ORVIETO – Convocato dall’Amministrazione comunale il Tavolo del turismo nella sala consigliare del Comune di Orvieto. Relatori i vertici di Federcongressi giunti a Orvieto per spiegare le dinamiche del turismo congressuale, presentati dall’assessore Vincenti e il sindaco di Ficulle Maravalle, a significare l’interesse territoriale sull’argomento. Il sindaco Germani giustificato perché in riunione in Prefettura.
Il presidente Federcongressi Mario Buscemi ha esposto la mission della sua associazione e gli ambiti in cui opera, evidenziando la potenzialità del congresso di coinvolgere una inaspettata quantità di soggetti economici . Carlotta Ferrari, direttrice del Convention Bureau di Firenze, è entrata nel tecnico, definendo le caratteristiche che deve avere il luogo “congressuale”: accessibilità, sede, alberghi o altre strutture ricettive, reputazione della città, prezzi, supporto all’organizzazione.
Fin qui tutto bene, Orvieto ha almeno le potenzialità per sviluppare queste esigenze e alcuni punti di forza già acquisiti.
La dottoressa si è poi soffermata sulla necessità di un Convention Bureau, come ci fu a Orvieto anni fa e malamente fallito, che può essere di carattere cittadino o d’area. Un simile ufficio è la mano operativa per promuovere la struttura congressuale e raccogliere clienti e oggi può essere costituito soltanto da privati diversamente impegnati nella filiera, ma richiede imprescindibilmente un accordo stretto e coinvolgente con il pubblico, che è visto dal cliente come garante della serietà del “luogo” congressuale e che generalmente è il proprietario delle strutture utilizzate.
Relazione informativa interessante, stimolante di utili approfondimenti per comprendere come collocare Orvieto e l’Orvietano nel processo congressuale. E’ poi intervenuta Gabriella Gentile, che si occupa dell’Osservatorio che sta disegnando il mondo di congressi e convegni con numeri che sono stati finora poco conosciuti, ma che ci consegna un dato confortante, da cui risulta che la media dei congressi va da 83 a 133 congressisti, quindi è alla nostra portata.
Tutti si sono soffermati nel ribadire che questo àmbito turistico ha l’assoluta necessità di una cooperazione tra pubblico e privato, che devono sentirsi ugualmente coinvolti nel Convention Bureau e nello sforzo per offrire il meglio della città e dell’organizzazione, dalla logistica ai servizi all’ambiente.
A questo punto dell’incontro sarebbe stato interessante ascoltare le domande degli interessati al business, albergatori, ristoratori, commercianti ( ai commercianti tocca il 15% del volume di spesa congressuale e agli albergatori il 47%).
Ma non c’era nessuno, tranne un paio di albergatori, Promiting e altre sei o sette curiosi, compreso Pelliccia, Mencarelli e me.
Il 3 maggio scade il termine del bando per la manifestazione d’ interesse nella gestione del Palazzo dei Congressi di Orvieto. Non credo ci saranno proposte orvietane né di altri, dato il fervore del mondo turistico nostrano. Sembra quindi poco ragionevole investire risorse pubbliche se non c’è chi è lì a coglierne la ricaduta e a trasformarle in ricchezza e lavoro per la città.
Dal crocchio fuori della sala qualcuno se n’è uscito con la proposta di riaprire un bel “Cinema Palazzo”, un paio di sale, una sopra una sotto. Era una battuta, ma è zeppa di saggezza. Il Comune ci guadagnerebbe un affitto utile per la manutenzione e noi la smetteremmo di raccontarci favole che, dopo trent’anni sono tragedie. (d.f.)