ORVIETO – Mentre sulla Rupe continua a tenere banco il toto – vescovo, tra indiscrezioni e papabili poco disposti all’oneroso impegno di dover governare una diocesi così turbolenta, spunta anche un’altra ipotesi. Che è meno peregrina di quanto si possa pensare. Ovvero, che ad Orvieto resti l’amministratore apostolico Giovanni Marra. Di fronte a tante ritrosie che stanno complicando e allungando la nomina del nuovo vescovo, l’ipotesi che ad Orvieto e Todi resti monsignor Marra sembra che non sia del tutto da escludere. Classe 1931, l’arcivescovo Giovanni Marra è stato nominato amministratore apostolico ad nutum Sanctae Sedis della diocesi di Orvieto-Todi il 5 marzo 2011, dopo il caso Scanavino che ha sconquassato la diocesi facendo parlare di sé in tutta Italia. A distanza di un anno, Marra, terminato il suo compito, potrebbe anche mettere da parte l’ambizione di diventare cardinale e fermarsi tra la Rupe e Todi. Alcune voci provenienti dalla Curia non escludono di fatto questa possibilità. Un’inchiesta dell’Espresso ha fatto proprio ieri il suo nome, includendolo nella lista dei cappellani militari baby pensionati. Con soli otto anni di contributi monsignor Marra, infatti, insieme allo stesso presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Angelo Bagnasco (tre anni) ha avuto diritto nel 2006 ad un “vitalizio sostanzioso” di circa 4mila euro lordi al mese. L’inchiesta riguardava i cappellani militari che costano allo Stato oltre 15 milioni di euro l’anno. Tra loro abbondano i vescovi babypensionati con emolumenti d’oro. Tra cui, appunto anche monsignor Marra e l’attuale presidente della Conferenza episcopale italiana, monsignor Angelo Bagnasco che tra l’altro sarà a giugno ad Orvieto in occasione del Corpus Domini. Ma per tornare al successore di Scanavino, oltre all’ipotesi della permanenza di Marra resta in ballo a quanto pare anche il nome, anticipato ieri, di monsignor Gino Reali, attualmente vescovo della diocesi suburbicaria romana di Porto – Santa Rufina.