Pienone assoluto. Oltre 600 prenotazioni, posti esauriti fin dal mattino tanto che ai primi esclusi sono stati venduti anche i posti rimasti liberi riservati alla stampa. Alle 12,30 una gran fila di persone, tra cui poco meno di un centinaio di norvegesi, tanti turisti italiani e stranieri, alcuni capitati per caso, si è riversata verso l’atrio del Palazzo dei Sette per iniziare con gli antipasti la passeggiata enogastronomica per i luoghi più significativi della città.
<<Palazzo dei Sette. Perché si chiama così?>>
Ho pensato ad una domanda rivolta a me e sono subito passata alla storia del glorioso Comune di Orvieto. Ѐ bastato poco però per capire che il problema era più vasto perché la mia vicina di fila venuta da Roma ha incominciato a brontolare contro l’organizzazione che non aveva previsto la coda e non aveva scelto uno spazio più ampio per evitarla…
Consumo l’antipasto improntato alla nostra cucina insieme ad una giovane coppia fiorentina che gusta le nostre prelibatezze con grande soddisfazione tanto che il piccolo nel passeggino ne reclama una parte. Ed è piacevole osservarlo mentre, con i soli denti davanti, fa scomparire la fetta di prosciutto e il tenero pecorino per passare ad un bel pezzo di pane che ciuccia all’infinito. Quando più tardi la coppia prova ad imboccare al bambino la sua pappa, il piccolo non sembra affatto persuaso, decisamente aveva mostrato più entusiasmo per il pranzo dei genitori.
<<Che ci fa il gorgonzola?>>
La domanda mi lascia perplessa. Come il melone negli antipasti di fine marzo alla cena di gala. Mannaggia, il gorgonzola non l’avevo notato. Benissimo per il pecorino, molti della mia generazione sono cresciuti a pecorino fatto in casa, però non ho mai saputo che nell’Orvietano ci sia stata produzione di gorgonzola.
Cerco di sorvolare quando l’occhio mi cade sul dépliant: “pecorino erborinato” . C’è dunque un’azienda del comprensorio che produce questo tipo di formaggio così particolare. Intanto anche al Palazzo del gusto noto immediatamente dépliant – brochure su Orvieto dove sicuramente chiunque lo voglia può trovare tante di quelle notizie di cui lamenta la mancanza di informazione. Nell’aria il buon profumino guida verso gli studenti della Scuola di cucina che ci attendono con vassoi fumanti di umbrichelli e maltagliati da consumare sul bel terrazzo del San Giovanni dove tavoli e spazi non mancano. I giovani poi non hanno problemi, si accomodano dappertutto, occupando tutti i muretti con vista panoramica mentre i bambini giocano con la palla nel vecchio “orto del prete”. La giornata, senza sole, è molto accogliente ed è gradevole pranzare all’aperto e scambiare pareri. Tutti molto soddisfatti, l’iniziativa piace e molti si chiedono il motivo della triennale interruzione che ha preceduto questa rinascita, mentre un signore laziale già pensa di esportare l’idea nella sua città.
Passeggiando da un luogo all’altro per concludere il pranzo posso notare quanta gente oggi si muove a piedi sulla Rupe, tanto che la polizia municipale controlla che in città entrino solamente i residenti. Poco traffico, pochi rumori. Qualcuno per strada canta ad alta voce vecchie canzonette popolari… Una coppia è ferma a meditare davanti all’insegna del Monastero di clausura del “Buon Gesù”, meravigliati che in una città nemmeno tanto grande come Orvieto ci siano addirittura due monasteri femminili di clausura…
Santa Chiara: all’Istituto Maitani, mentre il preside Galati dà le ultime consegne, i ragazzi della Scuola alberghiera, elegantissimi nell’abito scuro, accolgono ed accompagnano i commensali al tavolo delle vivande. Altri ragazzi con la marsina colorata nella divisa da sala, ed altri ancora, nel bianco candore dell’abbigliamento da cucina, servono il secondo di carne con contorno di patate e cipolline, ansiosi dei nostri pareri e dei nostri giudizi mentre qualcuno fa capolino da quelle che dovrebbero essere le finestre delle cucine. Il tutto sotto l’occhio vigile del loro professore Andrea Gallo, che sembra soddisfatto, e non solo dei suoi studenti. Oltre trenta i ragazzi provenienti da classi e livelli diversi impegnati nell’evento odierno. Una giornata festiva interamente dedicata alla manifestazione.
<<Il nostro lavoro richiede sacrifici, gli studenti devono saperlo e abituarsi fin dall’inizio.>>
Loro, gli studenti, ne sembrano pienamente convinti tanto sono partecipi e compresi. Decisamente va a loro buona parte del merito della riuscita dell’iniziativa, sia ai ragazzi che frequentano i corsi del Centro Servizi Formativi della Provincia di Terni che a quelli dell’Istituto professionale di Stato.
Se il percorso enogastronomico è andato a gonfie vele, oltre agli organizzatori, il merito va anche alla volontà di tanti e al contributo gratuito delle aziende locali e delle cantine fornitrici dei vini, ai sommelier della Fisar… Ed anche a Comune, Provincia, Protezione civile,… che hanno messo a disposizione personale, strutture, spazi…
<<Dobbiamo usufruire di quello di cui possiamo disporre sul territorio.>> aveva annunciato l’assessore Marco Marino in conferenza stampa. E la città ha mostrato di esserne capace. Un buon progetto, forse perfettibile, anche per accontentare giustamente i più esigenti:
<<Almeno una mappa con qualche notizia storica sui palazzi e sui luoghi…>> Ѐ il consiglio della signora incontrata agli antipasti e che alla fine del percorso ritrovo ad un tavolo del Palazzo del Popolo, davanti ai dolci dei nostri pasticcieri.