ORVIETO – Umbro, originario di Monteleone di Spoleto, 64 anni, attualmente vescovo della diocesi suburbicaria romana di Porto – Santa Rufina e per un anno circa – dal marzo 2010 al febbraio 2011 – anche amministratore apostolico della diocesi di Civitavecchia – Tarquinia. Il nome di monsignor Gino Reali è quello che circola più insistentemente in queste settimane negli ambienti vicini alla Curia orvietana per succedere a Scanavino. Nato a Ruscio, di Monteleone di Spoleto (arcidiocesi di Spoleto–Norcia) il 28 gennaio 1948 e ordinato presbitero il 31 luglio 1971, monsignor Reali ha festeggiato questo mese dieci di vescovato.
Il suo nome era stato fatto già nel 2008 tra i papabili a sostituire monsignor Giuseppe Chiaretti alla guida dell’arcidiocesi di Perugia – Città della Pieve, poi affidata a monsignor Gualtiero Bassetti. Questo prima che il vescovo Reali, due anni fa, fosse travolto dallo scandalo che ha investito un prete della sua diocesi, don Ruggero Conti, ex parroco della chiesa della Natività di Maria Santissima a Selva Candida, a lungo all’attenzione delle cronache, in quanto arrestato il 30 giugno 2008 e poi condannato lo scorso anno in primo grado a 15 anni e 4 mesi di detenzione per violenza sessuale continuata e aggravata su 7 ragazzi.
Monsignor Reali chiamato a deporre al processo testimoniò di non aver ritenuto fondate le voci su don Conti e di non aver pertanto ritenuto necessario segnalarne il caso alla magistratura. Per questo è stato anche il primo vescovo italiano denunciato per favoreggiamento. E proprio in ragione di questo scandalo, c’è chi è poco propenso a dar credito alle voci che lo vorrebbero vicino alla nomina alla guida della diocesi di Orvieto Todi. Non si possono non ricordare, infatti, i motivi dell’allontanamento di Giovanni Scanavino, accusato – detto in parole molto povere e altrettanto poco rispettose della realtà – di aver accolto gay e pedofili.
In ogni caso, alla nomina da parte del Vaticano ormai non dovrebbe mancare più molto. Tra i nomi circolati nei mesi scorsi anche quello di monsignor Giancarlo Maria Bregantini conosciuto in tutta Italia come il vescovo anti-‘ndrangheta, per aver proposto la scomunica per chi spara e uccide. Questo nel 2006, quando era alla guida della diocesi di Locri – Gerace, una delle zone a più alta densità di omicidi d’Italia. Monsignor Bregantini nel 2007 venne poi trasferito all’arcidiocesi metropolita di Campobasso-Boiano di cui è tuttora alla guida.