L’alto riconoscimento è arrivato ieri pomeriggio da Cracovia dove erano riuniti i membri dell’UNESCO che hanno poi deciso per il sì. Nella città polacca a sostenere il progetto davanti agli esperti c’era il prof. Alfredo Di Filippo del DAFNE dipartimento al quale appartiene anche il prof. Gianluca Piovesan. I due docenti dell’Università della Tuscia hanno coordinato per l’Italia il grande e lungo lavoro scientifico svolto sotto la regia del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e la direzione internazionale del Ministero Ambiente dell’Austria. In Italia il progetto di espandere il sito seriale Unesco è stato sostenuto dal Ministero dell’Ambiente e dai Carabinieri forestali, e interessa le faggete vetuste del Parco degli Abruzzi, del Casentino, Pollino e Gargano e i preziosi nuclei ubicati nei comuni di Soriano nel Cimino e Oriolo Romano. La motivazione dell’alto riconoscimento è stata individuata nella elevata naturalità di questi ecosistemi dominati dal faggio distribuiti lungo tutto l’Appennino e rappresentativi della diversità dei processi ecologici nella Regione del Mediterraneo Centrale. In particolare, la faggeta vetusta dei Monti Cimini è stata a lungo studiata e spiegata con meticolosità scientifica dai due docenti del DAFNE per l’unicità degli aspetti ecologici e strutturali che racchiude quali alberi alti fino a 50 metri. “E’ stato un lavoro lungo, durato anni – ha spiegato il professor Gianluca Piovesan – svolto in collaborazione sinergica tra le diverse amministrazioni dello Stato dai Parchi Nazionali ai Comuni che hanno creduto e voluto fortemente questo riconoscimento. I docenti del Dafne hanno condotto le approfondite ricerche scientifiche tutte finalizzate all’ottenimento del risultato finale. Un risultato che conferma, se mai ce ne fosse bisogno, l’altro grado raggiunto dall’Università della Tuscia nella ricerca, nella didattica e nella valorizzazione del capitale naturale e culturale del nostro Paese, unico per storia e bellezza dei luoghi”.
L’ attività di ricerca e didattica del prof. Di Filippo riguarda le tematiche proprie della dendrologia e dell’ecologia forestale. In particolare le sue ricerche si concentrano sullo studio dell’auxologia degli alberi e delle dinamiche spaziali e temporali degli ecosistemi forestali, a livello sia di popolazione che di comunità arborea.
Il riconoscimento della faggeta vetusta dei monti Cimini come patrimonio dell’Umanità, hanno sottolineato i due docenti dell’UNITUS, è il primo del genere mai concesso all’Italia per l’estrema rilevanza dei processi ecosistemici e biologici. Anche per questo motivo è ancora più grande la soddisfazione e il lustro che va all’Università della Tuscia e alla sua ricerca.
ANCHE IL MINISTRO ALFANO RICONOSCE LA COMPETENZA SCIENTIFICA DELL’UNIVERSITA’ DELLA TUSCIA
A proposito del riconoscimento da parte dell’UNESCO della faggeta vetusta dei monti Cimini come patrimonio naturale dell’Umanità, anche Angelino Alfano ministro degli affari esteri, riconosce il significativo ruolo dell’Università della Tuscia. “”Il risultato odierno- afferma il ministro- è frutto del grande sforzo diplomatico della Farnesina, unito alla competenza tecnica degli esperti del ministero dell’Ambiente e dei consulenti dell’Università della Tuscia presenti a Cracovia: un grande lavoro di squadra è infatti riuscito a fornire al Comitato ENESCO elementi decisivi a sostegno della validità delle nostre candidature”. Le parole del ministro Alfano sono state accolte con particolare soddisfazione sia dal prof. Alessandro Ruggieri rettore dell’Università della Tuscia che dai professori Gianluca Piovesan e Alfredo di Filippo che hanno in prima persona elaborato il progetto per l’UNITUS. Altri attestati di stima e congratulazioni sono giunte ai vertici dell’Ateneo viterbese : tutti mettono in risalto l’alta qualità della ricerca e della professionalità dell’Università della Tuscia. Ora spetta agli organismi competenti saper mantenere-hanno evidenziato i professori Piovesan e Di Filippo- intatto l’ecosistema di questo immenso polmone verde della provincia di Viterbo indispensabile alla conservazione dell’ambiente.