“La prima classe costa mille lire, la seconda cento, la terza dolore e spavento”, cantava De Gregori nel suo Titanic…
E oggi il nostro Paese, l’Italia, e la nostra città, Orvieto, rappresentano una neanche malcelata metafora del vecchio, tanto maestoso quanto inutile transatlantico che giusto un secolo fa (aprile 1912) andò ad affondare nelle acque del nord America, evidenziando l’arroganza e la stupidità dei potenti e il tremendo destino di chi per rilanciare la propria vita, l’andava a perdere , vittima proprio di quella arroganza e di quella stupidità.
E invece di recarci in questi giorni al cinema a rivedere in 3D il famoso film, proviamo a immaginare e a ragionare…..
E voglio partire dal mio amico Gianluca “Giullar Cortese” Foresi, che qualche tempo fa ha immaginato un “Alfabeto per Orvieto”, e raccolto opinioni da parte di chi ha voluto aderire alla sua iniziativa. Mi ha invitato da tempo ad esprimere una mia idea con delle lettere e lo faccio volentieri.
Partendo pero’ da una immagine, (appunto il Titanic che affonda) e senza neanche troppa fantasia trasfigurarla nella nostra comunità nazionale e locale.
Il Titanic Italia sta affondando colpito dall’iceberg della crisi, e la Compagnia che l’ha costruito (la finanza internazionale)non molla il comando, anzi lo pretende , perché solo loro possono risolverla, e ci avvertono che solo loro possono salvarci, noi dobbiamo solo aspettare dentro le gabbie, che tanto ci pensano loro, e intanto calano le scialuppe, ma stranamente ci salgono prima loro, soprattutto loro, e gli altri , coloro che su quella nave ci sono saliti per vivere, e non per esibire la loro potenza, casomai dopo, se c è posto.Ma perché i ricchi costruendo questa città marina non hanno pensato a fare scialuppe per tutti, e soprattutto, perché ora decidono e scelgono chi si deve salvare, e lo fanno in base al ceto di appartenenza? Il comandante dalla scialuppa, già in salvo, grida, “ Non cominciamo con questa demagogia, questo è populismo!”.
Intanto il Titanic Orvieto, colpito qualche anno fa da un iceberg crisi colpa di una gestione, diciamo eufemisticamente “allegra” delle finanze, è in purgatorio tecnico destrorso, malgovernato , e pronto a una disputa elettorale tra chi ha ridotto la “nave” in questo stato , e chi ha accelerato l’affondamento.
Ma forse una speranza c è. Un gruppo di disperati incazzati escono dalle gabbie, buttano a mare chi ha costruito la nave, chi sta cercando di salvaguardare i “soliti noti”,e chi sta anche solo pensando, tra i colpevoli , di avviare la “ricostruzione”… e invece salvano chi deve essere salvato, sia coloro che sono in difficoltà, sia coloro che possono essere indispensabili per un rilancio e per una rinascita.
É per questo che chi scrive è orgoglioso di definirsi “populista”..
Sì, sono populista, se populista significa pretendere dignità soprattutto per chi sta “dietro”,per le “voci contro”…
Sono populista, se significa dire basta a un capitalismo disumano che prima ti umilia e ti distrugge, e poi vuole guarirti , e vuole essere anche chiamato “professore”…
sono populista se significa dire che “con la cultura si mangia eccome” ma soprattutto “si dà dignità alla propria vita”, mentre spendere un solo euro per armi di distruzione è barbarie…
sono populista se vuol dire pretendere di non avere un parlamento pieno di inquisiti, se significa indignarsi per politici , imprenditori e ladri vivere da nababbi , mentre la maggioranza del paese è nella melma fangosa della disperazione.
Questo è il capitalismo? Beh, il capitalismo mi fa schifo.
.E sono sicuramente populista se pretendo per la mia città una “vera rinascita culturale”, gestita da gente competente, non me ne frega niente di che partito sia, purché capace e vitale,disinteressata ma soprattutto NUOVA!
Sono populista, sì, perché mi risulta insopportabile anche solo immaginare , alle prossime elezioni, di rivedere le solite facce, i soliti eletti e persino i soliti trombati.
E allora ben vengano un gruppo di determinati, incazzosi, ma puliti “avventurieri “pronti a gettare il cuore oltre l’ostacolo.
Sì, “P” come populismo e “T” come Titanic, queste Gianluca sono le mie lettere, ma non sono cumulative, sono alternative.
L’Italia e Orvieto devono scegliere.
E io credo che solo un “sano populismo” ci potrà salvare.
E allora forza , tutti a calare le scialuppe, su cui caricare tutto ciò che vale la pena salvare.
Sicuramente sentiremo i costruttori della nave e chi è responsabile della catastrofe, gridarci che siamo dei demagoghi e dei populisti, ma forse avremo la soddisfazione di non sentir più quelle parole…”la prima classe costa mille lire, la seconda cento, la terza dolore e spavento”.