Da mesi mi arrovellavo girando inutilmente attorno ad una intuizione che tardava ad arrivare e che, contestualmente, stava assumendo le sembianze di una quasi vera e propria ossessione.
Poi, d’improvviso, è sopraggiunto lo “Eureka” che andavo cercando e che, in sintesi, ho definito “COMUNANZA POPOLARE”, sia concettualmente e sia grafologicamente.
C e P come Comunanza Popolare. La disgregata società dell’oggi ha necessità, per ritrovare compattezza e unità d’intenti, di pervenire a novelle forme di unione civica e di saldatura tra Popolo e Istituzioni. “Comunanza Popolare” si pone in tale ottica e si prefigge il perseguimento di almeno tre obiettivi basilari:
a) ristabilimento del rapporto fiduciario tra pubblici poteri e soggetti amministrati, da tempo incrinato per prepotenza dei primi e passiva accondiscendenza dei secondi;
b) decretazione della conclusione irreversibile dell’appannaggio esclusivo dei “Palazzi del Potere” a possedimento di una oligarchia, quale quella attuale, arruffona (di getto mi è scappato arraffona; lo scrivo lo stesso ma non lo penso), pressappochistica e superficiale;
c) sperimentazione dell’esercizio di funzioni democratiche di governo sul modello dei “Concilia Plebis”, per la conoscenza dei quali invito quanti ne avranno desiderio di curiosità ad una quanto mai opportuna ricerca storica e bibliografica.
I tempi sono maturi; le volontà, pure!.