ORVIETO – Martedì mattina, i Carabinieri della Compagnia di Maddaloni (CE), con la collaborazione di quelli della Compagnia di Orvieto e con l’ausilio di militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Benevento, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, hanno dato esecuzione all’ordinanza applicativa della misura cautelare in carcere, emessa il 5 aprile scorso dal GIP presso il Tribunale di Napoli, nei confronti di 5 persone, indagate per associazione per delinquere di tipo mafioso ed estorsione aggravata.
Ad Orvieto è stato arrestato uno dei cinque, Enzo Ruotolo, 43 anni. Era impiegato in una ditta di manutenzione stradale che stava effettuando dei lavori nell’Orvietano. I militari, dopo un’attenta operazione, sono riusciti a risalire al luogo dove viveva, in un appartamento nell’immediata periferia della Rupe, e dopo aver delimitato l’area, nella notte tra lunedì e martedì sono entrati in azione portando a compimento l’arresto. Ruotolo non ha opposto resistenza ed è stato subito associato al carcere di Terni. Gli altri della banda a finire in manette: Vincenzo Carfora, 49 anni detto “o’cantante”, Vincenzo Iannucci Barbato, 42 anni, detto “enzuccio”, Michele Lettieri, 54 anni, detto “o’ napulitano”, Giovannina Sgambato, 68 anni, detta “a sparatora”.
Secondo gli inquirenti che hanno seguito l’operazione, i cinque rappresentano oggi il potere camorristico sul territorio dell’agro maddalonese/sanfeliciano, ma in realtà l’inchiesta ha avuto anche altri cinque indagati che, a vario titolo, hanno in qualche modo compartecipato con i primi alla realizzazione delle attività illecite a centro dell’inchiesta. Il provvedimento restrittivo, scaturisce dall’impianto accusatorio acquisito nel corso dell’attività investigativa avviata, sotto la direzione del sostituto procuratore Luigi Ladolfi, nel mese di settembre 2015 dai Carabinieri del Nucleo Operativo di Maddaloni, espletata in particolare attraverso l’esecuzione di un mirato e stringente monitoraggio intercettivo, sia telefonico che ambientale, integrato e implementato da aderenti servizi di osservazione dinamica, ma anche da verifiche, controlli, perquisizioni e/o ispezioni.
Tutto ciò ha consentito di individuare un’organizzazione camorristica attiva sul territorio Casertano, nei comuni di San Felice a Cancello e Santa Maria a Vico in particolare, e in alcuni comuni della Valle Caudina, quale Forchia (BN), Arpaia (BN) e Paolisi (BN), costola dello storico “clan Massaro”, scompaginato a seguito di una serie di arresti e conseguente scelta collaborativa maturata dai suoi principali elementi verticistici. Sono state altresì ricostruite diverse attività estorsive in danno di imprenditori e operatori commerciali, poste in essere dagli indagati avvalendosi della forza intimidatrice e della condizione di assoggettamento e omertà derivante dalla partecipazione, per l’appunto, alla compagine camorristica in trattazione, promossa e diretta da Lettieri Michele e Sgambato Giovannina. In concreto, questi, grazie all’organica e stabile partecipazione al sodalizio degli altri indagati, hanno rivitalizzato l’egemonia e il controllo camorristico nella Valle di Suessola, oltre ad aver a tal fine intrattenuto legami con il clan “Pagnozzi” attivo nella confinante Valle Caudina, perfettamente in linea a quanto succedeva in passato sotto la reggenza Massaro, con particolare riferimento alla definizione dei rispettivi ambiti territoriali di competenza.