliquiario del Corporale attraverso le vie cittadine. Un viaggio nel tempo con una macchina speciale; quella straordinaria macchina del tempo che è Orvieto. Il periodo storico (anche se i due cortei sono rievocazioni che risentono di una visione romantica del Medio Evo) è quello a cavallo di due secoli, il XIII ed il XIV. Nella nostra città identificabile con due date precise: l’11 agosto 1264, già detto, ed il 24 maggio 1337 quando il Governo orvietano delibera di portare in processione per le vie della città “il corpo di Cristo e il santissimo corporale”. In particolare, questo atto pubblico mette in sistema due eventi che fino a quel momento sono stati ben distinti e separati: l’istituzione del Corpus Domini e la tradizione del Miracolo di Bolsena; quest’ultimo è tradizionalmente fatto risalire al 1263. Tuttavia, le reliquie custodite nel Duomo di Orvieto, cagione di inopinabili contese ataviche con i cugini della Val di Lago, sono avallate da atti notarili di inizi Duecento, presente in città Innocenzo III (Riccetti)! Ma torniamo alla Transiturus. Del Corpus Domini se ne troverebbe citazione, a dieci anni dall’istituzione urbana, durante il pontificato di Gregorio X. In proposito, lo storico locale cinquecentesco Luca di Domenico Manenti, riferendosi a donazioni per acquisire fondi, riporta come in «Detto anno essendo papa Gregorio in Orvieto con la corte, concessi l’intrata del Corpus Domini, li elemosine, in la fabrica de lo acqueducto de l’Alphina»; l’anno è il 1273, il papa è Gregorio X (eletto nel burrascoso conclave viterbese che vide protagonista Bonaventura da Bagnoregio), il quale farà dono di lì a qualche anno di una copia della bolla orvietana del 1264 alla comunità valligiana dell’Ossola, in virtù dell’aiuto ricevuto nell’affrontare il Passo del Sempione durante il viaggio per il concilio di Lione. Quella copia resterà sconosciuta fino agli anni ’60 del Novecento quando sarà rinvenuta in un codice pergamenaceo. Paolo VI nel 1964 proclamerà il Messaggio Eucaristico di Orvieto, che passa per Giovanni Paolo II e torna nell’udienza generale del 17 novembre 2010 di Benedetto XVI, fino all’indizione del Giubileo straordinario di Orvieto e Bolsena per il 2013 – 2014.
Anno del Signore 1263. inOrvieto risiedeva Urbano IV, al secolo Jacques Pantaleon de Troyes, nel 1255 già inviato da Alessandro IV quale patriarca di Gerusalemme e legato pontificio degli eserciti crociati in Terrasanta. Era stato eletto al soglio (ma non metterà mai piede a Roma) nell’estate 1261 dopo un travagliato conclave viterbese. L’11 agosto 1264, nel pieno delle celebrazioni che precedono la vera grande festa orvietana che è da sempre quella dell’Assunta, patrona del Comune e del Contado di Orvieto, il papa Urbano con Bolla “Transiturus de hoc mundo” istituisce la solennità universale del Corpus et Sanguis Domini. L’officio solenne della messa fu affidato a S. Tommaso d’Aquino, allora nel convento di S. Domenico, con cattedra nello Studium orvietano che la dice lunga sul prestigio di quella che all’epoca era la nostra università. Urbano IV, francese, è una figura complessa. L’appoggio alla casa angioina – Carlo d’Angiò, già peraltro proposto dallo stesso papa, sarà fatto senatore a Roma senza che però ne fosse data comunicazione al pontefice – sarà causa di contrasto con quella sveva, avendo altresì il papa eluso la candidatura avanzatagli dallo stesso Manfredi. Quest’ultimo si schiererà apertamente contro il pontefice per il quale diventerà un vero e proprio problema fino a non farlo sentire più al sicuro neanche arroccato sul nido d’aquile della rupe orvietana; la lascerà il 9 settembre 1264 per tentare di raggiungere Perugia dove però arriverà soltanto da morto, qui nella cattedrale di S. Lorenzo sarà tumulato.
Il percorso istitutivo che porta al Corpus Domini parte da lontano. La bolla urbana, che rievoca anche le esperienze mistiche di Giuliana di Cornillon, per l’istituzione di una festa dell’Eucaristia, è indirizzata al patriarca di Gerusalemme: «Sebbene l’Eucaristia ogni giorno venga solennemente celebrata, riteniamo giusto che, almeno una volta l’anno, se ne faccia più onorata e solenne memoria. Le altre cose infatti di cui facciamo memoria, noi le afferriamo con lo spirito e con la mente, ma non otteniamo per questo la loro reale presenza. Invece, in questa sacramentale commemorazione del Cristo, anche se sotto altra forma, Gesù Cristo è presente con noi nella propria sostanza. Mentre stava infatti per ascendere al cielo disse: “Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20)». Il culto dell’Eucarestia è il filo conduttore di tutte le vicende storiche che porteranno all’istituzione del Corpus Domini, attraverso un percorso che parte da Gerusalemme, snodandosi tra Liegi e Praga, per concludersi infine ad Orvieto. Gerusalemme, Luogo Evangelico, ne è il principio. Fiandre e Vallonia, Francia meridionale, come l’Italia settentrionale, sono i luoghi dell’insorgenza; di quella che sarà tacciata quale eresia rispetto all’ortodossia canonica contro una chiesa che predica quanto però poi nella realtà quotidiana difficilmente riesca a mettere in pratica. Il contrasto si sviluppa su due vie: una di rottura, ereticale appunto; l’altra interna, sul percorso già individuato da figure emblematiche come Benedetto, Bernardo, Norberto e, ma un secolo dopo, Francesco. Nei secc. XII e XIII alcuni movimenti negavano il sacramento eucaristico. Nel primo trentennio del 1100, emerge l’opera di Norberto contro l’eresia di Tanchelm (Tanchelino) ad Anversa. Norberto, riconosciuto difensore del sacramento eucaristico, le cui spoglie riposano nella chiesa abbaziale di Strahov a Praga, è fondatore dell’Ordine dei Premonstratensi, presenti ad Orvieto presso la Badia dei SS. Severo e Martirio. A cavallo dei tracciati francigeni e romei, tra quello storico da Canterbury e quello Teutonico (o Alemagno), Anversa e Liegi si trovano su una di quelle direttrici che collega, attraversandoli, il Brabante fiammingo o delle Fiandre, quello di Anversa ed il Brabante vallone, quello di Liegi. Liegi è uno dei centri storici della religiosità eucaristica, nella predicazione e negli scritti di sacerdoti famosi, a cominciare dal X secolo col grande Raterio, futuro vescovo di Verona. Qui vive e opera nel Duecento Giuliana di Cornillon. Da lei si recano i vescovi di Cambrai e di Liegi. A quest’ultimo, Roberto di Thourotte, Giuliana chiede di istituire nella diocesi il Corpus Domini, sostenuta anche dall’arcidiacono di Liegi, Giacomo Pantaléon. Dopo Liegi, anche in Germania occidentale (nel 1252) si festeggia il Corpus Domini. Un altro interessante spunto di riflessione è che Norberto e Giuliana abbracciaronola regola Agostiniana, ordine presente anche nell’Orvieto medievale (nonché del precedente presule Giovanni). In questo periodo storico, la Rupe orvietana è crocevia diplomatico in cui convergono e si confrontano, a vario titolo e per molteplici ragioni, rappresentanti e forze vicine sia al pontefice sia all’imperatore. Cavalieri teutonici (come Pietro da Praga del miracolo bolsenese, prossimo del principe di Boemia), legati della Repubblica di Venezia e dell’Impero Tartaro antagonista dei Musulmani in Terra Santa, come anche emissari di Manfredi (antagonista del papa) ed elementi dell’Islam.
Un altro interessante collegamento si può leggere con Torino. Città Eucaristica e del Santissimo Sacramento per il miracolo del 1453. Sul luogo di questo prodigio sarà edificata la basilica del Corpus Domini il cui progetto si deve al nostro Ascanio Vitozzi. L’Ordine dei Canonici del Corpus Domini (a cui appartenne anche la bellissima figura di San Cottolengo) regge da allora la basilica torinese che è situata tra il Palazzo di Città (nell’ufficio del sindaco di Torino si conserva il trittico che racconta di quell’antico miracolo eucaristico) e il Duomo conla Sacra Sindone.
Con l’opportunità giubilare e l’end state del Santuario orvietano in pianta stabile: “Radici e Futuro” (prendendo a prestito una felice intuizione associativa attiva in San Lorenzo Nuovo) a portata di mano, alla portata di tutti.
«ORVIETO CITTà DEL CORPUS DOMINI». Un Bene Comune ricevuto gratuitamente in dono da storia e tradizione (dallo Spirito Santo, per chi – come il sottoscritto – voglia crederci), da poter e dover mettere a frutto. In unità e spirito di collaborazione. Remando insieme tutti nella stessa direzione per uscire da un gorgo pericolosissimo verso lidi raggiungibili e sicuri, in sincronia e sinergia. Per Orvieto. Se lo merita. Ce lo meritiamo.