ORVIETO – Ridisegnare la nuova stagione del turismo per invertire la tendenza negativa dei primi sei mesi dell’anno. In che modo? Investendo le risorse dell’imposta di soggiorno, maggiori di almeno 200mila euro con l’entrata in vigore del nuovo regolamento che farà pagare la tassa anche alle locazioni brevi, esclusivamente per il rilancio del comparto. Questa la ricetta che la Federalberghi Umbria Confcommercio vuole sottoporre in tempi rapidi all’amministrazione comunale per aprire un confronto che possa dare nuovo slancio al settore che, secondo i dati ufficiali, ha perso nei primi sei mesi dell’anno il 7,20% degli arrivi e il 16,08 delle presenze rispetto allo stesso periodo dello scorso anno contro il -14,23% della media regionale.
«Abbiamo perso il 20% delle presenze di turisti italiani e stiamo avvertendo la mancanza di tanti tour operator importanti, che in passato sceglievano la nostra destinazione» denuncia Giuseppe Santi, rappresentante degli albergatori orvietani. «Sul turismo c’è tanto da fare – ne è convinto Santi – ma purtroppo vediamo ancora poca concretezza. E’ questo invece il momento di rimboccarsi le maniche, con le idee chiare e l’atteggiamento giusto». Ben vengano, quindi, nuove opportunità per incrementare le entrate del settore come il nuovo regolamento comunale che prevederà il pagamento della tassa di soggiorno anche da parte delle locazioni brevi a fini turistici.
«E’ un fatto che attendevamo e che giudichiamo positivamente – aggiunge Santi – Proprio per il peso che questo tipo di ospitalità ha sul territorio. Un territorio che è anche letteralmente assediato dal sommerso turistico, come più volte denunciato da Federalberghi sulla base di dati statistici». A fronte di 40 alberghi e 290 esercizi extralberghieri ufficialmente registrati nel comprensorio di Orvieto, Federalberghi ha censito 414 alloggi presenti solo sul portale Airbnb. Orvieto, inoltre, figura al quarto posto nella graduatoria dei Comuni umbri per numero di alloggi Airbnb: 201 contro i 104 esercizi extralberghieri registrati: alloggi in affitto, B&B, agriturismi, country house.
«Di imposta di soggiorno – conclude il presidente – bisogna parlare anche per quanto riguarda le risorse che ne derivano, che devono essere correttamente finalizzate allo sviluppo del turismo, comparto strategico per tutta l’economia del territorio orvietano, con il concorso delle associazioni maggiormente rappresentative delle imprese che investono risorse private per portare turisti in città e nel comprensorio. Noi siamo pronti a fare la nostra parte».