La storia è di qualche anno fa. Alberto Montanucci, dopo il distacco operato dal SII nell’abitazione del padre Giulio, a causa della forma di disobbedienza civile di non pagamento delle bollette, era ricorso al tribunale. Dopo anni, l’epilogo è arrivato: la società Servizio Idrico Integrato di Terni è stata assolta in appello.
Riceviamo da Alberto Montanucci e pubblichiamo:
È responsabile di avere sottratto per otto mesi da una abitazione un bene non suo, l’acqua, ma l’ha fatta franca.
La denuncia effettuata da Giulio Montanucci si è dissolta perché lo Stato aiuta chi prepara il terreno alle multinazionali.
In un clima politico differente, la società Sii era stata condannata in prima istanza per avere interrotto il flusso idrico nella casa di Giulio Montanucci, il quale non riconosceva legittima la gestione del bene pubblico acqua affidata a una struttura fuori dal controllo democratico.
Infatti per la direzione di tale società non c’è differenza tra la conduttura e il bene che in esso scorre, perché alle società di gestione è stato demandato il compito di appropriarsi di un bene del mondo animale e vegetale, della terra stessa, mediante un semplicistico «Tutto Tuo», ponendo il bene acqua dentro il regime di concorrenza, regime nel quale anche il terzo Potere dello Stato, di controllo, e di difesa del cittadino, oggi deve operare assoggettandosi come evidenzia la sentenza. Perché è successo? Perché il grande mercato vuole comprare tutta l’Italia. Montanucci si era rifiutato di essere complice del sistema e aveva iniziato a dare battaglia a quello che in provincia è un caposaldo da regalare alla speculazione di nascoste società giganti e aveva messo i soldi delle bollette dell’acqua in banca a disposizione del Comune di Orvieto legittimo gestore.
L’azione politica pensata era di denunciare anche i due operai che materialmente avevano asportato il contatore dalla tubatura. Nel progetto i due malcapitati sarebbero stati incriminati di avere asportato il contatore nonostante una diffida legale. L’evidenziazione pubblica di questa accusa avrebbe potuto incrinare la trasmissione militarizzata dei comandi a cui sono sottoposti gli operatori di strutture come le società di gestione dell’acqua.
Se la dirigenza del Sii sta sfuggendo meglio dalle accuse lo deve al senso etico di Giulio Montanucci che non volle incolpare i due operai ma solo la direzione di questa società, che è uno di quei carrozzoni che contribuiscono a schiacciare le comunità mostrandosi come fornitori di servizi mentre sono un braccio esecutivo del totalitarismo.
Questa con i soldi dei cittadini crea reti idriche da regalare in futuro a società internazionali. I tanti carrozzoni italiani distruggono i tessuti comunitari vivi attuando il massivo spodestamento della gestione pubblica, ossia contribuiranno a dare il colpo di grazia a piccole e grandi comunità a breve assoggettate totalmente ai guadagni e alla logica della grande economia: dove tutto è a pagamento il cittadino diventa ospite malgradito, da spennare, nella propria città, intrappolato in un stile omologante post umano che crea schiavitù mentale e che aliena le relazioni civili ed umane mediante la monetizzazione forzata di ogni rapporto.
Un percorso recessivo guidato, eseguito da partiti con volontà ecumeniche; eseguito con la riduzione dei delegati parlamentari e la concentrazione del potere; eseguito attraverso la delega plebiscitaria, mediatica, del demos, in cui la chiamata alle urne diventa chiamata alla correità, e la distribuzione dei beni, il consumismo, diventa la spartizione del bottino di cui alla moltitudine arrivano le briciole, briciole di un’economia truffaldina che sta trasformando i cittadini in complici affinché siano assopiti i pensieri non conformi al monoteismo economico, all’infestante assolutismo odierno, nel quale l’acqua è tornata ad essere sacramente del signore.
Un grido di dolore per il torto perpetuato verso mio padre e per la miseria umana che abbiamo di fronte