di Dante Freddi
Tutti d’accordo che non arriveranno i rifiuti da Roma.
C’è anche un’interpretazione autentica della dichiarazione della Raggi: al TG3 di qualche giorno fa un dirigente pentastellato ha assicurato che la Raggi non ha parlato di Terni, Orvieto e dell’Umbria e se lo ha fatto è stato male interpretato.
Pensare oggi che La Marini possa concludere un accordo con Roma, al di là di chi la amministra, per portare rifiuti a Terni o Orvieto è impensabile, va contro mille parole dette da amministratori e cittadini, il percorso è irreversibile, seppure qualcuno tenti sempre di incunearsi in qualsiasi cesura.
I partiti politici di opposizione alla Marini, dai Comunisti italiani in là, questo lo sanno, ma hanno còlto l’occasione per esserci e prendersi qualche paginata di giornale, che anche ad agosto vale qualcosa. Tutti contro, tutti verso la direzione del NO, pentastellati orvietani compresi, ma non senza lasciar passare la tentazione che se non fosse stata la Raggi, allora le cose sarebbero potute andare diversamente.
E la memoria va a Bassolino e alle tonnellate di rifiuti della Campania di quindici anni fa, come se ci fosse qualcosa in comune con quei tempi in quanto a tecnologia di smaltimento della mondezza e cultura politica su tale tema.
Allora da anni Orvieto viveva su un progetto politico amministrativo in cui “Le Crete” erano centrali per garantire le entrate da destinare ai servizi e ai vizi . Quelli d’accordo erano più di quelli che si opponevano. Oggi tutti addosso a Mocio per aver venduto la discarica per poco più di 400mila euro. Non so quanto valesse, ma anche i comunisti italiani, che oggi con Ciro Zeno sono agguerriti oppositori dell’Amministrazione comunale, provinciale e regionale, allora erano fedelissimi alleati di Mocio, i più fedeli. Ricordo anche che quell’anno di trapasso dall’Amministrazione Cimicchi a Mocio fu travagliato, perché emergevano i primi problemi di bilancio e perché la discarica era una mina vagante che Mocio preferì mettere in mano a Acea, azienda pubblica, piuttosto che correre il rischio che andasse ad alimentare i traffici di qualche azienda sconosciuta e non garante di una corretta gestione ambientale.
Rammento ancora la preoccupazione del sindaco Mocio per quella decisione liberatoria, ma probabilmente la migliore dopo la scelta politica della sinistra orvietana anticimicchiana di indirizzare lo sviluppo di Orvieto fuori dall’economia dei rifiuti e dentro quella dei debiti, inevitabili per mantenere uno stile di vita ormai solidamente allegro.