Molti la pensano ancora come Enrico Ferri, deputato e senatore dell’estrema sinistra che fu direttore dell’ “Avanti!” dal 1905 al 1910. Costui teorizzò il cosiddetto “tipo napoletano”, cioè l’idea che il popolo meridionale abbia una innata propensione a delinquere a causa di una inferiorità biologica atavica. Per costoro vale il consiglio del grande Renato Carosone: «Pigliate ’na pasticca, siente a mme!».
I nemici del Tribunale di Orvieto non stanno a Roma, ma in Umbria. Un motivo in più per fare la secessione.
Anch’io ho una gran voglia di lasciare prescrizioni per il mio funerale. Che male c’è se scrivo da me il copione del primo spettacolo al quale spero di assistere da morto?
Vi sono ex amministratori orvietani che, al contrario dei gatti, l’hanno fatta e non l’hanno coperta.
Sarei disposto a mettere il cappio intorno al collo di un feroce assassino, ma non me la sentirei di condannarlo a una pena eterna. E io non sono certamente più buono di Dio.
Quella vecchia volpe di Napolitano ha messo i tecnici al governo per farci rimpiangere i politici. E ci sta riuscendo.
Amministrare un comune che non ha soldi e provarci gusto è una forma di necrofilia.
Finalmente cominciano i lavori della complanare. Una boccata d’ossigeno per l’economia orvietana prima cha passi dal coma farmacologico (cassa integrazione) a quello irreversibile.
Gli animalisti hanno ottenuto la sostituzione della palombella incrociata con la palombella intubata. Adesso vogliono la palombella di coccio. Meno male che saltano un passaggio: la palombella alla leccarda.
Il Pozzo di San Patrizio incassa mezzo milione di euro all’anno. Il Duomo, se si mettesse un biglietto d’ingresso, incasserebbe molto meno. Quel che ci frega è che il meglio del Duomo è nella facciata.
L’IMU è una mazzata pesante ai proprietari di case, cioè alla stragrande maggioranza degli Italiani. A chi ci consigliava di investire nei muri, dovremmo sbattergli la testa al muro.
Il Giubileo straordinario 2013-2014 dimostra che la Santa Sede ama particolarmente Orvieto e Bolsena. E Todi rosica.
La mafia controlla varie regioni d’Italia. La burocrazia è asfissiante. La politica è corrotta. Le tasse sono micidiali. La magistratura e la polizia lasciamole perdere. Ciò nonostante i nostri governanti dicono che ce la caveremo. Diceva Francis Scott Fitzgerald che «l’ottimismo è il contentino di piccoli uomini che occupano grandi posti».
La crisi economica sta mordendo. I pensionati e i dipendenti pubblici sperano di essere al riparo e chiudono gli occhi su ciò che sta accadendo in Grecia.
I partiti italiani pensano di cavarsela. È proprio vero che Dio toglie il senno a coloro che vuol rovinare
Va a finire che, per campare, affittiamo i gommoni agli extracomunitari che se ne rivanno.
Dicono che a Orvieto la recessione farà meno danni perché l’economia è già depressa. Si vuol dire che i danni siamo già bravi a farceli da soli?
Perché i consiglieri comunali preferiscono aumentare le tasse anche a se stessi piuttosto che dimettersi? Per lo stesso motivo per cui un dentista, se potesse, si caverebbe i denti da solo…
L’Unione Europea è a rischio perché i Paesi più poveri dell’Unione non riescono ad allinearsi a quelli più ricchi. L’Italia è a rischio perché il Mezzogiorno non riesce ad allinearsi al Centro-Nord. Ma basterebbe guardare la faccia di Monti per capire che non c’è da stare tranquilli.
L’aumento del prezzo delle sigarette ha fatto riesplodere il contrabbando. Tra le bionde illegali abbonda la parte falsificata in Cina e nei Paesi dell’Est europeo al di fuori di ogni controllo degli ingredienti. In confronto, il vecchio fumo cancerogeno era un simpatico aerosol.
Con la concessione papale del biennio giubilare riprende vigore l’idea del Santuario Eucaristico, che fa sperare in benefici spirituali ed economici. Ma è scritto: «Nessuno può servire due padroni… Non potete servire allo stesso tempo Dio e Mammona» (Matteo 6,24). Riusciremo a barcamenarci?
Nel giorno di Pasqua, l’Unità ha pubblicato un editoriale, intitolato «La radice cristiana», che sembra scritto da Don Luigi Giussani, il fondatore di Comunione e Liberazione. Non c’è più il comunismo o non c’è più religione?
La recessione economica, che si annuncia lunga e dolorosa, e il discredito della classe politica sono il terreno di coltura di soluzioni autoritarie, di destra o di sinistra. Per fortuna ancora non si vedono i coltivatori.
Gli Orvietani fanno del tutto per sembrare meno incazzati di quanto la situazione richiederebbe. La loro maggiore soddisfazione consiste nel non dare soddisfazione.
Le gare pubbliche e i pubblici concorsi sono sempre taroccati. La bravura consiste nel taroccarli legalmente. Diceva Carlo Dossi: «Perché, o stolti, far birbanterie fuor delle leggi? C’è tanto posto di farne dentro».
Con l’aumento delle tasse sui carburanti diminuiscono i consumi, lo Stato ci rimette e l’economia si deprime. È vero che il momento del coglione passa a tutti, ma questa è grossa.
A giugno, quando si dovrà pagare la nuova tassa sulla casa, gli Italiani s’incazzeranno ferocemente col governo. Se il governo non sarà sparito.
Gli Orvietani del centro storico, presi nella morsa di mille divieti e gabelle in materia di traffico, invidiano la libertà di quelli che risiedono nel suburbio. Ma non smettono di pensare che è sempre meglio essere urbani che suburbani.
L’impegno politico è moralmente doveroso. Tutti dobbiamo contribuire al bene comune. Ma si può contribuire anche stando a casa per non fare danni.
Il consigliere comunale Piergiorgio Pizzo, incaricato di redigere il bilancio, è euforico: è riuscito a preparare la lista della spesa. Quando preparerà la lista dell’entrata cadrà in depressione. Alti e bassi della politica.
La nuova disciplina del traffico nel centro storico di Orvieto non ha ancora provocato il caos. Si sa che gli Orvietani sono flemmatici: prendono tempo.
Questa estate tutti in vacanza in Grecia. Per aiutarla? No, per imparare come faremo a sopravvivere.
Il governo, non riuscendo a battere la mafia e la burocrazia, batte cassa.
Una sovrimposta sulle pensioni per finanziare incentivi all’assunzione dei giovani mitigherebbe la follia dei cosiddetti diritti acquisiti (che stanno rovinando una generazione) e rilancerebbe l’economia nazionale. Se non si fa, è solo perché i giovani dormono, mentre gli anziani sanno sventolare bene la scheda elettorale.
Non si riesce a far quadrare il bilancio del comune di Orvieto e rispunta la tentazione di cavarsela con la monnezza. Se non si ripiana l’ammanco si torna al calanco.
La CGIL annuncia scioperi contro la riforma del lavoro. Mi ritorna in mente una battuta di Marcello Marchesi: «Alle 21 sciopero contro il terremoto».
Vi sono ex sostenitori e collaboratori di Toni Concina che adesso lo criticano aspramente. Si rivoltano le opinioni come una volta si rivoltavano le giacche. Ma le giacche rivoltate si riconoscono. Così dicasi per le opinioni.
La gente sparla della pubblica amministrazione. Ma non la conosce bene, altrimenti darebbe fuoco agli uffici pubblici e fischierebbe i pompieri
In vista delle prossime elezioni comunali, c’è un centro che guarda a destra e un centro che guarda a sinistra. Basta che non si limitino a fare i guardoni. Non si risolve niente con le pippe mentali.
La crisi economica sta mordendo soprattutto la classe media, dalla quale è facile spillare soldi perché li ha, ma non li ha abbastanza per nasconderli bene.
Nei Rotary Club, nei Lions Club e in consimili sodalizi borghesi, quando sono a tavola, come regolarmente avviene, i soci sgomitano per sedersi vicino ai magistrati, agli imprenditori più ricchi e ai professionisti più affermati. Lo fanno ovviamente per spirito beneficenza… a se stessi.
Negli anni Ottanta del secolo scorso circolava una battutaccia: «Risulterebbe che i due ladroni crocifissi accanto al Signore fossero socialisti: infatti erano ladri e occupavano due posti su tre.» Erano bei tempi e avevamo voglia di scherzare.
Più stiamo peggio e più ricordiamo il passato con nostalgia. Il futuro non è più quello di una volta.
L’isola pedonale di Piazza Sant’Andrea è quasi deserta. Circolano sempre meno pedoni. Il fatto è che non aumenta solo la benzina, ma pure le scarpe.
Un appunto lasciato da mons. Giovanni Scanavino al futuro vescovo di Orvieto: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono; ma tra voi non sarà così: chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo» (Mt 20,25-27).
Guardate come si vestono i sacerdoti quando celebrano la Messa. Evidentemente pensano che Dio non abbia il senso dell’umorismo.
Oggigiorno l’adulterio non si chiama più adulterio ma sesso extraconiugale. E la malversazione degli amministratori comunali non si chiama più malversazione ma debito fuori bilancio.
Gli animali costruiscono i loro nidi e scelgono le loro tane curando che non siano facilmente individuabili e accessibili. Si difendono così dai predatori. Gli esseri umani ostentano le loro tane esponendosi ai branchi famelici dei burocrati, dei professionisti e dei politicanti.
La malattia del gioco (ludopatia) sarà riconosciuta ufficialmente dal governo e sarà curata dal servizio sanitario nazionale. Andando avanti di questo passo, il governo vedrà diminuire le entrate più sicure, che derivano dalle cosiddette «tasse degli imbecilli»: quelle che si pagano sul gioco, sul tabacco e sull’alcool.
Gli Orvietani pretendono un po’ troppo, e si lamentano di tutto quello che fa l’amministrazione comunale. Scontenti e scoglionati.
Guai a palate nella diocesi di Orvieto-Todi. E il Vaticano non riesce a trovare un nuovo vescovo. Se il Papa ripristinasse un’antica usanza e lasciasse scegliere il vescovo al popolo dei fedeli, ritornerebbe Giovanni Scanavino. E il Vaticano potrebbe far finta di avere scherzato.
I maschi perdono continuamente terreno nella longevità, nel rendimento scolastico e nell’impiego pubblico. Tengono bene solo in politica, ma rinunciando a utilizzare gli attributi.
Per poche settimane ci hanno illuso che la velocità della luce non fosse poi tanto veloce. Si erano sbagliati. Reggeremo alla delusione?
La nuova disciplina del traffico nel centro storico di Orvieto non piace a nessuno. È un indizio, se non la prova, che l’amministrazione comunale è sulla buona strada.
Gli esseri umani sono apparsi per ultimi sulla faccia della terra e sono gli unici a chiedersi che ci stanno a fare. Ma non si mettono d’accordo sulla risposta. Farebbero bene a sbrigarsi, perché il pianeta non se la sta passando bene.
La Chiesa raccomanda di «vestire gli ignudi». Nel senso che dobbiamo aiutare chi ha freddo e non che dobbiamo rivestire le spogliarelliste.
Nicolás Gómez Dávila ha scritto: «Le frasi sono pietruzze che lo scrittore getta nell’animo del lettore. Il diametro delle onde concentriche che esse formano dipende dalle dimensioni dello stagno». Ovviamente deve trattarsi di “pietruzze” (piedrecillas) e non di sassi tanto pesanti da intorbidare lo stagno.
– La scimmia strabica non riesce ad afferrare la liana e batte la testa contro l’albero. È la legge inesorabile della selezione naturale. Il comunista batte la testa contro l’albero e dà la colpa all’albero. Esattamente come il fascista. Non si tratta di selezione naturale, ma il risultato è lo stesso: teste intronate.
I numerosi assessori orvietani che si sono dimessi pare che si fossero stancati delle interferenze del sindaco. Il potere logora chi ce l’ha poco.
Dobbiamo darci da fare per uscire dalla crisi globale, perché nel 2050 ci saranno sulla terra due miliardi di esseri umani in più che se la potrebbero prendere con noi.
Nicolás Gómez Dávila ha scritto: «Quanto più gravi sono i problemi, tanto maggiore è il numero di inetti che la democrazia chiama a risolverli». Se così fosse, il consiglio comunale di Orvieto sarebbe composto da 20.000 persone.
«Il Dio che mette paura, che giudica, condanna e castiga, è la divinità imposta da ogni istituzione religiosa che pretenda di esercitare un potere assoluto per sottomettere gli uomini ai suoi ordinamenti. Il Padre che libera da ogni paura, che non giudica, non condanna, ma a tutti incondizionatamente offre il suo amore, è la buona notizia che Gesù ha rivelato all’umanità per renderla felice». Anche i cattolici hanno bisogno ogni tanto di una boccata d’ossigeno. Questa viene da Padre Alberto Maggi.
Il teatro sopravvive al cinema perché è metafora della storia del mondo. Alla chiusa dell’ultimo atto si capisce il senso. E gli attori si ritrovano tutti insieme, felici e contenti, per ricevere l’applauso di Dio.
La “riappropriazione” da parte del comune di Orvieto della Sala del Carmine è vista trionfalmente da destra come l’espugnazione di un roccaforte di sfigati rossi. Ma è vista rabbiosamente da sinistra come uno scempio da invasioni barbariche. Le due opinioni non sono conciliabili perché sono vere entrambe.
La destra lo votò perché facesse fuori la sinistra. Una parte della sinistra lo votò perché facesse fuori l’altra parte della sinistra. Non avevano capito che Concina non aveva voglia di far fuori nessuno, a cominciare da se stesso.
Pagare le tasse è un dovere, come dar da bere all’assetato. Ma se il governo è alcolista è meglio nascondergli il vino.
La rupe orvietana ricomincia a sbriciolarsi. C’è chi minimizza, chi lancia allarmi e chi, come me, si tiene lontano dalle ripe.
La crisi economica mi angoscia, ma la morte mi angoscia di più. Alla morte cerco di non pensarci. Figuriamoci alla crisi.
A Orvieto le dimissioni degli assessori sono diventate una moda. Tanto è vero che se un assessore non si dimette non è nessuno.
Le retate antidroga sono come le pulizie pasquali. Ci sono sempre angoli della casa troppo scomodi per metterci mano.
Bertrand Russell, per sottolineare con una battuta spiritosa gli effetti mirabolanti dell’evoluzione, disse che una scimmia, per quanto addestrata, non riuscirà mai a dire: «Mio padre era povero ma onesto». Ma che bisogno ha la scimmia di dirlo, dato che nessuno può dubitare che suo padre era povero e onesto?
Alan Alexandre Milne ha scritto che «l’uomo di terz’ordine è felice quando pensa con la maggioranza; l’uomo di second’ordine, quando pensa con la minoranza, e l’uomo di prim’ordine, quando pensa». Se è così, il sistema democratico affida il potere a gente di terz’ordine, che è felice di esserlo.
Arthur Bloch dice che «la realizzazione di un progetto mal fatto richiede il triplo del tempo previsto e quella di un progetto ben fatto solo il doppio». Se conoscesse il progetto della complanare sarebbe meno ottimista.
Perché scandalizzarsi se il centrodestra orvietano ha arruolato Tonelli, Meffi e Frizza? Si sa che la necessità procura strani compagni di letto.
Nubi minacciose si addensano sulla maggioranza orvietana. Direbbe Trilussa: «Ben venga il temporale, se da un lampo / possiamo illuminar la via di scampo».
Patto con Roma: accordo ferreo di fare ognuno i fatti propri.
Pare che non si trovi un nuovo vescovo per Orvieto. Tutti gli interpellati si rifiutano, con una scusa o con l’altra: c’è chi vuole che vengano cacciati tutti i preti e c’è chi vuole che la rupe sia rasa al suolo. Pretese inaccettabili, ma comprensibili.
Orvieto è nei guai. Maggioranza e opposizione annaspano alla ricerca di una soluzione. E se la soluzione non esistesse
Si dice che «la speranza è l’ultima a morire». Cioè si dà per sottinteso che anche la speranza, prima o poi, muore.
Il mio cane, quando parlo, assume l’aria attenta di chi ascolta una lingua straniera cercando di afferrare qualche parola. Quando parlo in consiglio comunale, guardo in faccia i miei colleghi e mi manca tanto il mio cane.
«Scrivere è un modo di parlare senza essere interrotti », diceva Jules Renard. Scrivere sul web evita anche la saccenteria del tipografo.
Dio aveva detto: «Crescete e moltiplicatevi». Suo Figlio ha detto: «Ci sono eunuchi che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli». Più m’invecchio e più tendo a interpretarlo come un contrordine.
C’è chi la chiama città alta e strana e c’è chi la chiama città alta e stronza.
Il più diffuso dei preconcetti è che la colpa è sempre degli altri. La mamma ci dava pochi bacetti, il babbo leggeva il giornale invece di giocare con noi, il prete ci toccava il sedere, gli insegnanti ferivano il nostro amor proprio, i nostri superiori ci sfruttano, i nostri sottoposti ci fregano, gli amici ci tradiscono, i politicanti rubano, quelli del comune non sono buoni a niente ecc.
Un tempo i vecchi, quando erano infastiditi dal continuo viavai di auto e moto, se ne uscivano con l’imprecazione: «Ve dovrebbero mette la benzina a diecimila lire a litro!». Ci stiamo arrivando.
Un tempo il lido di Orvieto era al Paglia. Poi si spostò a Bolsena e poi a Montalto. Non è che la prossima estate riannamo a
C’è chi rimpiange Umbria Jazz Winter. Si narra che Ferdinando IV di Borbone, durante un lungo giro per rendersi conto della situazione del proprio regno, approdò a una misera cittadina della Calabria. Lo precedette la fanfara, che si schierò sulla piazza principale e suonò la marcia reale. Ferdinando scese dal cocchio, turbato dalla povertà dei luoghi e dalla massa dei pezzenti che facevano ressa dietro agli amministratori comunali schierati in prima fila per accogliere il sovrano. Ricevuti gli omaggi ufficiali, Ferdinando chiese al sindaco qual’era la richiesta più impellente della civica amministrazione, affinché il governo potesse alleviare le sofferenze di quella infelice popolazione. La speranza illuminò il volto del sindaco, che pronunciò con emozione la seguente richiesta: «Maestà, fateci fare un’altra suonata!»
C’è chi dice, semplificando ma non banalizzando, che la Grecia è paragonabile a un Sud Italia senza il Centro-Nord. Sì, ma non c’è la mafia. Infatti la Grecia si è liberata dal dominio turco, mentre la Magna Graecia non s’è ancora liberata da quello italiano.
I quattro assessori orvietani che se ne sono andati erano tutti presenti nelle liste elettorali e avevano raccolto molti voti personali. Forse «preferenza» non fa sempre rima con «resistenza».
La giunta comunale è un’auto che non può sostare, in cui solo il conducente ha la patente. I passeggeri che soffrono di voltastomaco, o riescono a trattenere il vomito o si buttano dall’auto in corsa. E si fanno male.
Si dice che gli Orvietani sono puliti mentre Orvieto è sporca. Come dire che la popolazione ha un’amministrazione che non merita. Infatti gli amministratori comunali vanno in giro con centinaia di cani e non ne raccolgono le cacche.
Il parapetto sulla rupe orvietana è, in alcuni tratti, particolarmente comodo per chi propende al suicidio. Basterebbe alzarlo di mezzo metro per renderlo meno attraente per le persone disperate. Ma prevale chi considera banale e inutile una proposta del genere. Perché gli imbecilli non si suicidano mai?
Dice un proverbio africano che «Dio ti aiuta quando corri. Chi ti ha sorpassato al mattino, lo sorpasserai tu al pomeriggio». Perché allora la sinistra orvietana non corre?
mbria Jazz Winter costa 650.000 euro. Gli incassi non arrivano a 230.000. Chi paga il resto? Lo paga anche chi del jazz se ne frega altamente, come la stragrande maggioranza degli Orvietani. Non c’è altro modo per sussidiare negozianti e albergatori?
Chi gira per le stradine di Orvieto s’imbatte in un popolo di vecchi in carrozzella o a braccetto delle badanti. Si sa che sopravvivono grazie ai farmaci e non alle leggi di natura. Diletta di Donato ha scritto che «oggi l’ideologia farmaceutica è sostituita ai principi ippocratici che sono alla base di ogni cura che rispetti il corpo e l’anima». Ma quanti oggi saremmo vivi senza l’«ideologia farmaceutica?»
Un mio amico dice che molti funzionari comunali stanno lì a tenere fermo il fronte fino a quando non arriveranno di nuovo quelli dell’Armata Rossa. Che riescano a tenere fermo il fronte sembra anche a me. Che torni l’Armata Rossa ho i miei dubbi. Sono più di vent’anni che il rosso arretra. Orvieto farà eccezione?
Le farmaciste addette alla farmacia comunale, facendo causa al comune, hanno intralciato la stipulazione del contratto di vendita dell’azienda. Anche loro cercano di tenere fermo il fronte in attesa del ritorno dell’Armata Rossa? Se fosse così, non dicano che hanno fatto tutto da sole.
Il tribunale di Orvieto è da molti anni in pericolo. Adesso è sull’orlo del baratro. Quando dipenderemo dal tribunale di Terni, vogliamo scommettere che diminuiranno le querele per ingiurie e diffamazioni vere o presunte? Ci costerà troppo fare i permalosi.
Gli avvocati sono preziosi e indispensabili, ma quando vi rivolgete a loro, come diceva Edouard Le Berquier, non dite mai «lotterò fino all’ultimo soldo». È assolutamente inutile: la sorte del vostro ultimo soldo è già segnata.
Orvieto ha una signora vice sindaco. Il fatto che mai una donna aveva raggiunto un così alto grado nell’amministrazione civica non fa onore alla città. Anche perché, sebbene sulle donne sia stato detto tutto e il contrario di tutto, Mark Twain ha detto qualcosa di definitivo: «Senza le donne gli uomini sarebbero molto scarsi».
Sembra che ormai tutti partiti, a gran richiesta del popolo, vogliano reintrodurre il voto di preferenza. Così, dicono, non saranno più le segreterie dei partiti a imporre i parlamentari. In verità saranno sempre le segreterie dei partiti, con il correttivo di chi ha molti soldi da spendere per la campagna elettorale. Ritorneremo ad essere tra i pochi Paesi del mondo che hanno il voto di preferenza. Così come siamo tra i pochi Paesi del mondo che hanno la mafia.
Le vera del pozzo cinquecentesco disegnata da Ippolito Scalza rimarrà in piazza delle Erbe. Quello non è il suo posto originario e lì non c’è mai stato un vero pozzo. Il suo posto originario è la terrazza del palazzo comunale dove, sotto il pavimento, ci sono i resti di un vero pozzo. Ma nessuno pensa di rimetterla dov’era. Scendere giù dal palazzo comunale è facile, ma risalirvi è quasi impossibile.
Sosteneva Pitigrilli: «Al fesso del mio partito preferirò sempre l’intelligente del partito opposto». Però io confesso che il fesso del partito opposto mi rassicura.