Per le città di Orvieto e Bolsena l’indizione del “Giubileo Eucaristico”, per gli anni 2013-2014, ha squillato al pari di un rinnovato fragoroso segno del “Patto di Alleanza tra Dio e gli Uomini”; ora spetta a questi ultimi edificare l’Arca entro cui custodirlo e renderlo munifico.
G. E. come Giubileo Eucaristico. E’ stato scritto che detto Evento può e deve rappresentare per la città di Orvieto una grande occasione di rinascita e, come tale, da non sprecare per nessuna ragione al mondo. Chi ha scritto ciò, ha parlato con parole di verità e ha colto pienamente nel segno.
Corre l’obbligo, anzitutto, di operare una distinzione tra le due componenti fondamentali del Giubileo, pur interdipendenti fra di loro: quella più propriamente religiosa e spirituale e quella più prettamente laica e civile.
La prima spetta in esclusiva alle Autorità Ecclesiastiche le quali, con l’ausilio dello Spirito Santo, sapranno di certo redigere un calendario liturgico denso di contenuti fideistici e di intima e profonda spiritualità.
La seconda compete alle Istituzioni cittadine, pubbliche e private, in un quadro di novità e di rottura con similari negative esperienze del passato.
Mi spiego meglio: se si pensa di accentrare tutto ciò che dovrà essere deciso nelle mani della consueta ristrettissima cerchia di oligo-notabili, con alla testa il Sindaco in carica, e senza il coinvolgimento il più ampio possibile del Popolo Orvietano, si commetterebbe un errore imperdonabile e i risultati finali non potranno che essere deludenti.
Ecco perché è da invocare, fin da subito, la partecipazione diretta alla logistica organizzativa di “figure tribunizie del popolo” con poteri di iniziativa, di proposta, di incidenza e decisione operativa.
Se quanto espresso non verrà ascoltato, il popolo stesso si vedrà costretto ad organizzarsi in proprio per la migliore accoglienza dei pellegrini, auguriamoci provenienti da tutti gli angoli della Terra, e per la più feconda riuscita della rinascita orvietana.
E’ dovere ora delle nostre genti, se davvero ci credono, di farsi avanti con coraggio e senza timore.