Riceviamo da Cittadinanzattiva TDM e publichiamo con piena adesione all’idea ed alle future iniziative che saranno intraprese perché il vecchio Santa Maria della Stella sia per la città.
Nel 1998 in vista del trasferimento dell’Ospedale cittadino presso la nuova struttura di Ciconia che, come si ricorderà, è avvenuta il 25 novembre Duemila, la CGIL organizzò un importante confronto, presso la sala del Governatore del Palazzo dei Sette, sul tema degli anziani e della necessità crescente di strutture adatte da realizzare possibilmente nel centro storico di Orvieto come luogo di accoglienza per anziani autosufficienti e non, pensando appunto che la struttura di Piazza del Duomo potesse essere il sito ideale per tale realizzazione.
L’allora Direttore Generale Dott. Marco Aurelio Lombardelli, che ricordiamo come l’unico Vero Dirigente avuto dalle nostre parti e per la sua indiscussa professionalità e, soprattutto, per le Sue doti umane e la capacità di coinvolgimento nelle scelte decisionali, era perfettamente d’accordo con l’ipotesi formulata e pronto ad assumersi le responsabilità e gli oneri ad essa connessi. Tale operazione si sarebbe così inserita in perfetta sinergia con gli aspetti sociali e sanitari ed,anche, stimolando una collaborazione tra pubblico e privato che avrebbe potuto partecipare al progetto.
Purtroppo altre furono le scelte che seguirono il trasferimento cosicché il Comune di Orvieto decise di utilizzare un parte della struttura per il Centro Studi , tuttora presente, ed abbandonando completamente l’idea iniziale per la quale la struttura di piazza Duomo era già sufficientemente predisposta.
Nel frattempo, i nostri anziani sono stati costretti ad un esilio forzato presso centri gestiti per lo più da privati,con un impegno economico non indifferente e che non tutti si sono potuti permettere in assenza di idonee “case di riposo” pubbliche; molti altri, invece, sono dovuti ricorrere alle badanti, spesso a tempo pieno, e che sono state indubbiamente,finora, l’unica possibilità di assistenza domiciliare alla quale rivolgersi.
Tutto ciò ha contribuito anche a un deficit economico aggiuntivo in quanto le “assistenti”, regolarmente assunte hanno, come è normale che sia, l’interesse a trasferire il loro stipendio presso i luoghi d’origine e quindi senza nessuna ricaduta sulle nostre zone.
Ma il problema non è soltanto economico, bensì sociale e profondamente umano, in quanto il sentirsi soli non contribuisce ad una esistenza dignitosa e serena con, in più, l’aggravante di dover affrontare spese sempre maggiori per balzelli e tasse che riducono le disponibilità finanziaria dei nostri anziani e pensionati.
Oggi più che mai si ripropone il tema, anche per la profonda crisi che stiamo vivendo, che un importante immobile così funzionale alle esigenze esposte finisca in mano di speculatori e, soprattutto, che i ricavi di una eventuale vendita finiscano nel buco nero del sistema sanitario regionale senza alcuna ricaduta positiva per Orvieto.
Chiediamo quindi che si ricominci a ragionare ad un uso dell’intero complesso in favore della piena disponibilità dei cittadini orvietani, per i loro crescenti bisogni di assistenza e mantenendo anche tutte le altre attività non in contrasto al fine di dare occupazione e sviluppo alla nostra città sempre più impoverita.