Consumatasi questa seconda repubblica, seppur della terza ci sfuggano i contorni, di sicuro non saranno più i partiti, quelli con cui abbiamo avuto a che fare negli ultimi vent’anni, a competere per il consenso popolare e dunque a governare.
In effetti già adesso per il governo tecnico nazionale, pur tra lacrime e sangue, il gradimento degli elettori resta oltre il 50% , mentre quello per i partiti in queste settimane non supera il 2% . Significa che neanche i militanti, gli iscritti e forse gli stessi dirigenti di partito si fidano più dei partiti e neanche del proprio. Il distacco della gente dai partiti politici ha la conseguenza non soltanto degli inesauribili scandali emersi ed emergenti, ma anche della rottura definitiva e irreversibile del tradizionale schema storico-culturale tra destra , sinistra e centro.
Dunque c’è da chiedersi per chi e per cosa voteremo ?
Di sicuro il prossimo Consiglio Comunale di Orvieto sarà formato di soli 16 consiglieri oltre il Sindaco scelti, con ogni probabilità , tra due o più super liste di natura “tecnocivica” le quali, per l’appunto, saranno un mix tra senso civico e politico e nelle quali si intrecceranno le novità con storie e appartenenze anche diverse tra loro.
Saranno liste che andranno ben oltre le vecchie e nuove alleanze tra partiti e che segneranno non la cifra del formarsi di una maggioranza e di una minoranza politica, ma di un’unica squadra composta di esecutori e di controllori i cui ruoli complementari restano coesi in un idea di visione futura della città .
In esse troveranno posto candidati in possesso di riconosciute specificità e qualifiche inerenti la natura e il contenuto delle soluzioni che saranno contestualmente proposte all’attenzione degli elettori orvietani per risolvere l’insoluta “questione orvietana”.
I partiti , uniti o divisi al proprio interno, avranno da sostenere l’una o l’altra giustificando la propria esistenza ma, nel contempo, astenendosi dal presentare i propri simboli troppo sputtanati, ormai, per garantirsi un minimo di autosufficienza e credibilità .
Saranno legittimamente e auspicabilmente anche gli esponenti dei partiti a candidarsi senza perché la loro appartenenza costituisca un viatico privilegiato né tantomeno un elemento di pregiudizio.
Anche il neo Sindaco da eleggere, pur mantenendo tutte le prerogative che la legge gli affida, sarà principalmente il garante, avvalendosi della mediazione e della sintesi, dell’azione pragmatica e del suo divenire necessaria, compresa e condivisa da tutta la città .
C’è stata, infatti, ed è ancora in corso nella nostra comunià locale una difficoltà ad adattarsi e forse a comprendere che viviamo in un mondo complesso nel quale le scelte e le iniziative più efficaci per favorire il bene comune non scaturiscono dal prevalere di uno schieramento, ma dalla capacità di aggiornare la visione della città nella continua ricerca di opzioni e soluzioni anche diverse tra loro.
Tra tutte le istanze di rinnovamento, dal favorire le quote rosa piuttosto che i più giovani ecc.., deve prevalere quella della consapevolezza che la partecipazione alla cosa pubblica presuppone non soltanto la mera disponibilità a candidarsi e a misurarsi elettoralmente, ma anche la fatica di studiare e di comprendere le questioni e i problemi sui quali si desidera intervenire.
Assumere per scontato che ciò sia sempre avvenuto è una leggerezza alla quale gli elettori orvietani non dovrebbero mai più indulgere specie quando si trovano all’interno della cabina elettorale.
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Certo rimane il problema dei processi costitutivi e formativi di questo nuovo livello di classe dirigente. Ciò può esser risolto e superato con successo attraverso l’iniziativa libera dei cittadini nel favorire un contesto di partecipazione e di confronto e quindi di aggregazione e di condivisione tra singoli, comitati e associazioni.
Tuttavia ritengo che gli stessi partiti più organizzati avrebbero convenienza a favorire una simile transizione che è l’unica capace di ritessere un tessuto connettivo tra la politica e la società civile e quindi ricreare le condizioni minime e indispensabili per la ripresa del ruolo che storicamente e costituzionalmente compete ai partiti stessi.
In ogni caso siamo tutti chiamati a darci da fare perché a Orvieto non esiste più chi, nel bene o nel male, ci pensa o ci penserà al nostro posto : non l’antico partito padrone, non l’uomo nuovo della provvidenza.