ORVIETO – E’ negli anni Settanta che la droga era collegata ad una forma di disagio individuale. Oggi è normalità. Oggi sono i ragazzi senza problemi che cercano lo sballo, che costruiscono le proprie personalità sulle false sicurezze della polvere bianca. Non poteva non creare sconcerto, indignazione, perplessità, la notizia dei cinque giovani agli arresti domiciliari (uno con l’obbligo di dimora) per spaccio di sostanze stupefacenti.
Baby pusher, tutti giovanissimi dunque, finiti nella rete della giustizia dopo il lavoro dei carabinieri di Orvieto, insieme alle compagnie di Montefiascone e Perugia e con il supporto di unità antidroga del Nucleo Carabinieri Cinofili di Roma. A far riflettere gli inquirenti, che si sono mossi dagli uffici del procuratore capo di Terni Alberto Liguori e del sostituto Raffaele Pesiri muovendo le accuse di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente in concorso, è soprattutto il fattore età: “In diverse occasioni – hanno spiegato i carabinieri di Orvieto – ci siamo resi conto che i giovani assuntori spesso si sono accorti della nostra presenza nonostante tutte le accortezze del caso”. Un elemento che fa pensare a “quanto ormai anche i più giovani siano svezzati, smaliziati a questo tipo di attività illecita”. Ecco perché nelle carte dell’Operazione Albornoz gli inquirenti parlano di “disvalore sociale particolarmente preoccupante”.
Le storie di questi ragazzi sono differenti l’una dall’altra ma indissolubilmente legate dalla voglia di tuffarsi nel vortice della vita senza sgomento e senza debolezze nel nome della cocaina. E per una piccola realtà come quella orvietana sono numeri troppo grandi che non possono non aprire alcuni interrogativi su cui è d’obbligo una riflessione.
Quali motivazioni si nascondono dietro le loro vite? Come mai non c’è la percezione di pericolosità delle sostanze stupefacenti? Non è facile trovare risposta a queste domande. Perché altrettanto difficile è entrare nella psiche umana, capirne le evoluzioni e le debolezze. Si può però tentare di cancellare qualcuno di quei tanti “perché” che si nascondono dietro la normalità della droga. E’ il lavoro che in parte stanno svolgendo gli avvocati con l’avvio dell’udienza preliminare fissata per il 27 marzo al tribunale di Terni. Ma è anche il lavoro di medici e psicologi.
Tristezza e stupore. “Sono solo alcune della emozioni che proviamo quando ci rendiamo conto che i nostri ragazzi, quelli che pensavamo fossero figli innocenti e puri, vengono smascherati dalle forze dell’Ordine per essere coinvolti in giri illeciti, nell’utilizzo e nello spaccio di sostanze stupefacenti” spiega lo psicologo Roberto Ausilio.
“Se vogliamo sconfiggere il fenomeno triste della droga non possiamo fermarci alla repressione dello spaccio (che pure è necessario e sacrosanto e per cui ringraziamo tutti sentitamente le Forze dell’Ordine) – aggiunge – Per vivere liberi dalla droga ci vuole la psicologia. La droga attecchisce sui deboli, e deboli lo siamo tutti. Perché la nostra debolezza risale all’infanzia, ai traumi piccoli e grandi che non abbiamo risolto a livello emotivo”.
In questo contesto un ruolo molto importante lo rivestono anche le Istituzioni, i servizi sociali il cui compito è anche quello di offrire a questi giovani, alternative. Il Comune, dalla sua, da qualche tempo è impegnato nella costruzione di una rete tra scuole, istituzioni e famiglie per cercare di capire più da vicino quali siano i bisogni di questi giovani.
“Abbiamo iniziato a costruire una rete tra scuola, famiglie e giovani che non riguarda solo il problema della droga ma il disagio giovanile in generale – ha spiegato l’assessore Cristina Croce – Un mondo complesso, da conoscere, da esplorare e su cui quindi intervenire. Questo progetto ci porterà anche a individuare nuovi spazi, come ad esempio Mr Tamburino, per offrire ai giovani nuovi centri di aggregazione. E poi la riqualificazione dell’Albornoz in cui i giovani, ovviamente, potranno fare ben altro tipo di attività. Non si dimentichi poi l’attivita dell’Osservatorio il cui compito è quello di monitorare il fenomeno di concerto con forze dell’ordine e Asl”.
Dal 2010 inoltre è attivo il progetto “Punto a capo” promosso dal Liceo Scientifico “Ettore Majorana” e finanziato dal Comune di Orvieto, a favore di studenti e famiglie afferenti agli Istituti Superiori del territorio, che prevede servizi nelle scuole, quali: Sportello d’Ascolto e i “Percorsi d’indipendenza”, percorso di informazione-formazione indirizzato agli studenti frequentanti il terzo anno tenuti da esperti dei vari ambiti presi in esame (psicologi, psichiatri, associazionismo).
Altro progetto è quello portato avanti dall’Istituto di Istruzione Superiore Artistica Classica e Professionale di Orvieto e Orviet’A.M.A., in collaborazione con il SERT. Si tratta di un corso di formazione/aggiornamento ormai giunto quasi a conclusione per presentare a genitori e docenti strategie di intervento finalizzate alla prevenzione del disagio giovanile e alla promozione del benessere in età evolutiva. Il progetto intende aiutare alunni, genitori e insegnanti a recuperare canali di comunicazione profondi ed efficaci per fare della scuola e della famiglia un luogo di relazioni positive. I prossimi appuntamenti sono previsti per il 12 aprile alle ore 17.30 con “Gli inciampi e i paradossi della comunicazione in ambito familiare e scolastico” a cura della dott.ssa Paola Bucchignani e venerdì 5 maggio alle 17.30 “Il significato simbolico nel comportamento dell’adolescente e lo psicodramma come rappresentazione dei vissuti familiari” a cura del dott. Angelo Strabioli.