di Giorgio Santelli
Ma a che gioco stanno giocando? Le parole dicono che la discarica, la terza, ad Orvieto non ci sarà. Le parole della comunità locale e dei suoi rappresentanti dicono che nemmeno la sopraelevazione del secondo calanco ci sarà. Ma poi accadono quattro fatti importanti.
Il primo dice che la procedura di VIA (la valutazione di impatto ambientale) della Regione sul secondo calanco non è ancora stata definita. Su quella valutazione c’è un parere negativo e vincolante della sovrintendenza. Sarebbe semplice, quindi, dire che la VIA è negativa. Però la Regione non si esprime ed è fuori tempo massimo. Che cosa si aspetta?
Seconda questione. In regione è arrivata la richiesta per un altro capannone che dovrebbe sorgere all’interno dell’area di insediamento industriale della discarica. Se una discarica sta per chiudere, perché si fanno progetti di sviluppo? (http://www.regione.umbria.it/docume…)
Se una discarica è quasi piena perché si fanno bandi per acquisire rifiuti organici da fuori Regione? ( http://www.acea.it/document.aspx/it/sao_avviso_conferimento_rifiuti?lang=it#.WA-wdoZoaEf )
Terza questione. Il Consiglio di Stato ha rimandato la sua decisione sulla valutazione dell’esistenza dell’area boscata all’interno del terzo calanco su ricorso di associazioni ambientaliste e dello stesso comune. La presenza del bosco vieta, nei fatti, la costruzione di una nuova discarica in quel sito. Il consiglio di stato ha rimandato la sua decisione da ottobre al mese di dicembre.
Quarta (ed ultima) questione. Il referendum costituzionale agisce su una riforma che prevede, per opere di interesse nazionale, che la decisione ultima spetti al governo. Il referendum il prossimo 4 dicembre, se vincessero i SI, permetterà alla riforma di essere funzionale.
E allora, forse, i motivi di questi ritardi potrebbero essere chiari. Ognuno ha lasciato le cose come stavano. La Regione, il Consiglio di Stato. Perché alla fine la palla sarà in mano al Governo. Insomma, il gioco dello scaricabarile. Questo che significa? Che ogni scelta che si poteva basare su una decisione della nostra comunità, alla fine si presume che sarà presa direttamente dal Governo. E non si sa quella che potrà essere. Certo, non voglio fare congetture ma solo proporre alcuni ragionamenti.
Il governo regionale non ha mai apprezzato il no che da Orvieto è arrivato alla discarica Le Crete, le iniziative che sono state messe in atto dalla società civile. Né i rapporti con l’amministrazione locale sono positivi. Lo stesso Partito Democratico mal sopporta l’autonomia del Sindaco di Orvieto che ha scelto il confronto con la società civile e mette in discussione le pressioni del suo partito. Trattato dal Pd come una sorta di alieno o di scheggia impazzita, poco conforme alle decisioni prese a via Pianzola. Si sa che il suo rapporto con il segretario del partito non è positivo. E sono in molti a volerlo arginare attraverso l’immissione in giunta di assessori fedeli alla linea. Ma Germani ha dalla sua il fatto che se si dovesse dimettere la città tornerebbe al voto e forse, il Pd, qualche difficoltà ce la potrebbe avere.
Poiché non si può arginare il rapporto tra società civile e amministrazioni locali che hanno detto di no con forza alla sopraelevazione del secondo calanco e al terzo, siccome non si può arginare il no di gran parte degli elettori locali del Pd del territorio e parte del suo gruppo dirigente e di tutte le opposizioni, Regione e Partito, forse, provano a giocare la carta nazionale. Si prova a far prendere la decisione a livello nazionale, così che si possa dire sul territorio “la decisione non l’abbiamo presa noi”.
Ma la decisione nazionale come potrebbe essere fermata? Da una parte serve nuova tensione sul territorio. Serve un nuovo impegno della società civile e forse serviranno iniziative eclatanti. Poi serve un incontro con Palazzo Chigi e con i ministri competenti. Un incontro in cui far capire come questo territorio ha una vocazione fatta di agricoltura di pregio con zone che producono vini DOC famosi in tutto il mondo e che tengono in piedi l’economia del territorio, insieme alle DOP dell’olio, al turismo, all’arte, alla cultura e al buon vivere (Orvieto è capitale mondiale delle città slow). L’insistenza di una discarica di rifiuti speciali è incompatibile con queste realtà e rischierebbe di compromettere questa economia.
L’incontro serve prima del 4 dicembre. Perché? Perché questo referendum è di importanza essenziale per il Governo e per il Presidente del Consiglio. Si giocherà su poche migliaia di voti e il territorio potrebbe fare la differenza. E il fatto che si possano chiedere risposte prima di quella data, risposte certe, potrebbe essere una carta da giocare. Prima che qualcuno non si inventi che di fronte ad una nuova emergenza dei rifiuti tutto è possibile. Ed allora, se tutto è possibile, se le cose dovessero andare male alla fine ci sarà una sola ed unica possibilità. Spostare l’utilità della discarica dal contesto regionale. Qualcuno vuole che la discarica di Orvieto sia la discarica dell’Umbria? Beh, allora non ci sarà altro da fare che spostare Orvieto e questo territorio fuori dall’Umbria.