ALLERONA – Morire sul lavoro a 26 anni. Continua a succedere nonostante si parli di modernizzazione, di industria 4.0 e di sicurezza. Ecco che allora l’incidente costato la vita martedì mattina a Riccardo Cirilli, giovane operaio residente a Castel Giorgio, oltre che dolore e sgomento lascia rabbia e sdegno. E’ successo intorno alle 10.30 lungo la linea ferroviaria lenta, nel tratto compreso tra Fabro, Ficulle e Allerona in un’area delimitata e non interferente con la circolazione ferroviaria.
Riccardo era un operaio specializzato nella guida dei mezzi per il movimento terra. Da circa tre anni lavorava per una ditta orvietana a cui era stato affidato l’appalto per il rifacimento del binario ferroviario. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, al momento del fatto, era intento a prendere delle misure a bordo scarpata quando, per cause ancora in corso di accertamento, sarebbe rimasto accidentalmente schiacciato da un caterpillar in retromarcia.
Purtroppo vani i tentativi di salvarlo da parte degli altri colleghi e dei sanitari del 118. Il ragazzo è morto sul colpo. Sul posto sono giunte diverse squadre dei vigili del fuoco di Orvieto e Terni, gli agenti della Polizia Ferroviaria che ora dovranno ricostruire l’esatta dinamica con il supporto della polizia scientifica del commissariato di Orvieto. La procura, come da prassi, ha aperto un’inchiesta e le indagini sono coordinate dal pubblico ministero Raffaele Pesiri che ha disposto l’autopsia sul corpo del ragazzo. Sarà l’esame autoptico a stabilire con certezza le cause del decesso. Una morte che ha lasciato sgomenta un’intera comunità, quella del piccolo paese dell’Alto Orvietano dove il giovane operaio era conosciuto come un “ragazzo solare, altruista e dedito al lavoro”.
Aveva compiuto26 anni appena lunedì e nella sua pagina facebook non aveva mancato di ringraziare chi si era ricordato di lui con un “Ve se vole bene”. Una morte difficile da accettare, come quella di altre migliaia di persone, ragazzi, giovani, uomini, ma tutti lavoratori che non hanno potuto fare ritorno alle proprie case, riabbracciare i propri figli, baciare le proprie mogli.
E proprio in occasione del 1° maggio da parte dei sindacati dell’Umbria si era elevata una forte denuncia nei confronti del dramma quotidiano delle morti e degli incidenti sul lavoro, che continuano a ripetersi. Anzi tornano a crescere dopo gli anni della crisi superando quota 11.200, 176 solo dal 1° gennaio ad oggi.